giovedì 24 marzo 2022

COME DISTRUGGERE UN PAESE: IL NOSTRO - Vincenzo Costa

Da: https://www.facebook.com/vincenzo.costa.79025 - Vincenzo Costa è professore ordinario alla Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, dove insegna Fenomenologia (triennale) e Fenomenologia dell'esperienza (biennio magistrale).

Leggi anche: Filosofia e scienza - Vincenzo Costa 

Fare la pace o fare la guerra? - Roberto Fineschi 

Le sanzioni logorano soprattutto chi le impone - Guglielmo Forges Davanzati

L’America sconfigge la Germania per la terza volta in un secolo - Michael Hudson 

Guerra in Ucraina, intervista a Emiliano Brancaccio - Daniele Nalbone

Vedi anche: Verità e punti di vista - Carlo Sini 


Le guerre servono a ridisegnare equilibri di potere. Non solo militare e non principalmente militare. L’aspetto militare è sempre subordinato a quello politico-economico. E di fatto la guerra in Ucraina sta ridisegnando gli equilibri, e ogni giorno ognuno dei duellanti (che sono tutti gli attori della politica internazionali, gli Stati Uniti, la russia, la Cina, la UE, l’India) giocano questa partita. L’aspetto spettacolare e di propaganda, i morti (che sono reali e tragici) fanno parte di questo gioco per ridisegnare, per negoziare gli equilibri economico-politici, oltre che ovviamente militari. 

In questo quadro ci sono i vasi di coccio, che sono paesi come il nostro, nei suoi rapporti con il resto del mondo. Che cosa sta cambiando nel mondo e per noi? La risposta è semplice: stiamo distruggendo il futuro del paese. 

1) Questa guerra ci lascerà più poveri, molto più poveri. L’inflazione è già altissima, e nei prossimi mesi crescerà, mentre i salari resteranno al palo. STANNO DISTRUGGENDO IL POTERE D’ACQUISTO DELLE CLASSI LAVORATRICI DEL PAESE, dei pensionati, dei giovani che già arrancano dietro a lavori precari. Stanno bombardando la nostra vita, e di questo le persone se ne accorgeranno a fine anno, man a mano che il processo si paleserà: sarà l’apparire della realtà. 

2) STANNO DISTRUGGENDO I NOSTRI RISPARMI. 
Con un’inflazione simile i nostri risparmi si stanno disintegrando, tra poco i pochi soldi che molti di noi sono riusciti a mettere da parte per il “non si sa mai” varranno poco, sempre meno. 
Si era gridato al pericolo quando i populisti stavano mettendo a rischio il risparmio degli italiani, ma adesso è il governo che, deliberatamente, seguendo i dettami della casa bianca, per dimostrare fedeltà, sta distruggendo i nostri risparmi. 

3) STANNO DISTRUGGENDO IL SISTEMA PRODUTTIVO DEL PAESE.
In primo luogo perché con costi dell’energia così alti non saremo competitivi, e quindi nel commercio internazionale altri prenderanno le nostre fette di mercato (e non saranno ovviamente i russi, ma americani, inglesi, francesi). Fette di mercato perse significa PERDITA DI POSTI DI LAVORO. 
In secondo luogo, ABBIAMO PERSO UN MERCATO, forse non decisivo, ma comunque importante e cospicuo, COME QUELLO RUSSO, in cui esportavamo di tutto, dai macchinari al vino alla moda. Quello che il ministero degli esteri Russo ha chiarito non è un minaccia da gangster: ha semplicemente detto che quel mercato non sarà recuperato in futuro, perché le espressioni di ostilità sono eccessive, l’odio che il nostro governo sta esprimendo è fuori misura. Questo danneggerà inevitabilmente il tessuto produttivo del paese. 

4) Esporteremo forse qualcosa di più negli USA, ma dipenderemo sempre più da essi, non solo militarmente. E di fatto, se l’intera Europa ha accettato, spesso cambiando posizione nel giro di poche ore (come Francia e Germania), è perché gli USA hanno minacciato sanzioni contro di noi se non li avessimo seguiti nell’applicazione delle sanzioni contro la Russia. 

