Da: Associazione Risorse - Giovanna-Vertova, Università
di Bergamo, Dipartimento di Scienze Aziendali, Economiche e Metodi Quantitativi.
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/04/potenzialita-e-limiti-del-reddito-di.html
La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
venerdì 29 dicembre 2017
giovedì 28 dicembre 2017
Più flessibilità del lavoro crea davvero più occupazione? - E.Brancaccio, N.Garbellini, R.Giammetti* –
Da: http://www.econopoly.ilsole24ore.com - *
Rispettivamente Università del Sannio, Università di Bergamo,
Università Politecnica delle Marche.
La
libertà di licenziamento e le altre forme di deregolamentazione del
lavoro favoriscono le assunzioni? Svariati esponenti di governo e del
mondo dei media hanno sostenuto che l’aumento dell’occupazione
che si è registrato negli ultimi mesi in Italia sarebbe frutto della
ulteriore flessibilità dei contratti sancita dal Jobs
Act.
Questa tesi, come vedremo, non trova riscontri nella ricerca
prevalente in materia. Un primo dubbio sulla supposta relazione tra
riforma del lavoro e occupazione sorge mettendo semplicemente a
confronto i dati ufficiali sull’Italia con quelli relativi agli
altri paesi europei. Dall’entrata in vigore del Jobs Act, la
crescita dell’occupazione dipendente nel nostro paese è stata
molto più modesta rispetto all’aumento medio degli occupati che si
è registrato nell’eurozona; nello stesso arco di tempo, inoltre,
non si rilevano significativi avvicinamenti dell’Italia alla media
europea (dati Ameco Eurostat). In altre parole, paesi in cui negli
ultimi due anni non si sono registrati cambiamenti nella legislazione
del lavoro, hanno visto crescere l’occupazione decisamente più che
in Italia.
L’esito
di questa banale comparazione non è casuale. Dopo un ventennio di
ricerche dedicate all’argomento, la più influente analisi
economica ha escluso l’esistenza di relazioni statistiche
significative tra precarizzazione del lavoro e occupazione.
Economisti e istituzioni che per lungo tempo hanno salutato con
favore le politiche di deregolamentazione del lavoro, hanno dovuto
riconoscere che non vi sono evidenze sufficienti per sostenere che
tali politiche favoriscano le assunzioni.
martedì 26 dicembre 2017
"Decrescita o sviluppo delle forze produttive?" - Domenico Losurdo
Da: AccademiaIISF - MARX A CENT’ANNI DALLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE - http://www.iisf.it/pdfsito/LOSURDO.pdf
Domenico_Losurdo (Università di Urbino) è un filosofo, saggista e storico italiano.
Domenico_Losurdo (Università di Urbino) è un filosofo, saggista e storico italiano.
Prima lezione:
lunedì 25 dicembre 2017
“RAZZISMO E CULTURA” - Frantz Fanon
Da: Frantz Fanon, Scritti politici. Per la rivoluzione africana. 2006 - https://www.facebook.com/jose.p.rojas.14/notes?
Frantz_Fanon è stato uno psichiatra, scrittore e filosofo francese, nativo di Martinica e rappresentante del movimento terzomondista per la decolonizzazione.
TESTO DELL’INTERVENTO DI FANON AL PRIMO CONGRESSO DEGLI SCRITTORI E DEGLI ARTISTI NERI DI PARIGI, SETTEMBRE 1956, PUBBLICATO NEL NUMERO SPECIALE DI “PRÉSENCE AFRICAINE”, GIUGNO-NOVEMBRE 1956.
Audio originale dell’intervento: http://www.ina.fr/audio/PH909013001
“La riflessione sul valore normativo di certe culture, decretato unilateralmente, merita attenzione. Uno dei paradossi in cui ci si imbatte più facilmente è il contraccolpo suscitato dalle definizioni egocentriche e sociocentriche.
Viene innanzitutto affermata l’esistenza di gruppi umani privi di cultura, poi quella di culture gerarchizzate e infine la nozione di relatività culturale.
