La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
Da: https://www.facebook.com/lacinarossa - Daniele Burgio, Massimo Leoni, Roberto Sidoli, autori dei libri: Ratzinger o fra Dolcino? L’effetto di sdoppiamento nella religione occidentale; Microsoft o Linux? Scienza, tecnologia ed effetto di sdoppiamento; Leggi economiche universali e comunismo; Filosofi di frontiera; Pitagora, Marx e i filosofi rossi.
Con l'epocale ed eroica vittoria sul nazifascismo genocida nei confronti di ebrei, rom e comunisti, si assistette a un successo imperituro di cui hanno sicuramente il merito essenziale, (ivi compresa la liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945) il popolo sovietico, l'Armata Rossa e il partito bolscevico allora diretto da Stalin, consolidando tra l'altro il loro ruolo, già acquisito in precedenza a partire dalla vittoriosa e ben armata pratica di massa dell'Ottobre Rosso del 1917, principale centro di gravità del movimento comunista e del socialismo su scala planetaria.
Un passato glorioso, sicuramente, ma come esso si connette con la nostra epoca attuale?
Più nello specifico, la Cina contemporanea svolge una funzione analoga nel Ventunesimo secolo e all'inizio del terzo millennio, nello scontro titanico e ormai plurisecolare che dal 1917 vede opposti socialismo e imperialismo?
A tal proposito esamineremo lo scenario contemporaneo internazionale e, in seguito, il rapporto organico di Pechino con il marxismo; poi passeremo al peso dominante della sezione collettivistica nell'economia cinese, allo stimolo positivo che a livello globale stanno già ora suscitando i successi produttivi, sociali e tecnologici della Cina prevalentemente socialista (triplicazione dei salari operai cinesi dal 2004 al 2016, computer quantistici, 5G e 6G per cellulari, stazione orbitante cinese, ecc.) e, infine, al ruolo decisivo svolto da Pechino contro l'unipolarismo egemonico di Washington su scala planetaria.
Da: http://www.maggiofilosofico.it - Giorgio Gattei è uno storico del pensiero economico ed economista marxista italiano. Professore di Storia del Pensiero Economico presso la Facoltà di Economia dell'Università di Bologna.
Sulla “follia babilonese” di John Maynard Keynes, ovvero: la verità, vi prego, sulla moneta. Cronache marXZiane n. 14 http://www.maggiofilosofico.it/40538-2
Dgiangoz è il mio consulente in analisi logica marXZiana che, interpellato, così mi ha risposto:
– Sei tornato da me? Non ti fidi delle tue sole competenze? Ne prendo atto e ti vengo incontro. Rispetto ai miei interventi precedenti, adesso in quel dominio di Saggio Massimo del pianeta Marx in cui sei finito e dove, pur impiegando lavoro, non si pagano salari, le due sole merci prodotte (una “base” e una “non-base” secondo la nomenclatura introdotta da Piero Sraffa nel libro del 1960), invece di essere grano e tulipano sono diventate orzo e birra, ma questo cambia poco dato che l’orzo è una “merce-base” in quanto necessaria per produrle entrambe, mentre la birra è una “merce-non base” addirittura assoluta perché non serve nemmeno a produrre se stessa (che fai della birra se non berla?). Più interessante è invece la sostituzione, nella funzione d’intermediazione tra le due produzioni, del Palazzo al posto del Tempio, il che ti ha consentito di attribuirgli la doppia funzione di tassare il produttore d’orzo (d’ora in poi l’“orziere”) per poi prestare al produttore di birra (d’ora in poi il “birraio”) quel gettito fiscale così raccolto. Però hai strafatto nel supporre che il Palazzo prelevi l’intero profitto massimo dell’orziere per girarlo integralmente e gratuitamente al birraio. Certamente, così facendo, hai raggiunto d’assalto l’equilibrio di bilancio tra le entrate e le uscite del Palazzo:
R a11 Q1 = a12 Q2
dove a11 e a12 sono i coefficienti unitari delle due produzioni, Q1 e Q2 le quantità rispettivamente prodotte ed R è il Saggio Massimo del profitto, ma non ti parrebbe più plausibile che il Palazzo prelevi a titolo d’imposta soltanto una percentuale del profitto massimo dell’orziere secondo una aliquota fiscale (t < 1, mentre sul prestito al birraio si facesse pagare un interesse secondo un tasso i > 0? Però, così facendo, ne sarà modificato quell’equilibrio di bilancio del Palazzo da te dedotto che dovrà essere ripensato tenendo comunque conto che le tasse sono pagate soltanto dall’orziere produttore della merce-base, mentre l’interesse è pagato soltanto dal produttore della merce non-base, cioè dal birraio.
Da: la Città Futura - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). -
Riccardo Zipoli è professore emerito di Lingua e letteratura persiana presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove ha insegnato Lingua e letteratura persiana (1975-2018) e Ideazione e produzione fotografica (2010-2018). -
Con la professoressa Alessandra Ciattini presentiamo il libro "Lenin l'eterno vivente" a cura di Riccardo Zipoli.
