sabato 15 giugno 2024

Toccherà agli europei fare la guerra alla Russia mentre la Nato rimarrà a guardare? - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.com - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). 



Autorevoli esperti statunitensi scrivono che gli Usa scaricheranno il peso della guerra in Ucraina all’Europa. Allora cosa succederà? Eseguiranno gli ordini, avviandoci sempre più all’autodistruzione?


Il dottor Ezequiel Bistoletti, specialista in geopolitica e attivo analista politico, direttore dell’interessantissimo canale «Demoliendo mitos de la politica» (https://www.youtube.com/watch?v=bJFaVGQ9fhM&ab_channel=Demoliendomitosdelapolitica), ha reso noto e documentato un’importante notizia che intendiamo contribuire a diffondere. 

Il 22 aprile la prestigiosa rivista statunitense «Foreigner Affairs»fondata nel 1922che rivela e allo stesso tempo condiziona la politica estera della grande potenza, ha pubblicato un rilevantissimo articolo firmato da ben tre autori, i quali sono tutti statunitensi, accademici, esperti in questioni militari, legati a corporazioni e istituzioni potentissime (A. Crouther, J. Matisek e P. P. O’ Brian). Insomma, non sono gli ultimi arrivati. Il titolo dell’articolo è assai preoccupante per tutti noi, che ci ritroviamo a vivere della vecchia ed esausta Europa: “L’Europa, non la Nato, dovrebbe mandare le sue truppe in Ucraina”. Analizziamo brevemente le argomentazioni su cui poggia questa autorevole opinione.

In primo luogo, a parere di questi illustri esperti, per fermare l’innegabile avanzamento della Russia, sono necessari più uomini da impegnare nei combattimenti. Che questa sia un’idea non tanto bislacca ed evidentemente già circolante, è dimostrato dal fatto che persino il nostro Salvini, certo non ferrato in tali questioni, è arrivato a dichiarare che nessun italiano andrà a morire in quelle lontane contrade per far piacere a Macron. Poco dopo Tajani si è espresso nello stesso modo.

L’invio di truppe fresche, già sollecitato a suo tempo dall’inqualificabile Zelensky, scrivono gli autori dell’articolo, sarebbe giustificato dal fatto che Putin intende riprendersi tutti i territori della ex Unione sovietica, nei quali si trovano attualmente milioni di russi ingiustamente separati dalla loro madrepatria, cui invece devono ricongiungersi. Certamente, il solito ritornello non argomentato: la Russia non si fermerà in Ucraina, ormai convinta della debolezza dell’Occidente, e probabilmente le sue prime vittime saranno gli Stati baltici e la Polonia, le cui classi dirigenti ogni giorno si distinguono per il loro atteggiamento antirusso, per la distruzione di quanto i sovietici hanno apportato ai loro Paesi (demolizione dei monumenti ai soldati sovietici o di Lenin), discriminazioni dei loro stessi cittadini, che hanno il difetto imperdonabile di essere russofoni.

D’altra parte, la volontà di inviare truppe europee in Ucraina si sta diffondendo almeno dal mese di febbraio; in Europa il primo a esprimersi in questo senso è stato Emmanuel Macron, ex impiegato dei Rothschild, seguito da esponenti dei governi finlandese e polacco, i cui Paesi sarebbero i più preoccupati di una possibile espansione russa. 

A causa del ritardo assai prolungato dei tanto sperati aiuti militari e civili all’Ucraina da parte degli Usa, all’inizio di aprile la Russia, aiutata dai suoi “amici” quali la Corea del nord, la Cina e l’Iran, ha approfittato per intensificare i suoi assalti al Paese di Zelensky, attaccando in maniera massiccia l’infrastruttura civile e approfittando delle grandi lacune nella difesa aerea di quel Paese. Inoltre, se al governo della grande e ormai sfilacciata potenza, a novembre, andasse l’irascibile Trump, molto probabilmente gli Stati Uniti si metterebbero da parte e l’Europa si troverebbe sola di fronte all’aggressività russa. Così scrive l’autorevole rivista.