Sanzioni che, tuttavia, danneggiano l’economia europea ma sono una boccata d’ossigeno per quella statunitense. Ma essendo noi a sovranità limitata, non solo militare ma anche economica, abbiamo come europei dovuto accettare il diktat. 

5) Se questo continua, se si blocca la “locomotiva tedesca”, o se rallenta, questo sarà un altro colpo durissimo per la nostra ripresa e per il nostro sistema produttivo, può provocare una spirale terribile che, un misto di inflazione e recessione: la tempesta perfetta. 

6) La UE ha cambiato natura: è diventata un’agenzia militare. Non solo la parte di PIL dei paesi membri è lievitata a dismisura, ma la UE ha oramai un bilancio militarizzato, peraltro inficiato da conflitti di interesse enormi (Si veda il rapporto ENAAT), dato che la grandi industrie degli armamenti è implicata. Industria che ovviamente non conosce crisi e che anzi sta già facendo lauti profitti, sulla pelle degli ucraini e nostra. 

7) Dombrovskis ci ha massacrati per uno 0,4% che servivano per il reddito di cittadinanza e per le pensioni. Sarebbe stato l’Armageddon. Invece aumentare a dismisura le spese militari è perfettamente compatibile. In fondo, per questi signori siamo solo carne da macello, le vite umane servono solo in quanto sono funzionali all’accumulazione del capitale, al profitto. 
Ovviamente, questo è debito buono, non è debito cattivo. Ora sappiamo che cosa è il debito buono. 

Qui non si tratta di fare i complottisti. Qui non indichiamo cause segrete. La differenza tra complottismo e analisi intellettuale è che l’analisi segue i fenomeni, cerca di mettere in luce che cosa un’azione produce, e questa guerra sta producendo questo, insieme ad altre trasformazioni più profonde, ma l’abbiamo già fatta troppo lunga. 

Queste sanzioni sono sanzioni contro di noi, sono sanzioni che pagheremo noi, e noi si intende la gente che lavora (lavoratori e imprenditori), mentre altri ne trarranno motivo di arricchimento. 

Da questa guerra uscirà una società più ingiusta, più crudele, più carica di odio. 

martedì 22 marzo 2022

Verità e punti di vista - Carlo Sini

Da: Dante Channel - Carlo Sini è un filosofo italiano. Inizia ad insegnare all'Università degli Studi dell'Aquila per poi ricoprire la cattedra di Filosofia teoretica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Milano, dove ha anche svolto per un triennio la funzione di Preside di facoltà. - CarloSiniNoema

                                                                              

lunedì 21 marzo 2022

Fare la pace o fare la guerra? - Roberto Fineschi

Da: https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Roberto Fineschi (Marx. Dialectical Studies) è un filosofo italiano. Membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere di Marx ed Engels.


Per fare la pace bisogna ovviamente volerlo; e lo devono volere tutti i soggetti in campo. La domanda è dunque se essi vogliano effettivamente fare la pace. A questo punto bisogna ulteriormente chiedersi chi sono gli attori in campo. 

Per rispondere è necessario da subito mettere da parte tutta la retorica diritto-umanista: parlare della questione accettando questo terreno di confronto significa da subito omettere le cause reali, gli obiettivi reali, le strategie reali. Del resto tutti i soggetti in causa hanno dato ampia dimostrazione in un passato recente e remoto di quanto stiano loro a cuore i diritti umani e l’autodeterminazione dei popoli: sono tutti delle belve sanguinarie. 

Ma chi sono? Stati Uniti da una parte, Russia dall’altra. Chi sono coinvolti? Cina e Stati Europei ricchi.
Qual è l’oggetto del contendere? Prima ancora della concretezza geopolitica, lo sfondo su cui tutto ciò accade è la difficile valorizzazione del capitale tipica del capitalismo crepuscolare. 

