martedì 6 dicembre 2011

Lenin, materialismo, Empiriocriticismo - Stefano Garroni -


In luogo di una introduzione.


Chi ha una certa famigliarità con la letteratura filosofica, dovrebbe sapere che oggi difficilmente può darsi  un professore di filosofia (come anche di teologia[-1] ), che non sia preso dalla critica del materialismo. Mille e mille volte è stata annunciata oramai la sua smentita ed anche nei nostri giorni  si continua a farlo per la centesima o millesima volta. I nostri revisionisti si impegnano nello smentire il materialismo, ma in ciò essi danno l’impressione che la loro critica  sia rivolta al materialismo di Plechanov, ma non a quello di Engels[-2] , non al materialismo fuerbachiano, non alle concezioni materialistiche di J. Dietzgen ed infine che essi criticano il materialismo, assumendolo dal più recente e moderno positivismo [-3]

Senza impelagarmi in citazioni, che chiunque lo voglia può trovare a bizzeffe nei libri sopra citati, mi affiderò piuttosto agli argomenti, che Basarov, Bodnov, Juschkeqwitch, Valentinov, Tschernov ed altri machisti, chiamano in causa contro il materialismo. Uso l’appellativo machista come il marchio più semplice e facile; Mach è noto anche  come empiriocritico.


I materialisti, ci si dice, conoscono qualcosa di impensabile e di inconoscibile - <la cosa in sé>, una materia che è esterna all’esperienza, è esterna alla nostra esperienza. Essi precipitano in un autentico misticismo, poiché ammettono qualcosa, che sta al di là, che è oltre i limiti dell’esperienza e della conoscenza. Poiché i materialisti spiegano che la materia mediante la sua azione sui nostri organi di senso produce le sensazioni, assumono essi qualcosa di sconosciuto, un nulla quale fondamento, dato che essi stessi fanno delle sensazioni l’unica fonte della conoscenza. I materialisti cadono nel kantismo (così Plechanov, nella misura in cui egli ammette l’esistenza delle ‘cose in sé, cioè delle cose al di fuori della nostra coscienza), essi raddoppiano il mondo, sostengono il dualismo, in quanto oltre ai fenomeni essi hanno anche le cose in sé, oltre l’immediata dadità dei sensi hanno qualcos’altro, un qualche feticcio, un idolo, un assoluto, una fonte del metafisico, un tratto della religione (la santa materia, come scrive Basarov[-4] ).

Esposizione con esempi della tesi di Bekeley, secondo cui sono i data, che colpiscono la psiche e che consentono la formazione delle idee immagini: ad ogni tipo di organo di senso corrisponde un tipo particolare di immagine (idea. (39). Per Berkeley le cose sono <gruppi di idee> e sotto quest’ ultimo temine, egli intende qualità o sensazioni, ma non astratti pensieri. Berkeley dice ancora che oltre queste idee o oggetti di conoscenza, che il sentimento, lo spirito,l’anima o l’io percepiscono, né esiste né potrebbe esistere altro. (40).

E’ evidente, prosegue il filosofo, che le idee non potrebbero esistere altrimenti, se non in uno spirito che le percepisca[-5] .

Per convincersi di ciò è sufficiente riflettere sul significato della parola <esistere>. “Quando dico che esiste il tavolo su cui scrivo, ciò che intendo è che vedo e sento il tavolo; se mi trovassi fuori del mio studio, potrei parimenti affermarne l’esistenza nel senso che, tornato nello studio, lo percipirei di nuovo …”. Così Berkeley nel § 3 della sua opera e proprio qui egli comincia la sua polemica contro quelli, che egli chiama materialisti. Per me è del tutto incomprensibile, afferma Berkeley, come si possa parlare dell’esistenza assoluta di qualcosa, senza considerare la sua possibilità di divenire oggetto di percezione per qualcuno. Essere significa esser percepito … C’è in realtà un significato vistosamente più ampio, che montagne, fiumi, in altre parole, tutti gli oggetti sensibili, hanno una reale e naturale esistenza , che è diversa dalla loro possibilità di esser percepite da qualche spirito pensante. Questo significato Berkeley lo indica come rivelazione manifesta. “Poiché gli oggetti, a cui abbiamo or ora fatto cenno sono diversi dalle cose da noi sensibilmente percepite e ciò che percepiamo è diverso dalle nostre proprie idee o impressioni (idee o sensazioni?) –  non è del tutto insensato  che il loro legame possibile, quale esso sia, risulti non percepibile?