Sempre secondo i nostri spregiudicati autori, ben analizzati dal dottor Bistoletti, gli europei non possono assolutamente permettere alla Russia di risultare vincitrice e, quindi, devono farsi carico della protezione dell’Ucraina, del sostegno al suo esercito in questo sanguinoso scontro, che ormai dura da più di due anni, per contenere in tutti i modi l’avanzata dell’imperialismo russo, che potrebbe dilagare verso tutta l’Europa. Almeno così dicono questi personaggi, ma non siamo poi tanto sicuri della sincerità delle loro affermazioni, e pensiamo piuttosto che essi si preoccupino di garantire al complesso militare industriale statunitense i lauti guadagni di questi ultimi anni. 

Giustamente il dottor Bistoletti osserva che l’articolo qui analizzato ha come obiettivo quello di spingere l’Europa o almeno una parte di essa, perché a nostro parere la Russia fa parte integrante del nostro continente, ad una guerra suicida con la Russia, potenza nucleare, i cui esiti sarebbero sicuramente disastrosi; invece, come le complicazioni derivanti dal sabotaggio degli approvvigionamenti russi di gas e di petrolio all’Europa hanno dimostrato, il nostro continente trarrebbe grandi vantaggi da una relazione di interscambio economico e commerciale, oltre che culturale ed intellettuale, con il grande Paese euroasiatico. Come del resto era già stato prefigurato molti decenni fa, quando era stato messo in evidenza che, se l’Europa e la Russia avessero intrecciato stretti legami, ciò avrebbe avuto ripercussioni negative sulla cosiddetta anglosfera, il cui tanto agognato dominio mondiale si sarebbe incrinato.

Dall’analisi di Bistoletti risulta che i reali provocatori dell’attuale scontro in Ucraina tra la Nato e la Russia sono gli Stati Uniti, che hanno innescato il famoso colpo di Stato del 2014, la cui protagonista è stata la cinica Victoria Nuland, e successivamente inviato armi di vario tipo, con cui gli ucraini non solo hanno potuto difendersi, ma hanno anche cominciato ad attaccare direttamente la Russia; vedi per esempio missili di media gittata, che hanno permesso ai soldati sempre più decimati di Zelensky di colpire località russe, come per esempio Belgorod. 

Sempre a parere dei nostri probabilmente deliranti analisti l’intervento europeo diretto in Ucraina (già sappiamo che la Nato è presente da molto tempo in quei luoghi) sarebbe una risposta proporzionata alla cosiddetta aggressione russa e non necessariamente provocherebbe la Terza guerra mondiale. Gli europei sarebbero i reali protettori dell’Ucraina, invasa ingiustamente dalla Russia, dal momento che gli Stati Uniti tendono per varie ragioni politiche interne ed esterne ad abbandonare prima o poi questo fronte. Naturalmente non si fa parola dell’espansione della Nato ad est, vero fattore determinante della guerra.

I nostri analisti non si limitano a queste considerazioni di carattere generale, ma, entrando nello specifico, forniscono anche consigli pratici sul come organizzare la difesa dell’Ucraina e la controffensiva verso la Russia. Suggeriscono di inviare addestratori francesi e polacchi direttamente sul suolo ucraino, in modo da essere più vicini ai nuovi soldati di quel Paese da reclutare e formare, impegnarsi nello sminamento dei terreni, alleggerendo il duro lavoro degli ucraini; quando è ormai noto a chi vuole veramente informarsi che l’esercito ucraino ha perso 500.000 uomini e che secondo alcuni calcoli una nuova recluta inviata forzosamente al fronte ha a disposizione solo alcune ore prima di essere uccisa o ferita. 