Grandi Stati Europei, Russia e soprattutto Cina stanno da anni sviluppando delle importanti convergenze di sviluppo economico. Il grande progetto della via della seta prospetta all’orizzonte un’integrazione di sistema che va dalla Spagna alla Cina e passa anche dall’Africa dove gli interessi cinesi sono crescenti. I cinesi non arrivano con i carri armati, ma con una montagna di investimenti, coi soldi, insomma: comprano per produrre ricchezza. La loro è un’egemonia strutturale che si insinua con una rete capillare possibile solo grazie al sistema di investimento che include la collaborazione tra grande capitale pubblico e privato che agiscono in maniera coordinata. Per questo riescono a mettere in piedi investimenti che il capitalismo “disordinato” occidentale non può realizzare. In questa lotta *l’oggetto del contendere è l’Europa occidentale*, sia come mercato di assorbimento, sia come sistema produttivo. 

Gli Stati europei, al di là dei loro timidi, miopi e maldestri tentativi di organizzarsi in proprio, sono stati vassalli degli US. Questa condizione di vassallaggio è stata garantita sia manu militari con la vittoria della II guerra mondiale e tutte le trame della guerra fredda, sia per via economica con ricchi investimenti, la linfa su cui si è costruito il loro benessere. Alcuni di questi stati ora mordono il freno, anche perché il benessere (ma in realtà il benessere è solo riflesso della valorizzazione del capitale) non pare più così garantito e si cercano nuove strade che includono vantaggiosi rapporti (già esistenti e in via di ulteriore sviluppo) con Cina e Russia. 

Gli Stati Uniti, con un’economia in difficoltà, non possono permettere che ciò accada, ma non riescono a vincere sul piano economico. La valorizzazione del grande capitale a stelle e strisce (non degli “americani”: molti “americani” sia negli Stati Uniti che nel resto del continente non hanno nulla da guadagnare dalla politica dei loro amministratori) è incline a percorrere vie non strettamente economiche. Per esempio, per far sì che si consumino i propri prodotti, si può agire in modo che i prodotti degli altri non riescano ad arrivare per la distruzione delle reti commerciali, oppure semplicemente per costrizione: dovete comprare i nostri anche se non vi converrebbe. D’altro canto si può creare consenso affinché avvenga un consumo forzoso di beni particolari (armamenti) comprati dallo Stato; creare dunque una domanda altrimenti inesistente e cospicua per uno dei settori trainanti dell’economia nazionale (la vecchia corsa agli armamenti). Questo anche a svantaggio dei ceti popolari nazionali di cui ovviamente all’amministrazione centrale interessa il giusto. 

Insomma, staccare l’Europa ricca dall’Asia e tenerla, a suo svantaggio, dentro il meccanismo di valorizzazione del capitale a stelle e strisce. Secondo me è questa la posta in gioco. Se è questa, si capisce bene la politica NATO (che significa classi dirigenti degli Stati Uniti) di allargamento a est sviluppata da decenni e la creazione della trappola ben congegnata che, tenendo conto delle mire di Putin, non poteva non scattare. L’obiettivo è insomma *tirare su un nuovo muro*, che divida l’Europa non solo dalla Russia, ma anche dalla Cina. 

Se tutto questo ha un senso, la guerra c’è perché fa parte di un piano strategico a stelle e strisce. Loro vorranno fare la pace (non certo Zelensky che è solo uno strumento; e per l’amministrazione a stelle e strisce gli ucraini solo carne da cannone) solo quando questo obiettivo sarà consolidato. Quindi vogliono che il pantano raggiunga un livello di fangosità a ciò idoneo e che, allo stesso tempo, le industrie militari e del gas lucrino abbastanza. Divide et impera. 