Dalla negazione globale al riconoscimento singolo e specifico. Ed è proprio questa storia sanguinosa e frammentaria che bisogna cercare di tracciare a livello dell’antropologia culturale.
Esistono, possiamo dire, certi insiemi di istituzioni, vissute da determinati uomini, nel quadro di aree geografiche precise, che a un certo punto hanno subito l’attacco diretto e brutale di schemi culturali diversi. Lo sviluppo tecnico del gruppo sociale così emerso, generalmente elevato, lo autorizza a instaurare un dominio organizzato. L’impresa di deculturazione è soltanto il negativo di un più gigantesco lavoro di asservimento economico e persino biologico.
La dottrina della gerarchia culturale è quindi solo un modulo della gerarchizzazione sistematica perseguita in modo implacabile.
La teoria moderna dell’assenza d’integrazione corticale dei popoli coloniali ne è il versante anatomico-fisiologico. La comparsa del razzismo non è determinante. Il razzismo non è un tutto, ma l’elemento più visibile, più quotidiano, talvolta il più rozzo di una data struttura.
Studiare i rapporti tra razzismo e cultura significa porsi il problema della loro azione reciproca. Se la cultura è il complesso dei comportamenti motori e mentali, sorto dall’incontro dell’uomo con la natura e con i suoi simili, va detto che il razzismo è un vero e proprio elemento culturale. Ci sono quindi culture con razzismo e culture senza razzismo.
sabato 23 dicembre 2017
La società artificiale - Renato Curcio
Da: http://www.rivistapaginauno.it/ - Renato
Curcio è un saggista e sociologo italiano, tra i fondatori delle
Brigate Rosse.
Incontro-dibattito sul libro La società artificiale. Miti e derive dell'impero virtuale, di Renato Curcio (Sensibili alle foglie, 2017), presso il Csa Vittoria, Milano, 14 settembre 2017.
Controllo
sociale, lavoro e trasformazione del sistema politico
Il
lavoro di ricerca è sempre un lavoro teso su una corda, nel senso
che stiamo cercando di affrontare dei processi sociali nuovi, che ci
sorprendo perché, come abbiamo tentato di dire soprattutto nel primo
lavoro, L'impero
virtuale (1),
sono processi ad altissima velocità storica e sorpassano la nostra
capacità di adattamento. Il tempo, la storia, dell'Ottocento e del
Novecento, per rimanere negli ultimi due secoli, aveva un passo molto
più lento: il lavoratore del sud Italia che veniva a lavorare alla
Pirelli a Milano o alla Fiat di Torino, poteva arrivare anche digiuno
di quella che era una cultura del mondo del lavoro, sindacale, di
classe ecc., e aveva poi il tempo per entrare progressivamente nei
problemi che stava vivendo insieme ai diversi contesti che
attraversava e che erano abbastanza omogenei: i contesti urbani dei
quartieri, quelli di fabbrica, i contesti sociali più organizzati.
Oggi questo non c'è più. Oggi i tempi sono talmente violenti e
veloci che ci mettono di fronte a delle dinamiche che sono mondiali,
e che solo dieci anni fa non esistevano. Facebook, per esempio, che
nel 2007 entra come processo sociale non più riferito a un piccolo
gruppo di università, e dieci anni dopo raggiunge i due miliardi di
utenti. È quindi comprensibile che le persone che vi si sono
riversate lo vivano più esperenzialmente e intuitivamente che
avendone contezza e gli strumenti per leggere che cos'è, come
funziona, come funzionano loro stessi mentre utilizzano questo tipo
di strumenti.
Ne L'impero
virtuale dunque
abbiamo cercato di affrontare l'insorgere di questo tipo di processi
sociali, legati a una tecnologia particolare, che hanno sorpreso
abitudini, consuetudini, modi di leggere la realtà e di viverla in
tutti i campi: nel lavoro, nel consumo, nello svago, nella vita di
relazione.
