Visualizzazione dei post in ordine di data per la query Leonardo Masella. Ordina per pertinenza Mostra tutti i post
Visualizzazione dei post in ordine di data per la query Leonardo Masella. Ordina per pertinenza Mostra tutti i post

giovedì 17 novembre 2022

GORBACIOV E LA CONTROVERSA STAGIONE DELLE RIFORME - Luciano Beolchi

Da: alternative per il socialismo, N. 65, Castelvecchi ed. - Luciano Beolchi Università degli studi Milano.

Leggi anche: GORBACIOV E IL MONDO DI OGGI - Leonardo Masella 

EPITAFFIO PER L’URSS: UN OROLOGIO SENZA MOLLA - Christopher J. Arthur 


Il riformismo sovietico ha una lunga storia, pressochè ignorata dagli studiosi occidentali. Basti pensare che il ruolo dei Soviet, l’organo Istituzionle che dà il nome allo stato – Unione Sovietica - e attraverso cui si esercita il potere costituzionale del popolo, era stato modificato già tredici volte solo nei precedenti quindici anni prima che Gorbaciov, scomparso lo scorso 30 agosto, ne promuovesse la quattordicesima modifica nel 1987.

In tempi recenti, dopo quello di Kruscev, il tentativo più consistente di riforme si deve al Primo Ministro Alexsej Kosygin, negli anni sessanta ed era incentrato su una riforma delle imprese e della gestione dell’economia non molto diversa da quella poi avviata da Gorbaciov e che conosciamo come Perestrojka (ricostruzione o ristrutturazione).

Jurij Andropov, successore di Brežnev alla guida del Pcus, alla fine degli anni Settanta aveva commissionato uno studio per calcolare il Pil sovietico secondo criteri qualitativi occidentali, con l’integrazione del concetto di valore aggiunto e non più solamente basato sul volume della produzione: in base a quello studio l’Urss si vide sorpassata da Germania e Giappone1. 

Più o meno negli stessi anni, nel 1983, si pubblicò il documento noto come Manifesto di Novosibirsk, con una tesi suggestiva che Gorbaciov riprese pari pari nel suo libro Perestrojka, senza peraltro citare né la fonte né l’origine. È la tesi secondo cui la crisi economica dell’Urss sarebbe dipesa dal fatto che il sistema dei rapporti di produzione fosse notevolmente arretrato rispetto al livello di sviluppo delle forze produttive. Quindi proprio un eccesso di forze produttive a fronte di un’incapacità di un loro pieno utilizzo all’interno dei rapporti esistenti poteva spiegare compiutamente la situazione economica dell’Urss.

Nel 1985 Alexandr Jakovlev, tornato da poco dal Canada dove aveva ricoperto la carica di ambasciatore, elaborò un documento di indirizzo ben diverso intitolato “Gli imperativi dello sviluppo politico” che venne inviato a Gorbaciov e che costituì un abbozzo di quello che diventerà in seguito il programma della Glasnost (trasparenza). Un secondo documento che svilupperà le stesse tesi e quelle della Perestrojka fu sviluppato nel 1986. 

Insieme a Jakovlev, Grigorijj Javlinskij, tutt’ora sulla breccia come capo del partito d’opposizione liberale Jabloko, cominciava in quegli stessi anni, tra 1982 e1983, a esporre i principi di un passaggio rapido e violento dal sistema socialista a quello capitalista, quelli che poi sarebbero confluiti nel Programma dei Cinquecento giorni, sostanzialmente attuato da Boris Eltsin nel modo che portò al primo disastro dell’economia russa tra 1991 e 1994. Entrambi assunsero ruoli decisivi nella gestione dell’economia sotto Gorbaciov e conservarono la loro posizione con El’tsin che presto li sostituì con i più spregiudicati Egor Gajdar e Anatolij Chubajs, di orientamento decisamente filoliberista, mascherato dietro la cosiddetta “economia socialista di mercato”.

Il Manifesto di Novosibirsk corrisponde alla relazione della sociologa ed economista Tatyana Zaslavskaya (1927-2013) “Sul miglioramento dei rapporti di produzione del socialismo e dei compiti della sociologia economica” presentata al seminario scientifico “Il Meccanismo sociale dello Sviluppo Economico”) che si tenne appunto a Novosibirsk nell’aprile del 1983. 

