venerdì 26 aprile 2013

“Teoria del valore, lavoro e classi sociali” - intervista di Daniel Bensaïd, datata maggio 2009, alla rivista argentina Herramienta.

Herramienta : Come pensare la riduzione dell’orario di lavoro ?
Daniel Bensaïd : C’è tutta una lotta storica sulla riduzione dell’orario di lavoro. Anche se il tempo liberato resta alienato, essa costituisce un limite allo sfruttamento della forza lavoro, è una libertà non omologata. Vi sono altri meccanismi di alienazione, quali possono essere i mezzi di comunicazione di massa, la diffusione della cultura, l’organizzazione della città e dello spazio urbano, ecc. Tuttavia, perlomeno formalmente, per riprendere la formulazione di Marx, durante questo tempo libero il lavoratore ha la possibilità di consumare programmi televisivi, di dare una mano nel sindacato, o di leggere il Capitale. Non è quindi una questione secondaria che la lotta per la riduzione dell’orario di lavoro sia permanente, anche all’interno del capitalismo. Nel quadro del capitalismo, però, credo ci sia un nesso stretto tra un lavoro alienato e un piacere alienato, vale a dire che non si può essere realmente liberi al di fuori del lavoro se si rimane al tempo stesso dominati al lavoro. Non basta perciò ridurre l’orario di lavoro forzato, ma è necessario anche trasformare il contenuto e l’organizzazione del proprio lavoro, costruire l’emancipazione del lavoro e fuori dal lavoro. E qui c’è una grossa differenza. La disoccupazione produce un tempo liberato, ma un tempo senza libertà. Ed esiste anche la conquista di tempo libero tramite la riduzione dell’orario lavorativo, ma che si può continuare a utilizzare in forma completamente alienata. E questo pone un problema anche al socialismo. È l’idea che troviamo nel Gorz di Addio al proletariato e nei suoi lavori successivi, secondo cui esisteranno sempre lavori duri e alienanti, che non sarà mai creativo spazzare le strade o raccogliere l’immondizia e che sarà quindi sempre necessario che la società dedichi a un certo tempo di lavoro che non sarà mai creativo e che la vita si svolga sempre al di fuori di questo tempo di lavoro. Non avendo robot per tutto, questo costituisce di fatto un problema. Per altro verso, credo si possa svolgere un lavoro alienato e, al tempo stesso, svilupparsi, aprirsi al di fuori di questo. Il problema per una società socialista, è come distribuire questo tipo di lavoro, come modificarne l’organizzazione. È evidente che ci sono compiti che non sono gradevoli o stimolanti, ma questo richiama all’esigenza di radicale trasformazione della divisione del lavoro come condizione stessa di una società socialista così come ce la possiamo immaginare..                                                      
http://www.inventati.org/cortocircuito/2013/04/26/intervista-a-daniel-bensaid-teoria-del-valore-lavoro-e-classi-sociali/

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