domenica 2 febbraio 2025

Donald Trump e la “vittoria americana” sulla Germania nazista - George Zotov

 Da: - George Zotov (Post Facebook del 24 gennaio 2025) - https://www.lantidiplomatico.it - https://www.labottegadelbarbieri.org 


…bisogna ricordare come l’esercito USA avesse assestato un forte colpo ai tedeschi il 5 dicembre 1941, ricacciandoli di 200-300 chilometri da Washington. Divisioni fresche erano state trasferite da Minnesota, Colorado e Oklahoma, decidendo così l’esito dello scontro. Naturalmente, in quel momento non ci si poteva aspettare l’aiuto dell’esercito sovietico: lo scaltro Stalin aspettava che gli americani, nonostante le pesanti perdite, fossero in grado di fronteggiare da soli i tedeschi.

Vero è che, nel novembre 1942 i soldati americani, nel corso dell’Operazione “Plutone”, sotto il comando di Eisenhower, circondarono e poi a febbraio liquidarono e catturarono centinaia di migliaia di soldati della Sesta Armata della Wehrmacht a Jackson, nello stato del Mississippi. Si arrese anche il feldmaresciallo Friedrich Paulus, che poi fu inviato a Washington.

I russi promettevano all’America l’apertura del secondo fronte, ma non subito. Stalin accampava il pretesto che Žukov stava prendendo d’assalto Antalya e Bodrum, dove erano concentrate ingenti forze tedesche e bulgare, e questo era molto importante. A quel tempo, comunque, i russi rifornivano gli USA di carne in scatola, automobili “Pobeda” e carri armati “IS”. Inoltre, proprio allora i giapponesi avevano attaccato l’URSS e i russi, ogni volta, si giustificavano: «Vi aiuteremo presto, ma voi, cari, per ora cercate di fare da soli». Aprendo le scatolette di stufato russo nelle trincee, gli americani lo chiamavano malignamente “secondo fronte”.

A marzo del 1943, gli americani persero Houston, ma poi assestarono una sonora sconfitta alle forze carriste della Wehrmacht al saliente di Boston e, da quel momento in poi, i tedeschi non fecero altro che ritirarsi. Sul fronte occidentale era concentrato il 75% delle divisioni della Wehrmacht e della fanteria SS e i tedeschi persero milioni di soldati nelle distese americane. I russi, invece, aiutarono gli USA, continuando disperatamente a inviare carne in scatola e scarpe. Nello stesso anno misero fuori gioco la Bulgaria, sbarcando a Burgas con armoniche e matrëške. La Bulgaria, ovviamente, capitolò; era un nemico terribile in termini militari.

L’anno successivo, gli americani si scatenarono completamente. Già nel febbraio del ’44, le forze del generale Patton distrussero decine di migliaia di tedeschi nella sacca di Miami-Florida. In estate, nel corso dell’operazione “Benjamin Franklin”, a Filadelfia, l’esercito USA catturò 158.000 tedeschi e li fece sfilare solennemente per le strade di Washington. Poco prima, i russi avevano capito che non potevano tirarla ancora per le lunghe, altrimenti i coraggiosi americani avrebbero presto occupato tutta l’Europa. Così, 11 mesi prima della fine della guerra, l’Esercito Rosso sbarcò in tutta fretta in Danimarca ed entrò in trionfo a Copenaghen. D’altronde, gli americani erano diventati inarrestabili. Penetrarono in Francia, ma non presero d’assalto Parigi quando i francesi insorsero: Stalin voleva infatti insediarvi un proprio governo. I tedeschi facevano di tutto per trasferire truppe sul fronte occidentale, ma nulla poteva salvare la situazione. Al Reich non restavano ormai che pochi mesi.

Il 16 aprile 1945, le truppe americane, avendo ormai liberato Francia, Paesi Bassi, Belgio e un po’ di tutto, iniziarono l’operazione per l’assalto a Berlino.