Come
secondo passaggio ci siamo concentrati sul terreno del mondo del
lavoro, con L'egemonia
digitale (2),
cercando di capire come e fino a che punto gli sguardi che noi
avevamo - che derivano dalla storia dell'organizzazione del lavoro
che ha caratterizzato il Novecento, una discussione partita già
nell'Ottocento con Marx e la forte elaborazione di quali erano le
dinamiche profonde del modo di produzione capitalistico rispetto al
mondo del lavoro - reggevano nella nuova situazione.
Questi
due lavori ci hanno però messo in evidenza un loro limite, che
possiamo considerare ovvio in qualche modo perché erano approcci
nuovi, e che ritengo anche un valore: entrambi nascevano da
un'esperienza prevalentemente narrativa, all'interno di cantieri
sociali. Ci eravamo appoggiati alle persone che vivevano in modo
diretto nei luoghi più significativi dei processi che volevamo
guardare, e attraverso le loro narrazioni avevamo cercato di
costruire un territorio a partire dal quale fosse poi possibile
passare a un momento di analisi più profondo. Ma questo poneva il
limite della dimensione fenomenologica: le persone raccontavano
storie che erano emblematiche, sistemate attraverso una serie di
verifiche, ed è ovvio che se lavoratrici e lavoratori raccontano,
seppur con parole diverse, sempre la stessa storia, quella storia
diventa oggetto di una riflessione e ci consente di passare dalla sua
narrazione fenomenologica a individuarne le dinamiche più profonde.
È vero però che alcuni momenti della microfisica del potere delle
storie che raccontavano erano, da un punto di vista tecnologico,
talmente complessi e talmente banalizzati dalle parole con cui
venivano narrati, che spesso si aveva la sensazione di aver capito di
cosa si stava parlando e invece, andando poi a fondo, non era così
chiaro. E quindi in quest'ultimo lavoro, La
società artificiale, fatto
insieme a gruppi di persone che a Roma e a Milano hanno voluto
accompagnare questa riflessione e con incontri svolti su territori
specifici che poi vedremo, lo sforzo è stato cercare di andare a
vedere le dinamiche più profonde dei processi che avevamo
raccontato, esplorato e cercato di capire nei due lavori precedenti.
venerdì 22 dicembre 2017
"La questione giuridica in Antonio Gramsci"- Claudio De Fiores
Da: Università Popolare Antonio Gramsci - claudio-de-fiores è Professore ordinario di diritto costituzionale, Seconda Università di Napoli.
giovedì 21 dicembre 2017
In viaggio in Medio Oriente: Iraq/Afghanistan - Alberto Negri
Da: http://www.lantidiplomatico.it/ - alberto-negri è un giornalista italiano.
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/06/medio-oriente-alberto-negri-marco.html
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/06/medio-oriente-alberto-negri-marco.html
Irak: "Perché l'Iraq è stata la più grande fake news della storia contemporanea.
La preparazione fu un lavoro enorme da parte della propaganda americana, anglosassone in generale
con migliaia e migliaia di pagine di giornali in cui si documentava il possesso da parte di Saddam di armi di distrazione di massa"....
martedì 19 dicembre 2017
L’anarchia selvaggia di Pierre Clastres - Alessandra Ciattini
Da: https://www.lacittafutura.it - alessandraciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza.
Come sorge il potere? Dall’autoassoggettamento di molti o dalla prevaricazione di pochi?
La seconda ristampa del libro “L’anarchia selvaggia” di Pierre Clastres (Elèuthera, Milano 2017), un antropologo francese scomparso prematuramente nel 1977, ci consente di tornare a riflettere su due problemi centrali: il sorgere del potere e la distinzione / differenza tra società centralizzate e società acefale (nel linguaggio dell’autore “divise” e “indivise”).
Si tratta ovviamente di due problemi capitali, che non hanno esclusivamente una portata teorica, ma che costituiscono anche le problematiche all’interno delle quali si dispiegano le nostre vite quotidiane, scontrandosi con gli ostacoli che il potere e la divisione in dominanti e dominati frappongono alla nostra legittima realizzazione e alla nostra ragionevole richiesta di riconoscimento da parte degli altri.