Il manifesto si apriva con queste considerazioni sul peggioramento dell’economia sovietica: “Per decenni lo sviluppo sovietico è stato caratterizzato da tassi elevati e grandi stabilità. Ciò ha involontariamente ispirato l’idea che quelle caratteristiche fossero organiche per un’economia socialista pianificata. Tuttavia, nel corso degli ultimi dodici-quindici anni lo sviluppo dell’economia nazionale ha iniziato a mostrare una tendenza verso una notevole diminuzione del tasso di crescita del reddito nazionale. Se nell’VIII Piano quinquennale la crescita media era del 7.5% e nel IX del 5.8%, nel X è scesa al 3.8% e nei primi anni dell’XI è stata del 2.5% (con la crescita della popolazione in media dello 0.8% annuo). Ciò non garantisce né il tasso di crescita richiesto nel tenore di vita delle persone, né un intenso ammodernamento tecnico della produzione.”

Gorbaciov e le carte vincenti

martedì 11 ottobre 2022

LA SVOLTA ANTICOLONIALISTA DI PUTIN - Leonardo Masella

Da: https://www.facebook.com/leonardo.masella1 - Leonardo Masella, già della Redazione Nazionale di “Interstampa” e già della Direzione Nazionale del PRC.


Qui il video del discorso di Putin del 30 settembre per la celebrazione del riconoscimento dell’esito dei referendum delle regioni del Donabass. - https://www.youtube.com/watch?v=vh1psIZLfvE


Lo storico ed economista Hosea Jaffe denunciava nel 2008 in un famoso saggio (“Abbandonare l’imperialismo ?”), il più grande «abbandono» della storia dell’umanità, il «terzo mondo» abbandonato dall’imperialismo del «primo mondo», ma anche dal marxismo occidentale. Quest’ultimo, avendo amputato il capitalismo del suo carattere imperialistico, meritava l’appellativo di «eurocentrico e americanocentrico» e convinceva Jaffe a guardare alla Cina, il paese che ha realizzato la più grande rivoluzione anticoloniale della storia, e alla sua economia «anti-imperialista in sé e nei suoi effetti» quali possibili sostegni di una storia rivoluzionaria alternativa dei paesi anti-imperialisti. 

In Italia lo studioso italiano che ha analizzato e ben sistematizzato questa divaricazione fra marxismo occidentale e marxismo mondiale antimperialista è stato Domenico Losurdo in un libro del 2017 (Il Marxismo occidentale. Come nacque, come morì, come può rinascere). Losurdo risale alla rimozione da parte del marxismo occidentale della questione coloniale. Nella sua ricostruzione il divario si manifesta allorquando la Rivoluzione d’Ottobre, proiettando il marxismo in una dimensione mondiale, stimola le rivoluzioni anticolonialiste, le lotte di liberazione dei popoli oppressi dal dominio politico, economico, sociale delle potenze coloniali, assumendole come parte integrante delle lotte per l’emancipazione della classe operaia e per il rovesciamento del capitalismo. 

venerdì 2 settembre 2022

GORBACIOV E IL MONDO DI OGGI - Leonardo Masella

 Da: https://www.marx21.it - Leonardo Masella (https://www.facebook.com/leonardo.masella1), già della Redazione Nazionale di “Interstampa” e già della Direzione Nazionale del PRC.

Leggi anche: Il mondo nuovo non verrà con un pranzo di gala - Leonardo Masella


È morto Gorbaciov. Io non condivido per niente le manifestazioni di apprezzamento per l’azione di Gorbaciov che, anche alla luce di ciò che successo dopo, aiutarono alla fine del l’Urss e del patto di Varsavia. 

La controrivoluzione imperialista vinse provocando la cancellazione di tutte le conquiste sociali della Rivoluzione d’Ottobre, anni di privatizzazioni, di disoccupazione e di povertà di massa, il crollo dell’età media di vita, un milione di morti solo all’est, senza calcolare quelli all’ovest e nel terzo mondo, cinque guerre imperialiste (la prima guerra del Golfo, la guerra contro la ex-Yugoslavia, la guerra in Afghanistan, la guerra all’Iraq e quella alla Libia), oltre all’aggressione ai palestinesi, alla Siria e allo Yemen.

La fine del l’Urss indebolì anche il movimento operaio dei paesi capitalisti europei, contribuendo a portare alla fine di tante conquiste ottenute anche per la presenza stessa dell’Urss. 

D’altra parte non condivido i festeggiamenti di alcuni esponenti comunisti per la morte di Gorbaciov. 

Questo è un altro modo per liquidare tutta l’esperienza comunista, perché riconduce il crollo dell’89 al solo Gorbaciov, alle solite categorie del tradimento, del rinnegamento, del revisionismo, che servono solo a consolarsi psicologicamente e a non riflettere sulle cause politiche e teoriche vere di lunga lena che hanno causato quella catastrofe sociale, politica e geopolitica. 

