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venerdì 13 aprile 2018

Chi sta preparando la guerra? - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it -  insegna Antropologia culturale alla Sapienza.
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2018/04/la-pietra-dinciampo-siriana-orazio-di.html
                      https://ilcomunista23.blogspot.it/2016/10/le-pipeline-in-siria-e-iraq-il-vero.html


Siamo entrati in una nuova Guerra fredda che potrebbe sfociare in una guerra vera e propria.



Come è noto, Papa Bergoglio ha dichiarato che si sta già combattendo la terza guerra mondiale, ma a pezzi, ossia in diversi luoghi simultaneamente. Però, come tutti i papi, si è dimenticato di indicare chi sono i veri colpevoli di questo immane disastro, al di là della responsabilità generica da attribuire a tutti gli esseri umani.
A differenza del papa, noi invece siamo interessati a scoprire i veri responsabili, analizzando alcuni degli eventi più gravi in questo senso che si stanno verificando sotto i nostri stessi occhi e che però non sono notati dall’uomo comune distratto, né ricomposti in un disegno d’insieme dai mass media egemoni.
In primo luogo, sulla base di quanto scrive Manlio Dinucci, ricorderò che nel Rapporto del Pentagono 2018 si può leggere che la Russia viola i confini delle nazioni limitrofe ed esercita il potere di veto sulle decisioni dei suoi vicini. A ciò il Rapporto aggiunge: “Il modo più sicuro di prevenire la guerra è di essere preparati a vincerne una”. Con queste finalità il Pentagono chiede ai paesi alleati di aumentare le spese militari per rendere la NATO più potente.
Questi temi sono stati tutti ignorati dagli squallidi contendenti della campagna elettorale italiana, che hanno anche evitato di parlare dei contingenti militari italiani stanziati a ridosso della Russia e delle nuove bombe nucleari B61-12. Queste ultime saranno presto posizionate in Italia al posto delle B61 già presenti (circa 70). Come scrive sempre Dinucci: “La B61-12… è una nuova arma: ha una testata nucleare a quattro opzioni di potenza selezionabili a seconda dell’obiettivo da colpire; un sistema di guida che permette di sganciarla non in verticale, ma a distanza dall’obiettivo; la capacità di penetrare nel terreno per distruggere i bunker dei centri di comando in un first strike nucleare”.
Nel luglio del 2017 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha elaborato un trattato con lo scopo di individuare uno strumento legalmente vincolante atto a proibire la fabbricazione e l’impiego delle armi nucleari, a favore del quale hanno votato 122 paesi. Gli Stati dotati di armi nucleari, inclusi i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza, non hanno partecipato ai negoziati né alla votazione. Alcuni paesi, come Cuba, Venezuela, Messico, Palestina, Tailandia lo hanno già ratificato, mentre i 29 paesi della Nato hanno dichiarato che il trattato ignora i pericoli che oggi il mondo deve fronteggiare, ossia la Corea del Nord. Esso entrerà in vigore dopo che sarà firmato e ratificato da 50 paesi.

martedì 11 dicembre 2018

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina - Alessandra Ciattini



Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza, 
Leggi anche: La trappola di Tucidide - Andrea Muratore



 Mentre la classe dirigente italiana si diletta in giochetti politici insulsi e pericolosi che ci prospetta il futuro?