L’intervista trasmessa in diretta su Twitter/X che la leader di Alternative für Deutschland Alice Weidel ha rilasciato a Elon Musk ha prevedibilmente sollevato un’ondata di polemiche. Non soltanto perché il colloquio era stato anticipato da un endorsement del magnate a favore dell’astro nascente della politica tedesca pubblicato sul quotidiano «Welt am Sonntag», ma anche per le prese di posizione della stessa Weidel. Musk sta in altri termini tirando la volata ad Afd, dopo aver attaccato il cancelliere tedesco Olaf Scholz ed espresso pubblicamente appoggio al partito Reform United Kingdom e al governo italiano guidato da Giorgia Meloni, suscitando reazioni stizzite in tutto il “vecchio continente”. Sono in molti a ritenere che l’atteggiamento di Musk configuri una indebita ingerenza negli affari europei, da contrastare con ogni mezzo disponibile. L’intervista alla Weidel è stata passata al vaglio dei regolatori di Bruxelles, chiamati a rilevare eventuali violazioni del diritto comunitario intese ad assicurare una maggiore visibilità, e quindi un indebito vantaggio elettorale, ad Alternative für Deutschland rispetto ai partiti rivali. Le preoccupazioni espresse riguardo possibili interferenze elettorali sono oggetto di dibattito e analisi da parte delle autorità europee, con il commissario europeo Thierry Breton che si è spinto a evocare la possibilità di procedere all’annullamento delle prossime elezioni tedesche in caso di irregolarità, dichiarando che «facciamo applicare le nostre leggi in Europa laddove queste rischiano di essere aggirate da interferenze […]. Lo abbiamo fatto in Romania, se necessario lo faremo in Germania». Parliamo di tutto questo assieme a Elena Basile, scrittrice, editorialista, collaboratrice de «Il Fatto Quotidiano» e diplomatica con all’attivo esperienze in Svezia e Belgio in qualità di ambasciatrice. (Giacomo Gabellini)
Da: https://pagineesteri.it - Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive anche di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con Pagine Esteri, il Manifesto, El Salto Diario e Berria.
La dislocazione delle truppe russe in Africa
Il repentino crollo del regime di Bashar Assad in Siria ad opera delle milizie islamiste di Hayat Tahrir al-Sham (provenienti da Al Qaeda e dallo Stato Islamico, sostenute dalla Turchia e da alcune petromonarchie) ha posto la Russia di fronte all’urgente necessità di riconfigurare il proprio schieramento militare allo scopo di non perdere il presidio nel Mediterraneo e la conseguente proiezione nel continente africano.
Il massiccio intervento militare russo del 2015 aveva impedito che le fazioni fondamentaliste avessero la meglio sulle forze governative e su quelle inviate dal cosiddetto “asse della resistenza” (Iran, Hezbollah, milizie sciite irachene), ottenendo in cambio l’ampliamento della base aerea di Khmeimim e della base navale di Tartus – concesse da Hafez Assad nel 1971 – fondamentali per l’invio delle armi e dei militari di Mosca nel Corno d’Africa e nel Sahel.
Ma la vittoria, in Siria, degli islamisti guidati da Ahmed al-Sharaa – che la Federazione Russia non ha voluto o saputo impedire – ha rimesso tutto in discussione. Il nuovo regime siriano e i suoi sponsor, certamente ostili alla Russia così come all’Iran, per ora stanno lanciando segnali discordanti sulla continuazione della presenza militare russa nel paese. Il nuovo leader, finora noto con il nome di battaglia di Abu Mohammad Al Jolani, ha lanciato messaggi distensivi e pubblicamente non ha mai chiesto la restituzione delle basi di Khmeimim e Tartus.
Al tempo stesso però Damasco ha bloccato l’importazione delle merci russe, insieme a quelle israeliane e iraniane, e non sono mancati gesti ostili nei confronti dei contingenti militari di Mosca che nelle scorse settimane hanno rapidamente abbandonato varie installazioni sparse nel paese per tornare in patria o raggiungere le due basi principali sulla costa mediterranea.
Da: https://pagineesteri.it - Giorgio Michele giornalista de Il Manifesto, direttore della rivista Pagine Esteri. Autore di tre libri sul Medio Oriente: Nel Baratro, Cinquant'anni dopo, Israele mito e realtà. -
Sono già centinaia i residenti del campo profughi di Jenin e delle aree adiacenti che hanno abbandonato le loro case spinti dalle intimazioni provenienti da droni israeliani dotati di altoparlanti. Nel frattempo l’esercito israeliano ha demolito diverse abitazioni dopo aver rioccupato la città tra lunedì notte e martedì con colonne di veicoli blindati e la copertura di elicotteri e droni.
Il pericolo immediato avvertito dagli abitanti è la possibile distruzione da parte dell’esercito del campo profughi considerato da Israele una roccaforte della resistenza armata e il rifugio per decine di combattenti di varie organizzazioni palestinesi, a cominciare dalla Brigata Jenin (Jihad). Si teme che la città diventi la “Jabaliya della Cisgiordania”, in riferimento alla città-campo profughi rasa al suolo da Israele durante quindici mesi di offensiva a Gaza.
