mercoledì 12 luglio 2017

Hegel e il mondo dell’astratto*- Carla Maria Fabiani**

*Da:  http://www.dialetticaefilosofia.it
**Università del Salento
Leggi anche;   https://ilcomunista23.blogspot.it/2016/03/francesco-valentini-soluzioni-hegeliane.html


Note a margine ad alcuni saggi di Roberto Finelli 1


Nel lungo corso della storia del pensiero filosofico politico, Finelli attribuisce piena originalità alla distinzione hegeliana fra società civile e Stato politico. La societas civilis, prima di Hegel, era contrapposta sostanzialmente a societas naturalis. Hegel, nel 1821 e poi nel 1827, concettualizza la bürgerliche Gesellschaft, come parte autonoma del sistema, in cui il principio dell’individualità (particolarità) si trova essenzialmente coniugato a quello dell’universalità. 

Anche a Jena Hegel aveva meditato a lungo sul mondo dell’economia e dell’economia politica, ma, a ben vedere, appare originale, nei Lineamenti, la teorizzazione della capacità, da parte della società civile, di autoriprodursi e di autoregolarsi (come un organismo) indipendentemente dall’intervento del mondo della politica. Ed è soprattutto in questo senso che la società civile hegeliana si presenta, nei riguardi dello spirito (del fare consapevole dell’uomo moderno o del suo agire etico-intenzionale), come seconda natura (automatismo naturalistico-inintenzionale), o come riproporsi di elementi e dinamiche naturali in ambito strettamente spirituale. Degno di nota perciò, in Hegel, nel quadro di un progredire apparentemente senza ostacoli dalla natura allo spirito, questa permanenza di natura o addirittura questo regresso alla natura in ambito etico. Ma, bisogna fare attenzione a cosa esattamente si intenda per natura in quest’ambito. 


Ora, la società civile è innanzitutto sistema dei bisogni. Sistema, da intendersi come principio d’integrazione sociale (connaturalità di particolare e universale) che, in quest’ambito, coincide tout court con il mercato. Hegel accetta perciò la legalità peculiare che l’economia politica attribuisce al mercato. Economia politica, da intendersi come scienza dei tempi moderni; al di là dell’oíkos e della famiglia; scienza di Smith, Say e Ricardo2 . La smithiana divisione del lavoro (divisione tecnica e sociale) è l’orizzonte su cui si costruisce l’hegeliano System der Bedürfnisse. Tuttavia, esiste una distinzione di metodo e di merito fra Hegel e Smith. Quest’ultimo, infatti, procede analiticamente dalla tendenza naturale a scambiare e barattare, attribuita agli esseri umani, fino appunto al moderno patto di mercato. L’automatismo della mano invisibile è, a ben vedere, già presente in ambito precivile; cosicché, l’aporia fondamentale del giusnaturalismo – e cioè come e perché avvenga il passaggio da natura a cultura – viene da Smith sostanzialmente aggirata. Da qui, la considerazione (in parte anche hegeliana) della società mercantile come automa di natura e la estensione del metodo conoscitivo delle scienze naturali alla storia e alla società. 

Ma, Hegel, proprio su questo punto, si distingue fortemente dall’economista scozzese. Nel sistema dei bisogni, proprio in quanto sistema, vale non solo il principio della particolarità (individualità), ma anche e dialetticamente il principio dell’universalità (la connessione sociale non è mera somma di singoli). L’originalità di Hegel, dunque, muove proprio dalla sua peculiare concezione dialettica della vita degli uomini: la totalità concreta non è riducibile ad una aggregazione di parti, viceversa, deve essere dotata di una propria istanza di realtà. È, questa, l’astrazione; non solo l’astrazione operata per eccellenza dall’intelletto, ma astrazione reale, e cioè posta da una prassi sociale generalmente riconosciuta. Certo, essa, nello specifico, si rende indipendente dalla volontà e dall’intenzione di ciascuno; si comporta effettivamente come un automa o seconda natura, di fronte allo spirito. “E appunto nella modernità interesse individuale e interesse generale possono convivere solo se quest’ultimo assume un’identità e delle procedure che si configurano come esterne e ulteriori alla persona: cioè come dotate di una realtà specifica, astratta e impersonale.”3 Ma allora, dunque, se nella vita civile degli uomini si ripropone uno statuto ontologico proprio della natura, ciò vuol dire che si possono verificare sconvolgimenti pari a quelli della natura fisica, ciechi e incontrollabili4 . Tale seconda natura sarebbe dunque analoga alla natura organica per il principio di autoriproduzione che contiene in sé; sarebbe però, al contempo, meccanicistica e ‘morta’, cioè priva di spirito, inorganica, per ciò che concerne il nesso di socializzazione che impone, come dall’esterno, agli uomini. “Per cui che la condizione della libertà moderna implichi che il nesso sociale si collochi al di fuori dei singoli, può comportare che tale separazione-astrazione divenga un meccanismo oggettivo e impersonale che tenta costantemente di sfuggire al controllo umano.”5 


