La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
venerdì 30 agosto 2013
Quel pasticciaccio brutto dell’euro - Sergio Cesaratto -
Il sovrappiù è ciò che rimane alle classi dominanti del prodotto sociale dopo che ne hanno destinato una parte alle sussistenze dei lavoratori e delle loro famiglie. Le merci che costituiscono il sovrappiù devono tuttavia essere vendute. Parte di esse sono acquistate dai capitalisti medesimi (che se le scambiano fra loro) sotto forma di consumi di lusso (yacht, ville ecc.) o di beni di investimento (nuovi macchinari ecc). La spesa dei capitalisti può tuttavia essere insufficiente ad assorbire tutto il sovrappiù. Michal Kalecki - il “Keynes marxista” - riprese e rese coerente l’idea di Rosa Luxemburg che il capitalismo ha bisogno di “mercati esterni” per smaltire la parte del sovrappiù non assorbita dai capitalisti medesimi. La spesa pubblica è un esempio di mercato esterno: un’adeguata spesa pubblica consente elevati livelli di produzione in quanto ne assorbe una parte come acquisti della pubblica amministrazione (per esempio sotto forma di armamenti). Concentrandoci sulla parte della spesa in disavanzo, sono i capitalisti medesimi a finanziarla acquistando titoli del debito pubblico – sicché essi con una mano vendono le merci al settore pubblico mentre con l’altra gli prestano i ricavi ottenuti. Un altro mercato esterno sono i “consumi autonomi”, ovvero i consumi dei lavoratori finanziati dal credito al consumo. Il ruolo trainante di tale componente della domanda aggregata lo si può apprezzare pensando al boom edilizio pre-crisi negli Stati Uniti e in Spagna. Anche in questo caso i capitalisti con una mano vendono e con l’altra prestano alle famiglie. Si osservi come l’assorbimento del sovrappiù da parte di Stato e famiglie implichi l’indebitamento di questi settori. Il debito delle famiglie è quello più fragile, potendo lo Stato sempre ricorrere all’aumento delle imposte e al finanziamento della banca centrale. Quella parte del sovrappiù che non è consumata all’interno di un paese né dai suoi capitalisti, né dallo Stato e neanche dalle famiglie (indebitate), può trovare sbocco all’esterno e va così a rappresentare il surplus commerciale con l’estero. Sono in genere i paesi più avanzati, come gli Stati Uniti nel secondo dopoguerra, e/o quelli mercantilisti, come il Giappone o la Germania, a trovarsi nella condizione di paesi esportatori netti (cioè che tendono a esportare più di quanto importino). I paesi mercantilisti accentuano questa tendenza attraverso la compressione dei consumi interni, pubblici e privati. Questo accade, per esempio, attraverso aumenti dei salari reali in misura inferiore alla crescita della produttività del lavoro. Essendo paesi come Giappone e Germania economie ad elevata produttività, i salari reali sono comunque alti, per cui i sindacati possono facilmente diventare conniventi a tale modello (per alcuni dettagli del modello tedesco si veda Cesaratto & Stirati 2011). Anche in questo caso i capitalisti (dei paesi in surplus commerciale) con una mano vendono le proprie merci ai paesi (definiamoli) periferici, mentre con l’altra prestano a tali paesi i capitali necessari per finanziare i propri deficit di bilancia dei pagamenti. http://www.sinistrainrete.info/teoria-economica/3007-sergio-cesaratto-quel-pasticciaccio-brutto-delleuro.html
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Articolo assai chiaro e suggestivo per l'allarmante ma credibile scenario che delinea. D'altra parte, che l'euro sia nato per favorire i paesi europei più forti, e che sia nello stesso tempo legato a un progetto di restaurazione antioperaia, è cosa da tempo chiara a parecchi di noi. E' possibile, mi domando, porre la strategia disciplinante, di cui parla Cesaratto,in relazione con la crisi e il crollo dei paesi socialisti? Francamente penso di sì. Il capitale segna un grosso punto a suo favore nel conflitto di classe e ora - un' "ora" che dura da molto tempo - si riprende tutto ciò che era stato costretto a cedere per continuare ad apparire il migliore dei mondi possibili.
RispondiEliminaaristide bellacicco
L'articolo di Cesaratto offre una chiara ricostruzione della crisi dell'Euro come crisi da bilancia dei pagamenti.
RispondiEliminaLe cause sono ormai note: mancata convergenza delle politiche nazionali; assenza di meccanismi comunitari di redistribuzione dei redditi dai paesi in surplus a quelli in deficit (ma anche di controllo stringente sulla quantità e qualità della spesa di questi ultimi); e così via ...
La parte dell'articolo che colpisce di più è l'ammissione da parte dell'Autore che la rottura dell'Euro, sebbene ritenuta (come ovvio) lo scenario più desiderabile, rappresenti anche l'opzione più densa di incognite e, comunque, di meno immediata e probabile realizzazione.
Ritengo che un tale bagno di realismo sia opportuno da parte di tutti coloro, a Sinistra, stanno investendo le proprie energie su una tale prospettiva.
A mio avviso, in questo contesto storico, l'uscita dalla crisi e la realizzazione di una società più giusta (anche se non necessariamente più ricca), devono essere perseguiti attraverso la redistribuzione e ridestinazione delle risorse, finanziarie e umane, già esistenti all'interno della nostra società.
Il punto di partenza è quello riconsocere che la ricetta Keynesiana in Italia è già stata utilizzata, e male.
Spendere i soldi pubblici per sostenere i consumi al tempo presente secondo logiche clientelari (l'equivalente di scavare una buca o poi riempirla) non può avere i medesimi effetti che finanziare, ad esempio, l'istruzione la ricerca. Adesso siamo costretti a recuperare il tempo perduto.
Così pure, la tensione verso una società più giusta non può esaurirsi nella solita "scorciatoia" della spesa pubblica in disavanzo; essa richiede piuttosto lo sforzo di una ricomposizione degli interessi particolari delle diverse categorie intorno ad un progetto di sviluppo inclusivo e sostenibile.
Un cordiale saluto
http://marionetteallariscossa.blogspot.it/