Le ruspe blindate hanno già scavato le strade, rendendo difficile la circolazione in città, mentre centinaia di persone hanno abbandonato le loro case trascinando valigie o trasportando sacchetti di plastica con i loro effetti personali dopo aver affermato di aver ricevuto ordini di evacuazione. “Non volevamo andarcene”, ha raccontato Hussam Saadi, 16 anni all’agenzia Reuters. “Poi hanno mandato un drone nel nostro quartiere, dicendoci di lasciare il campo perché lo avrebbero fatto saltare in aria”. Israele nega di aver ordinato ai residenti di lasciare le proprie abitazioni, ma testimoni riferiscono che i droni hanno lanciato piccole bombe di avvertimento verso le case dove le famiglie avevano rifiutato di essere evacuate. Quindi i soldati le hanno costrette ad uscire, poi hanno bruciato alcune abitazioni.
Da: https://www.laluce.news - Gabriele Repaci Studioso del mondo islamico e del Vicino Oriente. Laureato in Filosofia presso l'Università degli Studi di Milano, ha intrapreso una carriera che coniuga ricerca accademica e attività giornalistica.
I quindici mesi di assedio e bombardamenti su Gaza, iniziati il 7 ottobre 2023, hanno trasformato l’area in un luogo inabitabile, lasciando la popolazione sopravvissuta a fronteggiare un futuro drammatico. L’inabitabilità non riguarda soltanto la distruzione fisica delle infrastrutture, ma anche una devastazione sociale, politica ed economica senza precedenti. I sopravvissuti sono costretti ad affrontare il trauma collettivo, la pulizia delle macerie e la ricostruzione di un tessuto sociale ormai lacerato.
Un Ritorno all’Età della Pietra
Le operazioni israeliane, secondo dichiarazioni di alti ufficiali, mirano a riportare Gaza a un “ritorno all’età della pietra”, un’espressione che sintetizza la portata della distruzione inflitta. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha attuato una strategia di devastazione sistematica, colpendo ogni aspetto della vita civile: scuole, ospedali, abitazioni, moschee e campi profughi palestinesi sono stati ridotti in macerie. Le condizioni di vita sono talmente insostenibili da spingere parte della popolazione a lasciare Gaza, mentre chi rimane è intrappolato in uno spazio inquinato e devastato, lottando per accedere ai beni essenziali.
Da: https://www.analisidifesa.it - Il Contesto - Gianandrea Gaiani. Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa.
Mentre le forze armate russe si accingono a serrare l’accerchiamento di Pokrovsk, ultimo caposaldo della linea di difesa ucraina nel Donbass, l’amministrazione Biden impone l’ennesima tornata di sanzioni contro la Russia e il presidente iraniano Pezeshkian si reca a Mosca per formalizzare assieme al suo omologo russo Putin l’atteso accordo di partnership strategica, al culmine di un lungo e meticoloso processo di gestazione.
Sullo sfondo, continua a imperversare il dibattito tutto occidentale volto all’individuazione di vie d’uscita dal vicolo cieco ucraino che consentano di minimizzare la portata della sconfitta di Kiev.
Sulla rivista «The Atlantic», il politologo Robert Kagan, esponente di punta della compagine neoconservatrice e marito di Victoria Nuland, ha scritto che «l’Ucraina non perderà in maniera recuperabile e negoziata, con territori vitali sacrificati ma un’indipendenza mantenuta e protetta da garanzie di sicurezza occidentali.
Il Paese è invece chiamato ad affrontare una sconfitta totale, implicante perdita di sovranità e completa sottoposizione al controllo russo […]. Trump deve ora scegliere tra accettare una umiliante sconfitta strategica sulla scena mondiale o moltiplicare immediatamente il sostegno americano per l’Ucraina fintanto che c’è ancora tempo».
Lo stesso segretario generale della Nato Mark Rutte ha riconosciuto che l’Ucraina non è nelle condizioni per negoziare da una posizione di forza, ed ha aggiunto che «l’attuale 2% del Pil che i Paesi europei della Nato destinano al bilancio della difesa è irrilevante. La Russia sforna in soli 3 mesi la produzione che l’intera Nato da Los Angeles ad Ankara è in grado di sostenere nell’arco di un anno». Simultaneamente, il quotidiano israeliano «Haaretz» scrive che Steve Witkoff, inviato speciale di Trump in Medio Oriente, ha schiacciato politicamente Netanyahu imponendogli l’accettazione di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza che sta suscitando grossi malumori all’interno del governo di Tel Aviv.
Sul versante americano, Trump ha invece espresso l’intenzione di rivedere radicalmente le relazioni con Canada, Groenlandia e Panama, conformemente a una politica che si richiama più o meno esplicitamente alla vecchia Dottrina Monroe. Ne parliamo assieme a Gianandrea Gaiani, giornalista, saggista e direttore della rivista telematica «Analisi Difesa».