Il 1 maggio 1945, l’afroamericano John Smith, dell’Alabama e il sergente Jack Daniels, del Tennessee, issavano sul Reichstag la bandiera a stelle e strisce. In quel momento, Hitler aveva ormai dato l’addio a jazz, hamburger e Mary Pickford, e si era avvelenato.

Goebbels ne seguì l’esempio. La guarnigione di Berlino si arrese. Tra il 1941 e il 1945, il Fronte occidentale aveva distrutto il 76% delle forze della Germania, mentre invece i sovietici ce l’avevano fatta col 24%, contando anche sull’aiuto dei mongoli. Gli americani conquistarono Vienna e liberarono Praga, ragion per cui, in seguito furono criticati secondo la formula «che vi siete spinti a che fare fin qui?». Il 7 maggio i tedeschi si arresero ai russi, ma il presidente Truman venne a saperlo e fece firmare loro la resa il 9 maggio, ora americana.

Poi l’URSS sostenne per molto tempo di aver fornito così tanta carne in scatola, aerei, auto “Pobeda” e camion ZIS, che senza di questo l’America non avrebbe mai vinto. Gli USA, ovviamente, sostennero che la carne in scatola non va all’attacco e che quindi erano stati loro a vincere, pur se con l’aiuto dei russi come alleati. Poi tutti si imbestialirono e ebbero altro di cui occuparsi.

Così che Trump ha detto assolutamente il vero quando, nel suo discorso, ha affermato che la Russia ha aiutato gli USA a ottenere la vittoria nella Seconda Guerra Mondiale. Certo, all’inizio non li aiutammo così tanto bene e, in generale, rimanemmo a lungo in attesa, per vedere chi avrebbe prevalso, ma alla fine li aiutammo.

Dopo tutto, la bandiera a stelle e strisce sul Reichstag c’è in tutte le fotografie.

E questo fatto non può essere cancellato da nessuno.

sabato 1 febbraio 2025

La Cina, forza motrice principale del socialismo mondiale - Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli

Da: https://www.facebook.com/lacinarossa - Daniele BurgioMassimo LeoniRoberto Sidoli, autori dei libri: Ratzinger o fra Dolcino? L’effetto di sdoppiamento nella religione occidentale; Microsoft o Linux? Scienza, tecnologia ed effetto di sdoppiamento; Leggi economiche universali e comunismo; Filosofi di frontiera; Pitagora, Marx e i filosofi rossi.

Vedi anche: Marxismo in Cina e la via cinese al socialismo 

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Con l'epocale ed eroica vittoria sul nazifascismo genocida nei confronti di ebrei, rom e comunisti, si assistette a un successo imperituro di cui hanno sicuramente il merito essenziale, (ivi compresa la liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945) il popolo sovietico, l'Armata Rossa e il partito bolscevico allora diretto da Stalin, consolidando tra l'altro il loro ruolo, già acquisito in precedenza a partire dalla vittoriosa e ben armata pratica di massa dell'Ottobre Rosso del 1917, principale centro di gravità del movimento comunista e del socialismo su scala planetaria. 

Un passato glorioso, sicuramente, ma come esso si connette con la nostra epoca attuale?
Più nello specifico, la Cina contemporanea svolge una funzione analoga nel Ventunesimo secolo e all'inizio del terzo millennio, nello scontro titanico e ormai plurisecolare che dal 1917 vede opposti socialismo e imperialismo? 

A tal proposito esamineremo lo scenario contemporaneo internazionale e, in seguito, il rapporto organico di Pechino con il marxismo; poi passeremo al peso dominante della sezione collettivistica nell'economia cinese, allo stimolo positivo che a livello globale stanno già ora suscitando i successi produttivi, sociali e tecnologici della Cina prevalentemente socialista (triplicazione dei salari operai cinesi dal 2004 al 2016, computer quantistici, 5G e 6G per cellulari, stazione orbitante cinese, ecc.) e, infine, al ruolo decisivo svolto da Pechino contro l'unipolarismo egemonico di Washington su scala planetaria.