Affrontando questi problemi Clastres, che fu forse l’allievo preferito di Claude Lévi-Strauss, cui tuttavia non risparmia critiche, talvolta assume il tono nietzschiano di colui che scopre qualcosa a cui nessuno prima ha mai pensato, quando invece purtroppo per il nostro amor proprio spesso ci limitiamo a ripetere qualcosa che qualcuno sia pure da noi dimenticato ha già detto. Ma questo è un po’ un difetto di tutti quelli che si sono richiamati alla cosiddetta French Theory, ossia il poststrutturalismo, che nella sua foga distruttiva ha accantonato la misura e la prudenza.
Il principale ispiratore della riflessione di Clastres è Étienne de la Boétie (1530-1563), affettuoso amico di Michel de Montaigne (1533-1592), il quale probabilmente a solo 18 anni scrisse il famoso “Discorso sulla servitù volontaria”, diffuso clandestinamente con il significativo titolo “Il Contr’Uno”, divenuto un classico del pensiero anarchico e un’imprescindibile lettura ancora oggi.
domenica 17 dicembre 2017
"Civiltà e barbarie per i Greci dell’età classica" - Fiorinda Li Vigni
Da: AccademiaIISF - http://www.iisf.it/programma/indicepl...
florinda-li-vigni è Segretario Generale dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dove svolge, inoltre, la sua attività didattica e di ricerca.
florinda-li-vigni è Segretario Generale dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dove svolge, inoltre, la sua attività didattica e di ricerca.
giovedì 14 dicembre 2017
"Il difetto ereditario dei filosofi" - Carlo Sini
Da: CarloSiniNoema - Carlo_Sini è
un filosofo italiano.
Lezione 3 - Nietzsche,"Il difetto ereditario dei filosofi"(Parte
prima):
Lezione 3 - Nietzsche,"Il difetto ereditario dei filosofi"(Parte
seconda) - https://www.youtube.com/watch?v=A2cCyrnpwzw
Vedi
anche: Lezione 1 - Hegel,"Filosofia e Metodo"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/11/hegelfilosofia-e-metodo-carlo-sini.html
Lezione
2 - Heidegger,"Il compito del pensiero"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/11/il-compito-del-pensiero-carlo-sini.html
,
lunedì 11 dicembre 2017
Rousseau: individuo e stato ne "Il contratto sociale".- Annamaria Loche
Da: Società.filosofica.italiana.Bergamo - annamarialoche è Professore Ordinario - Dipartimento di Pedagogia, Psicologia, Filosofia - Università di Cagliari.
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/05/jean-jacques-rousseau-scritti-politici.html
https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/06/il-pensiero-politico-di-rousseau.html
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/05/jean-jacques-rousseau-scritti-politici.html
https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/06/il-pensiero-politico-di-rousseau.html
sabato 9 dicembre 2017
Il concetto di lavoro fra Hegel e Marx: Sul post-marxismo. F.M.Cacciatore, A.Nizza, M.Mazzeo
Da: AccademiaIISF
Fortunato M. Cacciatore (Università della Calabria) "Scissioni e resti del popolo sovrano. Lavoro, politica e produzione della plebe dal XXI secolo a Hegel"
Angelo Nizza (Istituto Italiano per gli Studi Filosofici) "Il linguaggio che produce e il lavoro che parla. Da Rossi-Landi all’operaismo"
Marco Mazzeo (Università della Calabria) "Il pugno che lavora: Muhammad Ali operaio della parola"
Fortunato M. Cacciatore (Università della Calabria) "Scissioni e resti del popolo sovrano. Lavoro, politica e produzione della plebe dal XXI secolo a Hegel"
Angelo Nizza (Istituto Italiano per gli Studi Filosofici) "Il linguaggio che produce e il lavoro che parla. Da Rossi-Landi all’operaismo"
Marco Mazzeo (Università della Calabria) "Il pugno che lavora: Muhammad Ali operaio della parola"
venerdì 8 dicembre 2017
A.Negri: Marx Oltre Marx - Giuseppe Di Marco
Da: DADAunina - GiuseppeAntonioDiMarco (Università “Federico II” di Napoli).