Il capitalismo crepuscolare mette in campo meccanismi di accumulazione “irrazionali” dal punto di vista del vantaggio economico, nel senso che certi capitali egemoni si valorizzano ponendo condizioni coercitive allo sviluppo del sistema di produzione e consumo affinché si valorizzino loro a discapito di altri che invece si valorizzerebbero senza quelle condizioni “artificiali”. È una sorta di neocolonialismo di rapina. Ci si può chiedere quanto possa stare in piedi nel lungo periodo, ma i fantomatici “decisori” ragionano in base alla possibilità di sopravvivenza di se stessi, non del sistema. Che loro non siano necessari al sistema (venir meno dopo un’eventuale sconfitta con i competitors) o che il sistema non esista (venir meno perché non si gioca più), messa in questi termini è per loro la stessa cosa: verrebbero meno. 

La speranza è che il buon senso, nel senso dello stabilire in maniera non violenta nuove regole globali del processo di valorizzazione, prevalga. A questo fine gli US devono accettare che non ci sono più solo loro e che sono in declino e gli altri devono accettare di pagare un bel dazio affinché stiano buoni. 

domenica 20 marzo 2022

Accattone - Pier Paolo Pasolini

Da: Film&Clips - Pier Paolo Pasolini è stato un poeta, sceneggiatore, attore, regista, scrittore e drammaturgo italiano. 

                                                                             

sabato 19 marzo 2022

Le sanzioni logorano soprattutto chi le impone - Guglielmo Forges Davanzati

 Da: "Nuovo Quotidiano di Puglia", 18 marzo 2022. - https://www.facebook.com/guglielmo.davanzati - Guglielmo Forges Davanzati, Università del Salento, è un economista italiano.


E’ stato calcolato che, ad oggi e durante il pieno dispiegarsi dell’egemonia statunitense, un terzo della popolazione mondiale è soggetto a sanzioni e che, fra il 1990 e il 2000, le misure imposte dagli Stati Uniti sono quasi raddoppiate rispetto al periodo 1950-1985 (Greene, 2021). Occorre hiedersi se le sanzioni applicate alla Russia siano efficaci e se producano effetti collaterali per chi le impone, e per l’economia italiana. La risposta è che le sanzioni, salvo casi del tutto eccezionali, non funzionano e possono produrre effetti economici indesiderati. 

Swift è l’acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecomunication ed è una piattaforma di comunicazione, con sede legale in Belgio, istituita nel 1973, usata da banche e società di intermediazione per scambiare informazioni sui trasferimenti internazionali di denaro. Lo Swift è utilizzato per garantire la massima sicurezza su queste transazioni attraverso l’uso di codici standard. Si calcola che Swift consente pagamenti internazionali nell’ordine di cinque miliardi di dollari al giorno trasferiti da circa undicimila soggetti di oltre duecento Paesi (Maronta, 2022). 

Già a partire dai primi giorni della guerra, la Russia è stata esclusa dal circuito Switf e gli analisti si chiedono se ciò comporti effettivamente danni ingenti alla sua economia: quella che è stata definita la madre di tutte le sanzioni. Il più prossimo precedente di una sanzione del genere lo si ritrova ai danni delle banche iraniane nel 2012: ebbe successo, ma è da ricordare che l’Iran era stato di fatto isolato dalla comunità finanziaria internazionale. Oggi, per la Russia, alternative a Switf esistono e si chiamano in primo luogo Cips e criptovalute. Cips è un’istituzione, analoga a Switf, sviluppata in Cina a partire dal 2015, alla quale fanno capo diciannove grandi banche cinesi e altre di quarantasette Paesi. 

Le criptovalute, valute che circolano esclusivamente on-line ‘in parallelo’ rispetto a quelle ufficiali, potrebbero rappresentare un’ulteriore fonte di diversificazione del rischio per la finanza russa. 
In economie nelle quali la gran parte della moneta circolante è dematerializzata e nelle quali vi è forte e crescente interdipendenza fra i sistemi bancari, l’imposizione di sanzioni rischia di produrre un effetto boomerang articolato in questi passaggi. Le sanzioni riducono i trasferimenti di liquidità fra soggetti; si traducono, quindi, in un calo generalizzato di fiducia che si manifesta, anche nei Paesi che le hanno imposte, in restrizione del credito: dunque calo della produzione e dell’occupazione. 

