martedì 22 aprile 2014

LAVORO PRODUTTIVO E/O IMPRODUTTIVO, IN KARL MARX*- Stefano Garroni -


Un motivo fondamentale della ricostruzione marxiana del modo capitalistico di produzione:
la produzione di MW (Mehrwert = plusvalore) è il risultato non già dell’opera del singolo lavoratore, sì piuttosto del lavoro complessivo, che si realizza mediante la cooperazione di lavoratori, dalla funzioni e dalle qualifiche diverse, ma tutti collaboranti ad un unico risultato: la produzione di una quantità di valore, superiore a quella del capitale investito (variabile plus costante). Qui può inserirsi opportunamente una nota a proposito del significato del termine tedesco Arbeiter. Sta di fatto che questo termine traduce sia ciò che noi diciamo lavoratore, sia ciò che diciamo operaio ed è vero che varie voci si son levate contro la tradizionale traduzione di Arbeiter –e quindi di Arbeitrsbewegung e di Arbeiterklasse- con <operaio> e non con il più generico <lavoratore> (donde poi, rispettivamente <movimento dei lavoratori> e <classe lavoratrice>). Naturalmente, ciò che importa non è, prima di tutto, quale termine si usi per tradurre Arbeiter (anche se la cosa non è affatto priva di importanza, data la carica di significato che, storicamente, si è accumulata sul termine <operaio>, anche per distinguere il comunista dal socialdemocratico); ciò che veramente conta è mettere in evidenza quale sia il significato, che Marx vuole trasmetterci con quel termine tedesco. Ed allora la questione non è più oziosamente filologica, ma acquista un autentico peso reale. A questo punto, scopriamo che per tradurre correttamente Arbeiter dobbiamo aver presente Das Kapital e le migliaia di pagine, che Marx scrisse su questo argomento, ma che gli editori (Engels, Kautsky, Bernstein) non ritennero di dover inserire nei tre libri canonici.
Da tale lettura ricaviamo che:                                                                                                                               

1) Arbeiter è quel lavoratore, che vende –per un certo tempo e per una certa cifra variabile (salario =Lohnarbeit)- la propria forza lavoro, producendo, invece, lavoro;                                                           

2) che dal passaggio da forza-lavoro a lavoro c’è un aumento di valore, che non vien pagato, ma che qualifica il soggetto che compie quel passaggio come lavoratore produttivo;                                             

3) l’Arbeiter è subito parte di un lavoratore collettivo, il che comporta che vengano moltiplicati gli effetti della erogazione della singola forza lavoro: dunque, l’Arbeiter, in quanto individuo determinato, vale, all’interno del modo capitalistico di produzione, come momento particolare dell’Arbeiter come lavoratore collettivo.                                                                                                            

4) La moltiplicazione degli effetti prodotti dall’uso della singola forza lavoro non deriva, solo, dal fatto che il soggetto reale è non il singolo, ma il lavoratore collettivo; quella moltiplicazione, infatti, è determinata, anche, dall’organizzazione del lavoro e dall’uso di tecnologie sempre più avanzate –il che significa dal crescente uso della scienza a scopi produttivi.

Se precisiamo tutto ciò, comprendiamo bene che l’Arbeiter non è un qualunque lavoratore, ma sì un lavoratore che ha certe caratteristiche storiche ben determinate. In una parola è il moderno salariato, è il lavoratore dell’epoca delle rivoluzioni tecnico-scientifiche. Insomma è l’operaio moderno, con tutto il ventaglio di qualifiche possibili, a cui Marx fa cenno.
http://www.metabasis.it/articoli/4/4_Garroni.pdf

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