La presenza di militari europei libererebbe almeno 20.000 ucraini, che potrebbero – con grande loro felicità – dirigersi direttamente al fronte ed eviterebbe che i russi aprano altri fronti lungo la frontiera tra i due Paesi slavi. I primi dovrebbero posizionarsi ad ovest del fiume Dniepr e partecipare alla difesa di Odessa, obiettivo dei russi per dominare il Mar Nero, con una funzione paradossalmente difensiva a migliaia di chilometri dai loro Paesi. Addirittura i nostri analisti vaticinano una possibile invasione russa della Moldova, ma nello stesso tempo giungono ad affermare che l’esercito di Putin ha perso la sua supremazia e che le sanzioni hanno veramente indebolito il grande Paese – in crescita economica secondo i dati disponibili. Tuttavia, essi riconoscono che un grande problema sarebbe rappresentato dalla probabile utilizzazione da parte della Russia di armi nucleari; a loro parere, veramente opinabile, i Paesi europei non dovrebbero preoccuparsi di tali minacce che fanno parte della retorica putiniana. Aggiungono persino che i russi, che già combattono con i Paesi della Nato, non avrebbero il coraggio di scontrarsi con i vari Paesi europei.

Osserva Bistoletti che i russi non utilizzerebbero una bomba tattica in Ucraina, perché la nube tossica potrebbe impedire la loro avanzata e avrebbe ripercussioni sulla loro popolazione, ma Germania e Francia, se inviassero truppe, potrebbero ricevere questo infausto omaggio. Inoltre, egli è dell’opinione che, nel caso del lancio di una bomba sul territorio europeo, gli Usa non interverrebbero per evitare uno scontro diretto con la Federazione russa; forse sarebbero, invece, disponibili a difendere i loro fratelli-schiavi britannici.

Sembrerebbe dunque che tutti questi ragionamenti vengano sviluppati su una realtà parallela che forse esprime più la logica degli auspici e dei desideri della classe dirigente statunitense, o almeno di una parte di essa, che un autentico e genuino approccio alla realtà. Purtroppo le vittime di tale impostazione saranno i potenziali soldati europei, i quali secondo i nostri autori sarebbero avvantaggiati da due fatti importanti: in primo luogo la produzione industriale europea e quella degli armamenti sarebbero molto più efficienti e rapide di quella russa, che si avvale in questo campo sicuramente del supporto nordcoreano e iraniano, oltre che di alcuni prodotti cinesi; in secondo luogo, la popolazione europea è più numerosa di quella russa e quindi potrebbe mettere in campo una più numerosa massa di carne da cannone. 

Sul primo aspetto basti citare il ministro Crosetto, il quale ha recentemente dichiarato la stratosferica differenza tra la produzione di munizioni russa e quella europea, sull’altro aspetto, non meno importante e non tanto analizzato, bisognerebbe sviluppare una accurata indagine antropologica e chiedersi chi sono i nostri giovani che dovrebbero mettersi l’anima in pace ed andare a combattere in una guerra, che certamente non è sentita come qualcosa che loro appartiene? A questo punto sarebbe opportuno esaminare quali cambiamenti antropologici la democrazia reale ha prodotto: la società dei consumi, appendice della prima, ha inaugurato da decenni un atteggiamento di grande permissività nei confronti, in particolare, delle giovani generazioni, ma ovviamente non solo, ha sollecitato la ricerca edonistica, ha distrutto le varie forme di autorità, ha minato la disciplina, anteponendo il principio del piacere al principio di realtà (secondo la terminologia freudiana).

Pertanto, concludendo queste rapide osservazioni, tratte anche dall’intelligente analisi del dr. Bistoletti, credo che dovremmo porci due domande, convinti della criminalità di questa guerra: in qual modo armeremo il nostro futuro esercito che tra l’altro non è più di leva, come formeremo il più rapidamente possibile uomini in grado di combattere l’esercito russo, che è passato attraverso la grande guerra patria ed è stato capace di sconfiggere il nazismo a vantaggio di tutti noi? Qualcuno dirà che sono una disfattista; sì, lo confesso, e ammetto che queste domande senza risposta mi fanno sperare che la Terza guerra mondiale non ci sarà, nonostante gli auspici di coloro che oltre Atlantico intendono decidere il nostro destino.

Qualcuno propone che la nostra scarsità di materiale umano, non solo demografica, potrebbe essere rimpiazzata dai problematici migranti, che potrebbero andare a combattere per noi e, se al loro ritorno saranno ancora in vita, potrebbero ricevere per premio la cittadinanza europea. Che ve ne pare?

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