Un secondo fronte sul quale si esercitano le sanzioni è quello dell’energia, con il blocco del gasdotto Nord Stream 2. 
Il Nord Stream 2, lungo 1.200 chilometri (745 miglia) sottomarino, che va dalla costa baltica russa alla Germania nord-orientale, è costato 12 miliardi di dollari e segue lo stesso percorso del Nord Stream 1, completato più di dieci anni fa. Come il suo gemello, Nord Stream 2 sarà in grado di portare 55 miliardi di metri cubi di gas all'anno dalla Russia all'Europa, aumentando le forniture di gas a un prezzo relativamente basso. 
Il gruppo russo Gazprom ha una partecipazione di maggioranza nel progetto da 10 miliardi di euro (12 miliardi di dollari). Nell'azionariato della società che lo gestisce ci sono anche le compagnie tedesche Uniper e Wintershall, la francese Engie, l'anglo-olandese Shell e l'austriaca Omv. 

Il 22 febbraio 2022 la Germania ha sospeso il processo di certificazione di Nord Stream 2, ritardandone ulteriormente l’entrata in servizio. Sull’efficacia di questo strumento sanzionatorio può essere utile rivolgersi al recente passato, attraverso uno studio del Kiel Institute sugli effetti delle sanzioni per la Crimea (Crozet and HIinz, 2016) dal quale si evidenzia che, nel periodo oggetto di esame, le sanzioni hanno danneggiato soprattutto, se non esclusivamente, i Paesi che le hanno imposte. Ciò a ragione dell’elevata dipendenza europea, e italiana in particolare, dal gas russo, accresciuta dall’assenza di una politica energetica comune europea. 

venerdì 18 marzo 2022

“Zelensky salito al potere con un colpo di Stato, guerra è tra Russia e Nato”, intervista a Luciano Canfora - Umberto De Giovannangeli

Da: https://www.ilriformista.it - Umberto-De-Giovannangeli Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.

Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia (Dedalo Edizioni)




Una voce fuori dal coro. Per “vocazione”. Controcorrente, anche quando sa che le sue considerazioni si scontrano con una narrazione consolidata, mainstream. Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia (Dedalo Edizioni), è così. Sempre stimolante, comunque la si pensi. E le sue riflessioni sulla guerra d’Ucraina ne sono una conferma.




Professor Canfora, in queste drammatiche settimane, in molti si sono cimentati nel definire ciò che sta avvenendo ad Est. Qual è la sua di definizione? 

Punto uno, è un conflitto tra potenze. È inutile cercare di inchiodare sull’ideologia i buoni e i cattivi, le democrazie e i regimi autocratici… Ciò che sfugge è che il vero conflitto è tra la Russia e la Nato. Per interposta Ucraina. Che si è resa pedina di un gioco più grande. Un gioco che non è iniziato avanti ieri ma è cominciato almeno dal 2014, dopo il colpo di Stato a Kiev che cacciò Yanukovich. È una guerra tra potenze. Quando i vari giornaletti e giornalistucoli dicono ecco gli ex comunisti che si schierano…Una delle solite idiozie della nostra stampa. Io rivendico il diritto di dire che le potenze in lotta sono entrambe lontane dalla mia posizione e dalle mie scelte, perché le potenze in lotta fanno ciascuna il loro mestiere. E né gli uni né gli altri sono apprezzabili. Nascondere le responsabilità degli uni a favore degli altri è un gesto, per essere un po’ generosi, perlomeno anti-scientifico.

C’è chi sostiene che per Putin la vera minaccia non era tanto l’ingresso dell’Ucraina nella Nato o la sua adesione all’Ue, quanto il sistema democratico che in quel Paese ai confini con la Russia si stava sperimentando. Lei come la pensa? 