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/10/a-partire-da-marx-r-finelli-g-di-marco.html
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/10/a-partire-da-marx-r-finelli-g-di-marco.html
mercoledì 6 dicembre 2017
domenica 3 dicembre 2017
Il concetto di “capitalismo di Stato” in Lenin - Vladimiro Giacchè
Da: Alt Går Bra - https://www.uniurb.it/novita-ed-eventi/4047 - vladimiro-giacche è un filosofo ed economista italiano.
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/01/che-cose-leconomia-vladimiro-giacche.html
https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/10/goodbye-lenin-susanna-bhome-kuby.html#more
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/01/che-cose-leconomia-vladimiro-giacche.html
https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/10/goodbye-lenin-susanna-bhome-kuby.html#more
sabato 2 dicembre 2017
"Riflessioni" 6... - Stefano Garroni
Da: https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/03/introduzione-per-la-critica.html - Stefano_Garroni è
stato un filosofo italiano.
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2017/11/riflessioni-50-stefano-garroni.html
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2017/11/riflessioni-50-stefano-garroni.html
Se
la produzione avviene in condizioni storico-sociali determinate,
allora sembra vero che, se di produzione si vuol parlare, di fronte a
noi si aprano solo due possibili strade: o quella della descrizione
dei modi di produzione nelle differenti epoche storiche; o quella
che, subito, limita il discorso ad un’epoca determinata, ad es., la
presente (ed appunto questo secondo, Marx dichiara essere il suo
scopo).
Qui
bisogna fare attenzione. Quando si affrontano problemi (teorici o no,
che siano) riguardanti un certo ambito del sapere -e lo si vuol fare
seriamente-, allora l’attenzione deve esser rivolta
all’effettiva realtà -storica o attuale- di
quell’ambito determinato. Se il problema è precisare il “punto
di partenza dell’economia politica”, la questione va posta,
tenendo presente che cosa effettivamente fanno coloro
i quali si occupano di economia politica. In altri termini,
non si possono affrontare problemi scientifici (ma d’altronde
neanche quelli politici o morali, ecc.), se non ricostruendo il modo
in cui, di fatto, quei problemi si pongono nell’attuale o si son
posti nella storia. Perché in realtà un problema scientifico
-teorico o no, che sia- è tutt’altra cosa da un’arbitraria
speculazione, una soggettiva elucubrazione: infatti,
esso non nasce casualmente, ma sì
da reali difficoltà, che si incontrano
nel praticare quel determinato ambito del sapere.
Non meraviglia, dunque, se Marx, ponendosi il problema
dell’Ausgangspunkt dell’economia politica, faccia
bene attenzione a come gli economisti hanno ritenuto di risolverlo e
perché non vi siano riusciti.
E’
in questa prospettiva che Marx chiama in causa una procedura diffusa
tra gli economisti: quella di far precedere un trattato di economia
da una parte introduttiva, in cui si chiarisca cosa
significhi produzione in generale -l’evidente
sottinteso di tale procedura è che, in primo luogo, bisogna definire
l’oggetto di studio, e che ciò può farsi descrivendone le
caratteristiche costanti.
In
realtà, revocare in dubbio l’opportunità di tale procedura (come
Marx fa) significa porre una questione, logica ed epistemologica, di
grande rilievo. La nozione di produzione in generale è,
infatti, solo un esempio di ciò che intende per «concetto» una
lunga tradizione scientifica e filosofica, ma anche il
pensiero comune.
Entro
quest’ottica, posti gli individui a, b, c, ..., n, elaborarne il
concetto significa raccogliere tutte -e solo- le
caratteristiche comuni agli individui in questione,
scartandone, invece, le altre, quelle che differenziano un individuo
dall’altro. Le origini empiristiche di tale procedura sono del
tutto ovvie, ma è anche opportuno sottolineare che così
procede il pensiero comune.
La
critica di Marx a questo modo di concepire il «concetto» (nel
nostro caso, la produzione in generale) presenta, ancora
un volta, nettissime affinità con tesi già espresse da Hegel.
