"La
guerra europea, preparata durante decenni dai governi e dai partiti borghesi di
tutti i paesi, è scoppiata. L'aumento degli armamenti, l'estremo inasprimento
della lotta per i mercati nella nuova fase imperialistica di sviluppo del
capitalismo nei paesi più avanzati, gli interessi dinastici delle monarchie più
arretrate dell'Europa orientale dovevano inevitabilmente condurre, e hanno
condotto, a questa guerra. Conquistare territori e asservire nazioni straniere,
mandare in rovina le nazioni concorrenti e depredarne le ricchezze, deviare
l'attenzione delle masse lavoratrici dalla crisi politica interna in Russia, in
Germania, in Inghilterra e in altri paesi, scindere le masse lavoratrici,
abbindolarle mediante l'inganno nazionalistico e distruggerne l'avanguardia
allo scopo di indebolire il movimento rivoluzionario del proletariato, ecco
l'unico effettivo contenuto, il significato e la portata della guerra
attuale".
(Lenin, 1914, Opere Complete, Vol. 21, pag. 19, Editori
Riuniti, Roma, 1966)
Il dominio dell'imperialismo è più incisivo sulla vita dei
lavoratori di tutto il mondo di quanto non fosse il secolo passato: un fatto
reso possibile dall'intensificazione della globalizzazione del capitalismo,
fenomeno individuato nel Manifesto comunista: la borghesia dei centri
imperialisti tradizionali ha infatti ridisegnato il mondo a propria immagine,
ma data la natura dialettica della realtà il suo declino politico ed economico
è segnato nella misura in cui le ex colonie sviluppano le proprie economie
capitaliste. L'imperialismo è più dominante, ma le vecchie potenze imperiali
non lo sono. Dove condurrà questa rivalità imperialista? L'aperta belligeranza
regionale con il coinvolgimento delle grandi potenze capitaliste non si può
escludere. Sicuramente le maggiori potenze continueranno a confrontarsi tra
loro per procura, attraverso altri Stati, attraverso organizzazioni politiche e
paramilitari, siano essi partiti politici, multinazionali, mercenari o gruppi
terroristici.
Oggi, un secolo dopo la prima guerra mondiale,
l'imperialismo continua a significare guerra. Mentre declinano i vecchi centri
imperialisti e crescono quelli nuovi, le rivalità interimperialiste si
acuiscono. La competizione per il controllo delle risorse, dal petrolio all'oro
fino all'acqua, continuerà a causare attriti tra le potenze imperialiste, che
useranno ogni mezzo a loro disposizione per assicurare che queste risorse siano
impiegate per il loro profitto privato. E' probabile che la rivalità
interimperialista continui a produrre guerre, in particolare con attacchi dei
blocchi imperialisti contro paesi piccoli ma ricchi di risorse. Guerre
regionali limitate, tra i maggiori centri imperialisti non si possono escludere
nei prossimi anni e decenni. Come un secolo fa, gli imperialisti invocheranno
il nazionalismo e lo sciovinismo, il razzismo e il settarismo religioso ed
etnico, per dividere e indebolire il movimento dei lavoratori. Come un secolo
fa, saranno aiutati dal tradimento della socialdemocrazia.
Leggi tutto: http://www.resistenze.org/sito/te/pe/mc/pemceg24-014831.htm
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