*Da: https://www.marxists.org - L'articolo Meglio meno, ma meglio e l'altro articolo Come riorganizzare l'Ispezione operaia e contadina, furono scritti da Lenin per il XII congresso del partito.
Il XII congresso del PCR(b), che si tenne dal 17 al 25 aprile 1923, tenne conto nelle sue decisioni delle indicazioni date da Lenin negli ultimi articoli e lettere. Il congresso approvò una speciale risoluzione "Sui compiti dell'Ispezione operaia e contadina e della commissione centrale di controllo", nonché la decisione di unificare il lavoro degli organi della commissione centrale di controllo e del commissariato del popolo per l'Ispezione operaia e contadina (vedi Il PCR(b) nelle risoluzioni e decisioni dei congressi, delle conferenze e dei plenum del CC, parte I, 1940, pp. 498-501-502).
Pubblicato nella Prava, n. 49, 4 marzo 1923.
Trascritto dall'Organizzazione Comunista Internazionalista (Che fare) e da Pagine rosse, Gennaio 2003
Pubblicato nella Prava, n. 49, 4 marzo 1923.
Trascritto dall'Organizzazione Comunista Internazionalista (Che fare) e da Pagine rosse, Gennaio 2003
Per poter migliorare il nostro apparato statale, l'Ispezione operaia e contadina, a parer mio, non deve correr dietro alla quantità e non deve aver fretta. Finora abbiamo avuto così poco tempo per riflettere sulla qualità del nostro apparato statale e preoccuparcene, che sarebbe giusto dedicarsi con particolare attenzione e serietà alla sua organizzazione e concentrare nell'Ispezione operaia e contadina materiale umano di qualità realmente moderna, cioè non inferiore ai migliori modelli dell'Europa occidentale. Certo, per una repubblica socialista questa condizione è troppo modesta, ma il primo lustro ci ha resi piuttosto diffidenti e scettici. E involontariamente siamo propensi a esserlo verso colore che troppo, e troppo alla leggera, blaterano, per esempio, sulla "cultura proletaria": per incominciare ci accontenteremmo della vera cultura borghese, ci basterebbe sbarazzarci dei tipi di cultura preborghese particolarmente odiosi, cioè della cultura burocratica, feudale, ecc. Nei problemi della cultura è soprattutto dannoso aver fretta e voler fare le cose in grande. Molti nostri giovani letterati e comunisti se lo dovrebbero ficcare bene in testa.
Così, riguardo all'apparato statale dobbiamo trarre dall'esperienza precedente la conclusione che sarebbe meglio andare più adagio.
Nell'apparato statale la situazione è a tal punto deplorevole, per non dire vergognosa, che dobbiamo innanzi tutto pensare seriamente al modo di combatterne i difetti, ricordando che questi difetti hanno le loro radici nel passato, che, sebbene abbattuto, non è stato superato, non è ancora una fase della cultura appartenente a un passato ormai remoto. Pongo qui il problema della cultura, proprio perché in questi problemi bisogna considerare come acquisito soltanto ciò che è entrato a far parte della cultura, della vita, ciò che è diventato un abito. E da noi si può dire che quanto di buono esiste nell'organizzazione sociale non è oggetto di profonda riflessione, non è compreso, sentito; è stato afferrato in fretta, non è stato messo alla prova e confermato dalla esperienza, non è stato consolidato, ecc. E non poteva certo essere altrimenti nel periodo della rivoluzione, e con un ritmo di sviluppo cosi vertiginoso che ci ha condotti in cinque anni dallo zarismo al regime sovietico.