Prima
di tutto, va notato che Marx non rifiuta in blocco questa
forma di astrazione; al contrario, riprendendo Hegel, la definisce
una verständliche Abstraktion, ricorrendo ad
un’espressione (tedesca, ovviamente) su cui vale la pena
soffermarsi un pochino.
L’aggettivo verständliche -va
da sé- richiama un termine, che abbiamo già incontrato: Verstand
o intelletto;
dal che ricaviamo che questa forma di astrazione si colloca
all’interno di quello scindere l’immediata
totalità dell’esperienza,
che -lo abbiamo visto prima- è, a dir così, il compito o risultato
della critica intellettuale (quella, ad es., che produce
le robinsonate,
di contro al naturale punto
di partenza dell’economia politica). Tutti ricordiamo che
nel Manifesto Marx
aveva celebrato la funzione storica della borghesia e del
capitalismo, capaci con il loro dinamismo, irriguardoso di ogni
confine, di distruggere l’idiotismo delle chiuse ("naturali")
comunità feudali o, comunque, precapitalistiche. Qui,
nell’Introduzione,
Marx ripropone questo discorso, sia pure non nella prospettiva
generalmente storica e sociale, ma sì in quella teorica ed
epistemologica.
Il
termine verständliche, però, corrisponde, anche,
all’italiano «sensato» (come quando si dice, ad es., «far così
e così è cosa sensata»); questo secondo significato è
strettamente legato al primo -non solo nell’uso della lingua
tedesca, ma anche nella riflessione di Hegel.
Infatti,
il mondo del Verstand è, anche, il mondo
dell’agire, dell’utile, dell’ «economico» nel significato di
efficace, pragmaticamente positivo, di ‘razionale’ -nel senso in
cui l’economia, anche oggi, si pone il problema dei
mezzi razionali per conseguire scopi, in una
condizione di penuria.
Se,
dunque, la produzione in generale è un esempio
di verständliche Abstraktion, possiamo dire, in
italiano, che si tratta di una astrazione sensata. e ciò
perché, come Marx chiarisce, raccogliendo i caratteri comuni alla
varie forme di produzione succedutesi nella storia, ci consente di
risparmiare ripetizioni e lungaggini (nella tradizione empiristica,
questa è la giustificazione fondamentale delle astrazioni). Si
tratta, dunque, di uno strumento utile all’impresa scientifica,
esattamente nel senso in cui lo stesso Hegel lo riconosceva tale. Ma
la questione non finisce qua; al contrario, è a questo punto che
inizia il contributo importante, che Marx dà alla caratterizzazione
-e, quindi, alle possibilità d’uso- di questo strumento
scientifico.
Poniamo
che siano dati gli individui a, b, c, ..., n (ad es., i vari modi di
produzione succedutisi nella storia) e che p, q, r siano loro
caratteristiche costanti; il concetto di produzione in generale
risulterà, dunque, P = p, q, r.
Va
considerato, però, osserva Marx che, ad. es., «p», si svolga in
p’, p" e che queste nuove
caratteristiche, immediatamente ricavabili da
«p», non si trovino in tutti gli esempi storici di
modi di produzione, sebbene in uno e non nell’altro, nel più
antico come pure nel più moderno ma non in quelli intermedi, ecc.
(E’ le cose stanno proprio così, come mostra la storia dei diversi
modi di produzione). E’ chiaro che, a questo punto, la formula
della produzione in generale (P = p, q, r) rivela
forti limiti, se il problema è quello di capire cosa sia produzione.
In
altre parole, ci rendiamo conto a questo punto che comprendere cosa
sia produzione non è mai possibile, se non
combinando -e volta a volta, in modo diverso-
caratteristiche comuni a tutti i modi di produzione
e caratteristiche che, invece, differenziano questo
da quello.
In
conclusione, mediante l’analisi critica della verständliche
Abstraktion, Marx propone, in realtà, una concezione del
conoscere scientifico che, articolando comune e differente,
giunge a cogliere la particolarità dell’oggetto
suo. Che tutto ciò sia appieno hegeliano è difficilmente
smentibile.
giovedì 30 novembre 2017
"Heidegger e il problema del Nichilismo"- Costantino Esposito
mercoledì 29 novembre 2017
Le parole sono importanti - Alessandra Ciattini
Da: https://www.lacittafutura.it - ALESSANDRA CIATTINI insegna Antropologia culturale alla Sapienza.