I telegiornali della Rai del 20 novembre hanno dato come prima notizia lo sgombero delle ville abusive del cosiddetto clan dei Casamonica, gruppo di origine sinti portato spesso alla ribalta per varie attività criminali e per il famoso funerale di uno dei loro capi; notizia il cui scopo evidente è convincere i telespettatori che il “governo del cambiamento”, autore della “manovra del popolo”, sotto la vigile guida della sindaca Raggi, alzatasi all’alba, colpisce spietatamente i criminali, i corrotti, i non rispettosi dell’ordine. Non contenti di tale protagonismo, poco dopo i 5 Stelle mandano sulla scena dell’evento il presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Marra; successivamente si presenta Salvini che addirittura promette di guidare lui la ruspa per abbattere gli edifici, seguito da Giuseppe Conte, che si fa riprendere mentre visita le abitazioni e osserva meravigliato “Quanto sfarzo, quanto lusso”. In verità, dalle immagini che ho potuto vedere, mi sembra si tratti soprattutto di paccottiglia e oggetti kitsch, e credo che il vero lusso si trovi nelle abitazioni di quei miliardari che governano il mondo. I giornali rimarcano che tale spettacolo fa emergere solo il conflitto tra Lega e 5 stelle, desiderosi entrambi di apparire come gli strenui difensori del popolo.
Allo stesso tempo, quello stesso giorno, i telegiornali non hanno fatto menzione del vero problema destinato ad avere una serie di gravissime ripercussioni sulla nostra vita, cui si sono fatti alcuni accenni nei giorni precedenti, ma che meriterebbe di essere approfondito. Ovviamente mi sto riferendo a quanto contenuto nel titolo dell’articolo. 
Mi si perdonerà il lungo giro che ho fatto per giungere in medias res, ma mi sembrava importante rilevare che questa mancanza di interesse per eventi cruciali mostra l’inesistenza economica, politica, culturale dell’Italia nello scenario internazionale

domenica 26 luglio 2015

INTERROGATIVI SULLA TRANSIZIONE CUBANA - Alessandra Ciattini

   Premessa
Nel panorama delle notizie catastrofiche, molte delle quali ci vengono nascoste, come per esempio le recenti manovre navali congiunte nel Mediterraneo di Cina e Russia [1], i controllori dei mass media trovano il modo di inserire eventi che, spogliati della loro problematicità, sembrerebbero far presagire che qualcosa di buono alla fin fine accade sotto il sole. Una volta individuato un evento che può esser così presentato, si ricorre a spiegazioni esplicitamente moralistiche: la buona volontà del papa pensoso per le sorti dell'umanità, la capacità di autocritica di Obama, il premio Nobel più immeritato della storia, il riconoscimento che, dal momento che “ il capitalismo è morto e il comunismo pure” come dice Gianni Minà [2], non ha più senso lo scontro tra modelli sociali di segno opposto.

Se le cose stanno effettivamente così, possiamo rasserenarci e tirare un respiro di sollievo: almeno da quelle parti (Mar dei Caraibi) non si preparano interventi armati né ipocrite missioni “umanitarie”, né ulteriori attentati terroristici. Ma il dubbio metodico è uno strumento assai efficace, che ci consente di valutare più a fondo il “valore di verità” di quanto ci viene quotidianamente ammannito da sempre nuovi giornalisti rampanti saltati fuori chissà da dove, in particolare tenendo conto che – come ci ha insegnato Marc Bloch [3] – le false notizie in tempo di guerra (la guerra fredda è davvero finita? O è cominciata la guerra calda?) nascono sì da un errore o da un fraintendimento, volontari o meno, ma entrano in sintonia con stati d'animo collettivi ed hanno precisi scopi politici. E in questo caso – mi pare – la stato d'animo collettivo è rappresentato dal legittimo desiderio di pace e l'obiettivo politico consiste nel tranquillizzare le masse che, se ulteriormente sollecitate, diventerebbero indisciplinate e forse addirittura ribelli. Straordinaria e opportuna convergenza!

Lo scopo di questo breve intervento è invece quello di restituire problematicità all'evento in questione (il riavvicinamento Stati Uniti-Cuba) e di suscitare qualche preoccupazione, di modo che si possa riflettere con maggiore realismo su di esso e reagire in maniera adeguata. Prenderò spunto dalla conferenza che Pablo Rodríguez Ruiz, dirigente del Dipartimento di Antropologia sociale e Etnologia del Centro di Antropologia dell'Avana, ha tenuto alla Sapienza di Roma nel giugno passato.