Qui Berkeley sostituisce l’espressione gruppi di idee con l’altra equipollente legami di sensazioni[-6] , mediante cui accusa i materialisti di mirare all’insensato e di andare ancora oltre, ovvero di cercare una fonte di questo intreccio di sensazioni. Nel § 5, i materialisti vengono rimproverati di porsi un compito immane, ovvero, di volersi affidare ad  una astrazione, quando pretendono di separare  la sensazione dall’oggetto –perché questo equivale ad una astrazione secondo Berkeley . Al termine del § 5, che non compare nella seconda edizione, Berkeley dice “in realtà oggetto e sensazione sono la stessa cosa, poiché non possono fare astrazione l’uno dall’altro. Così Berkeley: “sebbene le idee stesse non esistano al di fuori della mente, tuttavia possono esistere cose simili ad esse, di cui le idee siano copie o riproduzioni somiglianti; queste cose esisterebbero al di fuori della mente in una sostanza non pensante. La mia risposta è che un’idea può essere simile solo a una idea, un colore o una figura solo ad un altro colore o un’altra figura … Inoltre chiedo se questi presupposti originali, ovvero queste  cose esterne, di cui  le nostre idee sarebbero immagini o esibizioni , siano a loro volta percepibili o meno: se lo sono, abbiamo ottenuto quello che volevamo; ma voi potreste dire, invece, che esse non sono percepibili –in questo caso, lascerei a chiunque la decisione di affermare che abbia senso dire che un colore sia in qualche misura simile a qualcosa di non visibile … (§.8). Come il lettore può vedere, gli argomenti di Basarov contro Plechanov rispetto al problema se possono esistere cose all’esterno di noi, anche quando esse non affettano la nostra mente, non differiscono dagli argomenti di Berkeley contro quanti egli definisce materialisti[-7] .

Per Berkeley, il pensiero dell’esistenza di ‘materia’ o ‘sostanza corporea’ (§.9) è una tale contraddizione, qualcosa di così assurdo, che non vale la pena di perder tempo per una contraddizione.“Ma” egli afferma – “la dottrina dell’esistenza della materia sembra avere radici talmente profondamente piantate nello spirito dei filosofi e da ciò sembrano derivare conseguenze così cattive, che io preferirei eser considerato noioso, se non  di astenermi da qualcosa,  che possa condurre a chiarire questo pregiudizio e ad estirparlo. (§.9[-8] ). (41)

Berkeley in quanto respinge l’esistenza assoluta di cose, al di fuori della nostra conoscenza, presenta le concezioni dei suoi avversai in modo se ,loro accettassero la cosa in sé.

Così Lenin caratterizza materialismo e/o idealismo: “Materialismo è il riconoscimento degli <oggetti in sé> o al di fuori della mente; le idee e le impressioni sono copie o immagini di questi oggetti. La dottrina contrapposta (l’idealismo) dice: non esistono gli oggetti al di fuori dello spirito; essi sono fasci di sensazioni. Questo fu scritto nel 1710, ovvero 14 anni prima della nascita di Kant. (42). Ma i nostri machisti consideravano fondamento della cosiddetta filosofia attuale la scoperta che il riconoscimento della cosa in sé  come risultato e deformazione del materialismo a opera del kantismo! Le nuove scoperte dei machisti sono il risultato della loro stupefacene ignoranza della storia delle correnti filosofiche fondamentali. Il loro più recente nuovo pensiero consiste in questo che i concetti di ‘materia’ e di ‘sostanza’ non sono che sopravvivenze di antiche concezioni a critiche. Mach ed Avenarius far progredire il pensiero filosofico, approfondire le analisi e gettar da parte questi assoluti, ovvero  le immodificabili essenze. (42). Se esaminiamo le prime fonti di queste affermazioni (cioè Berkeley), ci accorgiamo che esse non sono altro che presuntuose invenzioni. Berkeley dice con piena determinatezza che la materia è una ‘nonentity’, che la materia è nulla[-9] ..

“Voi potete –così ironizza Berkeley a proposito dei materialisti, voi potreste …usare materia, in senso proprio, quando gli altri usano invece il termine ‘nulla’. In primo luogo, dice Berkeley, si ritiene che colori, odori ecc. <esistano realmente>, in seguito si giunge a liberarsi di ciò e si spiega che essi esistono solo in dipendenza dalle nostre sensazioni. Questo accantonamento degli antichi ed erronei concetti non è,però, portato fino in fondo: ciò che resta è il concetto di sostanza – anche questo un pregiudizio, di cui intorno al 1710 l’umanità finalmente si libera mediante il vescovo Berkeley. Nel 1908 vi sono dei burloni,  come Avenarius, Petzoldt e co., i quali seriamente credono, in primo luogo, che il più recente positivismo e la più recente scienza della natura abbiano messo da parte questi concetti ‘metafisici’. Questi stessi burloni (tra cui Bogdanov) pretendono assicurare il lettore che proprio la nuova filosofia ha fatto chiarezza circa l’errore del raddoppiamento del mondo nella dottrina degli eternamente smentiti materialisti, secondo la cui dottrina la coscienza dell’uomo rispecchia (widerspigelen) ciò che esiste al di fuori della sua coscienza. Sopra il tema del ‘raddoppiamento’ i succitati scrittori hanno scritto un numero infinito di parole, piene di passione. (43).

“La conoscenza, che ne abbiamo (delle idee o cose) –scrive Berkeley- è molto confusa ed oscura e siamo guidati verso molteplici errori dal pregiudizio di una duplice esistenza degli oggetti sensibili –un’esistenza intelligibile, nello spirito, ed un’altra reale, al di fuori dello spirito. E Berkeley si diverte a causa di questa insulsa concezione, che lascia aperta la possibilità di pensare l’impensabile. La fonte del carattere insulso riguarda naturalmente la differenza tra cose ed idee, cioè il presupposto dell’oggetto esteriore.