Le parole non forniscono solo informazioni, ma forgiano la nostra mente.
Debbo
dire che non ho mai molto apprezzato il cinema minimalista di Nanni
Moretti, ma mi ha colpito il suo sottolineare, in più occasioni, per
esempio in Palombella
rossa (1989),
che “Le
parole sono importanti”,
tanto che giunge in una scena a schiaffeggiare la sua interlocutrice
perché gli ha attribuito espressioni a lui del tutto estranee come
per esempio trend negativo,
ribadendo che lui non parla né pensa così. Non solo, ma si
incollerisce anche di fronte ad espressioni come kitch, cheap,
o di fronte a frasi fatte, ripetute senza immaginazione e prive di
qualsiasi tentativo di riflessione, sollecitando a non farsi
condizionare dall’ambiente che ci circonda, dalle espressioni
giornalistiche più usate, da una maniera stravolta di parlare che ci
conduce a pensare e a vivere male. Soprattutto ho condiviso l’idea
che le
parole contribuiscono a forgiare il nostro pensiero,
divenendo così un potente strumento sia di manipolazione che di
emancipazione.
Sicuramente l’intuizione di Moretti è intelligente, anche se poi giunge a sostenere una posizione irrazionalistica, quando afferma, in altre sequenze del film, che odia la parola scritta perché in essa un pensiero una volta cristallizzato si trasformerebbe in una menzogna, dimenticando che anche le parole scritte come quelle parlate possono avere un diverso valore di verità e che, d’altra parte, nessuno può esprimersi se non attraverso la mediazione della parola o di altri strumenti comunicativi come per esempio i gesti. Pertanto, non possiamo fare a meno della parola scritta o parlata e dobbiamo sempre valutarne il significato e il contenuto, tenendo presente sia il contesto sociale in cui essa viene pronunciata, sia il ruolo sociale di chi la emette e di chi la riceve. Insomma, ogni forma di comunicazione prevede irrimediabilmente una mediazione, senza quale esiste solo la telepatia o la condivisione mistica, le quali non mi sembrano funzionare molto bene.
Sicuramente l’intuizione di Moretti è intelligente, anche se poi giunge a sostenere una posizione irrazionalistica, quando afferma, in altre sequenze del film, che odia la parola scritta perché in essa un pensiero una volta cristallizzato si trasformerebbe in una menzogna, dimenticando che anche le parole scritte come quelle parlate possono avere un diverso valore di verità e che, d’altra parte, nessuno può esprimersi se non attraverso la mediazione della parola o di altri strumenti comunicativi come per esempio i gesti. Pertanto, non possiamo fare a meno della parola scritta o parlata e dobbiamo sempre valutarne il significato e il contenuto, tenendo presente sia il contesto sociale in cui essa viene pronunciata, sia il ruolo sociale di chi la emette e di chi la riceve. Insomma, ogni forma di comunicazione prevede irrimediabilmente una mediazione, senza quale esiste solo la telepatia o la condivisione mistica, le quali non mi sembrano funzionare molto bene.
sabato 25 novembre 2017
"Il compito del pensiero" - Carlo Sini
Vedi anche: Lezione1- Hegel,"Filosofia e Metodo" - https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/11/hegelfilosofia-e-metodo-carlo-sini.html
Lezione 2 - Heidegger,"Il compito del pensiero", parte prima:
Lezione 2 - Heidegger,"Il compito del pensiero", parte seconda: https://www.youtube.com/watch?v=JXtN-gfzc_4
martedì 21 novembre 2017
Nei Quaderni filosofici di Lenin: la lettura della Logica e i fondamenti dell'hegelomarxismo - Emiliano Alessandroni
Da: https://www.uniurb.it/novita-ed-eventi/4047 - Alt Går Bra -
EmilianoAlessandroni, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”.
Discussione: https://www.youtube.com/watch?v=_CqDkCQqERY
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