E impediscono di interrogarsi sul perché è potuto accadere, sul perché l’azione controrivoluzionaria dell’imperialismo è potuta passare senza quasi nessuna resistenza popolare.

Gorbaciov non viene dalla luna e un metro di ghiaccio non si forma in una sola notte di gelo. 

venerdì 24 giugno 2022

Il mondo nuovo non verrà con un pranzo di gala - Leonardo Masella

Da: https://www.cumpanis.net - Leonardo Masella (https://www.facebook.com/leonardo.masella1), già della Redazione Nazionale di “Interstampa” e già della Direzione Nazionale del PRC.

Il conflitto in corso in Ucraina non è una guerra locale, sia pure nel cuore dell’Europa, ma è una guerra mondiale dell’imperialismo americano contro la Russia e la Cina, “una guerra a pezzi” come spesso negli anni scorsi l’ha definita il Papa, o a tappe, che ora sta toccando il suo punto più alto (finora), più cruento e pericoloso. Il passaggio da un mondo unipolare dominato dagli Usa e dal dollaro ad un mondo multipolare non è e non sarà un pranzo di gala, parafrasando Mao, per la rivoluzione. Questa in corso è una rivoluzione, una rivoluzione mondiale, un passaggio epocale, uno spartiacque della storia, dopo di che tutto ne uscirà cambiato. Ne usciranno cambiati gli Usa, finalmente ridimensionati ad una potenza più o meno come le altre, non più gendarme del mondo; ne uscirà cambiata l’Europa con la fine della Ue e forse con un nuovo polo europeo fra quegli Stati che saranno in grado di dire NO agli Usa; ne uscirà cambiata la Russia, più vicina alla Cina sia nei rapporti diplomatici e commerciali sia nel modello di economia mista pubblico-privato a direzione statale; ne usciranno cambiati i paesi che facevano parte del Patto di Varsavia i cui popoli torneranno ad avvicinarsi alla Russia dopo un ventennio di sbornia liberista, anti-comunista e anti-russa; ne usciranno cambiati i paesi del Sud del mondo sfruttati e oppressi da secoli di colonialismo; ne usciranno cambiate le classi sfruttate nel capitalismo sviluppato; ne uscirà cambiata la coscienza del mondo.

Chi vive dentro le fasi storiche di cambiamento non ne è mai pienamente consapevole. Noi non siamo pienamente consapevoli che stiamo vivendo una fase storica di cambiamento epocale, rivoluzionario, del mondo, una delle fasi più rivoluzionarie della storia dell’umanità. Un cambiamento di doppia grandezza e importanza. Non solo la fine dell’egemonia unipolare americana (che è durata tre quarti del secolo scorso), ma anche la fine dell’egemonia occidentale, di quel piccolo gruppo di paesi europei o di derivazione europea che per molti secoli di colonialismo ha oppresso, sfruttato, saccheggiato, reso in schiavitù il mondo intero, rapinando a mano armata materie prime e forza lavoro a bassissimo costo, portando alla schiavitù, alla povertà assoluta, al sottosviluppo, alla morte per fame e malattie, a guerre permanenti e a ferocissime dittature militari interi continenti come l’Asia, l’Africa e l’America Latina, e contemporaneamente portando all’iper-sviluppo e alla ricchezza sfrenata una piccola minoranza del mondo, con le conseguenze ambientali disastrose per il mondo intero che conosciamo. Questo è il cambiamento più grande, epocale, secolare e rivoluzionario in cui siamo immersi. La connessione fra i paesi del Sud del mondo, che rappresentano la stragrande maggioranza dell’umanità, e la forza economica, politica e militare di paesi come la Cina e la Russia ci spiega meglio di ogni altra cosa il passaggio di fase storica che stiamo vivendo, e perché l’imperialismo americano e occidentale reagisca così male. Un cambiamento di queste dimensioni purtroppo non sarà indolore, perché chi ha detenuto per secoli così tanti e grandi privilegi non li cederà pacificamente. Quelle che viviamo oggi sono le prime doglie di un parto lungo, doloroso e difficile. Assisteremo, o assisteranno i nostri figli e nipoti a reazioni e sommovimenti molto forti e inediti, ad altre guerre e violenze inaudite. E dovremo auspicare che i paesi che saranno il mondo del futuro siano così saggi da produrre e gestire il cambiamento evitando una terza guerra mondiale con l’utilizzo delle armi di distruzione di massa da cui non ci sarebbero né vinti né vincitori.