Dalla stessa fonte deriva la scoperta di Berkeley del 1710 e la recente scoperta di Bogdanov del 1908 riguardo alla fede nei feticci e negli dei. “L’esistenza di una materia e di corpi non percepibili, dice Berkeley, “non è divenuto solo il sostegno fondamentale degli atei e fatalisti, dacché esattamente sullo stesso principio si basa anche il culto delle divinità nelle sue molteplici forme.” (43s). Qui giungiamo alle ‘cattive’ conseguenze dell’assurda teoria dell’esistenza del mondo esterno, che il vescovo Berkeley sollecita ad attaccare, non solo dal punto di vista teoretico, ché infatti induce a perseguitarne i seguaci come nemici. “Dalla teoria della materia e della sostanza corpuscolare son derivati anche –dice Berkeley- l’ateismo e il rifiuto della religione …quanto valore gli atei di tutti i tempi abbiano dato alla sostanza materiale non va neanche menzionato. Tutti i loro mostruosi sistemi stanno in una dipendenza così chiara e necessaria, che una volta tolto questo pilastro, crolla l’intera loro costruzione.
“Se una volta la materia è venuta fuori dalla natura, allora la stessa materia si porta con sé innumeri rappresentazione scettiche ed antireligiose, come un’incredibile quantità di domande antireligiose e confuse” (“principio dell’economia di pensiero, scoperto da Mach negli anni 70 del XIX secolo’’ – ‘’filosofia come pensiero del mondo, secondo il principio del minimo sforzo’’, rivendicato, nel 1876, da Avenarius … (44).

Non solo Berkeley, dunque, era sincero per quanto concerne le tendenze della sua filosofia, ma ancora egli cercava anche di rivestire il loro pallore idealistico e questo per mostrarle libere da incongruenze e accettabile, invece, per il sano intelletto umano. Mediante la nostra filosofia, sostiene Berkeley, contro l’obiezione di chi sostiene ancora l’idealismo soggettivo o, come anche  vien chiamato, il solipsismo- mediante la nostra filosofia non ci priviamo di nessun oggetto naturale(§.34). La natura resta e resta anche la differenza tra chimere e realtà “entrambe infatti esistono parimenti nello spirito. “Non metto in dubbio nessuna cosa, che mediante gli organi dei sensi o mediante la riflessone possiamo conoscere. (45). Dacché le cose che vedo con i miei occhi e che tasto con le mie mani, esistono,esistono realmente, al di fuori del più piccolo dubbio.

Ciò solo di cui discutiamo l’esistenza è ciò, che i filosofi (con l‘eccezione di Berkeley ) chiamano materia o sostanza corporea. E poiché questo avviene, non perdono nulla, come potrei dire, gli altri uomini che saranno privi di questa materia… Certamente gli atei perdono il loro apparente sostegno, poiché i loro punti di vista hanno la garanzia di una empia parola. (45).03/12/2011

Questo pensiero è espresso ancor più chiaramente in §.37, nel quale paragrafo Berkeley risponde all’accusa, mossa al suo pensiero, di aver tolto di mezzo la sostanza corporea: <se il temine sostanza viene preso nel suo senso abituale (volgare), come segno di legame di qualità sensibili –come estensione, solidità, peso e simili- possiamo sottrarci all’accusa; il temine è reso in un senso filosofico, in forza del quale il portatore  degli accidenti o proprietà (esistenti), deve essere indicato al di fuori dello spirito, in questo caso riconosco di fatto che abbiamo superato questo pensiero (ne riconosce la realtà solo in quanto mera rappresentazione/Vorstellung). (45)


 [-1] Nota ancora una volta l’accostamento filosofia  e teologia (cf Feuerbach, ma il tema è anche in Nax. E in Heel?)

 [-2]Nota che –almweno qui- Lenin parla di materialism di Engels, ma non di Marx.

 [-3]Quindi, giusta Lenin, l’atuale filosofi riduce il materialismo alla sua vesione positivistica e la generalizza. Il esto di Berkeley l’ho messo tra i preferiti).

 [-4]I machisti criticano il materialismo, ma non quello moderno di Pechanov, Dietzgened Engels, zì invece quello, che fa tutt’uno col positivismo. Questo materialismo positivistico è lo stesso, che Plechanov critica e che è intimamente legato al kantismo (la cosa in sé). Berkeley ovviamente è contro la cosa in sé.

 [-5]A mio giudizio su questo Hegel è d’accordo, se si daà un senso elativmente peciso a <idea sisente>.

 [-6] Si può parlae di un anticipo rispetto al’uso modero (matematico e logico) di grupo ?

 [-7]Il senso è chi<aro, i machisti pretendon criticare i materilism e finiscono oon identificasi con la critica idealistica a esso

 [-8] Non vi sno archetipi (Berkeley in AAVV, 7469: 154).

 [-9] Si legge in Berkley,7469: 182, che le qualità … non sono che sensazioni o idee, che esistono solo in una mente che le percepisce. 

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