La formazione della plebe si inserisce, nei Lineamenti, in questa trama di Entäusserung (esteriorizzazione), che è il nesso sociale proprio del Sistema dei bisogni; esteriorizzazione che porta con sé, in questo caso, un irrigidimento dell’alterità – si pensi alla funzione del denaro, indagata da Hegel a Jena o all’estraneazione [Entfremdung] del mondo fenomenologico della ricchezza – cioè una mancata mediazione spirituale. La plebe risulta essere, perciò, una figura sociale peculiare del mondo civile moderno; peculiare nella sua mancata partecipazione (mediazione) al nesso sociale da cui pure è prodotta. Questo fatto costituisce, per Hegel, un vero e proprio problema da risolvere. “La società civile […] è dunque […] un sistema organico […] [che] conduce necessariamente al meccanismo […].”6 


Società civile e Stato, costituiscono insieme (nell’intreccio, già presente nella società civile, di mercato e istituzioni civili ed etico-politiche) un sistema organico di realtà. Il valore aggiunto che lo Stato apporta all’organismo civile moderno consiste, in sostanza, nel rendere autocosciente quell’interesse universale che già possiede di per sé caratteristiche di organicità e sistematicità. “Allo Stato tocca, unicamente per così dire, una prassi spirituale […] bada perciò essenzialmente […] a far uscire l’agire umano dalla costrizione della necessità per accoglierlo in una sfera di libera volontà.”7 Ricordiamo Weil, e la connotazione essenzialmente morale che egli attribuisce alla Sittlichkeit hegeliana. Stato etico dunque, ma in quest’ultima precisa accezione weiliana. 

L’intervento di Finelli mira a svincolare definitivamente lo Stato hegeliano da interpretazioni che lo dipingono come uno “Stato etico”, nel senso di totalitario o platonizzante, mortificatore del principio moderno dell’individualità; viceversa, lo Stato di Hegel si presenta in stretta connessione con quella che è la sua originale concezione del Geist (Anerkanntsein, riconoscimento in atto od oggettiva intersoggettività). 

Ciononostante, la figura della plebe sembra proprio rimanere esclusa da quel circuito moderno che è, in Hegel, l’astrazione reale (la socializzazione pratico-inintenzionale dell’interesse generale); questo fatto fa sì che l’astrazione-socializzazione assuma connotazioni fortemente ideologiche, nella misura in cui, appunto, mancando nella realtà un universale veramente concreto (spirituale-intersoggettivo), lo si rimanda o lo si proietta in una dimensione (pur presente nell’animo umano, quindi reale) meramente simbolica. E questa è la nota critica - l’unica legittima, secondo Finelli - che il giovane Marx aveva, seppure aporeticamente, attribuito alla forma del pubblico in Hegel (la politica, di contro al mondo civile-privato; la figura simbolica del monarca di contro ai reali soggetti politici). E questo, a nostro avviso, è un tema delicato, ma decisivo, se si vuole inscrivere lo Stato hegeliano nel mondo moderno, senza considerarlo come un modello o un vano esercizio idealistico8

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1 R. FINELLI, La «bürgerliche Gesellschaft» nell’opera di Hegel, - in M. Herling e M. Reale (a cura di), Storia, filosofia e letteratura. Studi in onore di Gennaro Sasso, Napoli 1999, pp. 505-26 - ora in ID., Un parricidio mancato. Hegel e il giovane Marx, Torino 2004, pp. 255-277.
2 Ricordiamo anche la frequentazione hegeliana della Ricchezza delle nazioni di A. Smith, documentata dalla Vorlesung jenese del 1803-04. Il riferimento alla fabbrica di spilli ricompare nella Vorlesung jenese del 1805-06 e nelle Vorlesungen über Rechtsphilosophie del 1817-18, del 1818-19, del 1819-20, del 1822-23 e del 1825-26. Cfr. il testo di Finelli, Un parricidio mancato…, p.258n. Dialettica e filosofia - ISSN 1974-417X [online] 2011
3 R. FINELLI, Un parricidio…, p. 265. Di estrema rilevanza questo ricomparire della natura in ambito spirituale: natura (inorganica), sinonimo, per Hegel, di giustapposizione tra individuale e universale o di accoglimento dell’universale, da parte del particolare, come limitazione meccanica ed esteriore. Dunque, non la natura tout court, come nel giusnaturalismo s’intendeva l’origine precivile dell’uomo, ma natura come incapacità, da parte dello spirito, di ‘digerire’ l’alterità.
4 Da ricordare la produzione jenese di Hegel: il cosiddetto Sistema dell’eticità (1802) e le Vorlesungen (1803-04 e 1805-06). La «bestia selvaggia», e cioè l’economia politica con le sue leggi, è sostanzialmente indomabile. Dialettica e filosofia - ISSN 1974-417X [online] 2011
5 R. FINELLI, Un parricidio…, p. 268.
6 Ivi, p. 270.
7 Ivi, p. 277.
8 Su questo e sulla polisemia di «astrazione», cfr.. R. FINELLI, Un parricidio…, pp. 278 e ss.

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