L'importante, nel loro horror di fronte alla caduta del saggio di profitto,
è però Ia sensazione che il modo di produzione capitalistico
nello sviluppo delle forme produttive incontri dei limiti,
che in sé e per sé non hanno nulla a che vedere con la produzione della ricchezza,
e questo limite peculiare testimoni la limitatezza
e il carattere soltanto storico di questo modo di produzione,
e il fatto che esso non è il modo di produzione assoluto
per Ia produzione della ricchezza, ma anzi giunto a un certo stadio
entra in conflitto con il proprio sviluppo ulteriore"
[Marx, Manoscritto del III libro del Capitale]
A quanto pare non è proprio possibile liberarsi di Marx. E dire che sembrava
fatta. Appena venti anni fa" con il crollo – più farsesco che tragico (le tragedie
sarebbero seguite a breve) - dei regimi dell'est europeo e la vittoria del
capitalismo in salsa thatcheriano-reaganiana, anche su Marx e le sue teorie sembrava
calato definitivamente il sipario. Sembrava che la pagina del marxismo
fosse stata definitivamente voltata e che gli scritti di Marx fossero ormai destinati
agli storici e ad un pugno di nostalgici fuori dal tempo. I volumi dell'edizione
delle opere di Marx ed Engels che nella ex Berlino est dei primi anni novanta
affollavano le bancarelle dei libri usati tra il disinteresse dei passanti sembravano
costituire la prova migliore di questo destino.
Purtroppo, però, per risolvere ed eliminare le contraddizioni del reale non
basta sostenere che esse non esistono. E questo vale per gli individui come per
le società. Anche per la società capitalistica dei nostri giorni, o "economia di
mercato" che dir si voglia. E così, nel 2007, è arrivata la crisi che dura tuttora.