Usiamo un verso del sommo Leopardi: “Non so se il riso o la pietà prevale” dinanzi a schemi di questo tipo…

giovedì 17 marzo 2022

L’America sconfigge la Germania per la terza volta in un secolo - Michael Hudson







Da: https://www.lacittafutura.it - Articolo originale in inglese pubblicato su https://michael-hudson.com/ il 28 febbraio 2022 - Traduzione dall’inglese di Stefania Fusero - 

Michael Hudson  è Professore emerito di Economia presso l'Università del Missouri-Kansas City. È stato analista finanziario e consulente finanziario a Wall Street, ed è presidente dell'Istituto per lo Studio delle Tendenze Economiche di Lungo Termine (Institute for the Study of Long-term Economic Trends - ISLET) 

Leggi anche: https://michael-hudson.com/2022/03/the-american-empire-self-destructs 


Un’analisi delle oligarchie che esercitano un’influenza sulle strategie di politica estera Usa e come queste dinamiche di potere si sono sviluppate rispetto alla crisi attuale, determinando il consolidamento del dominio Usa sulla Germania.


Il mio vecchio capo Herman Kahn, con il quale lavoravo all’Hudson Institute negli anni ’70, aveva un discorso già pronto per i suoi incontri pubblici, in cui diceva che quando frequentava il liceo a Los Angeles, i suoi insegnanti erano soliti dire ciò che la maggior parte dei progressisti dicevano negli anni ’40 e ’50: “Le guerre non hanno mai risolto nulla”. E se davvero non hanno mai portato ad alcun cambiamento, in pratica non si devono fare. 

Herman non era d’accordo e aveva pronta una lista con ogni sorta di cose che le guerre avevano risolto, o almeno cambiato, nella storia del mondo. Aveva ragione, e ovviamente questo è l’obiettivo di entrambe le parti nell’attuale scontro della Nuova Guerra Fredda in Ucraina.

La domanda da porsi è cosa stia cercando di cambiare o “risolvere” la Nuova Guerra Fredda di oggi. Per rispondere a questa domanda, è sempre utile chiedersi chi sia davvero a iniziare la guerra. Ci sono sempre due parti: l’attaccante e l’attaccato. L’attaccante si propone determinate conseguenze e l’attaccato cerca di trarre vantaggio da eventuali conseguenze non volute. In questo caso, entrambe le parti si scambiano reciprocamente colpi che spaziano fra conseguenze volute e interessi speciali.

È dal 1991 che gli Stati Uniti fanno uso attivo della forza militare e aggrediscono. Rifiutando il disarmo reciproco dei paesi del Patto di Varsavia e della Nato, è venuto a mancare qualsiasi “dividendo di pace”.

Al contrario, la politica statunitense intrapresa dall’amministrazione Clinton e dalle successive di attuare una nuova espansione militare attraverso la Nato ha pagato un dividendo di 30 anni, riuscendo a deviare la politica estera dell’Europa occidentale e di altri alleati americani dalla loro sfera politica interna all’esclusivo blob di “sicurezza nazionale” orientato dagli Stati Uniti (uso questo termine per indicare gli speciali interessi che non si possono nominare). La Nato è diventata l’organismo europeo di politica estera, fino al punto da dominarne gli interessi economici interni.

martedì 15 marzo 2022

Rand Corp: come abbattere la Russia - Manlio Dinucci

Da: https://ilmanifesto.it - Manlio Dinucci è un pacifista, giornalista e geografo italiano. 

Leggi anche: Green pass nucleare: esce a maggio la Bomba per l’Italia - Manlio Dinucci

"NATO" Breve storia dell’alleanza - Manlio Dinucci

Vedi anche: "L' arte della Guerra"* - Manlio Dinucci

Storia della NATO - Aldo Giannuli 



Fa un certo effetto seguire le vicende attuali relative alla guerra in Ucraina e rileggere questo breve articolo di Manlio Dinucci di tre anni fa (Manifesto del 21.05.2019). 
Si resta stupiti da come in questi tre anni, in parte trascorsi immersi  nella faticosa ed estenuante e totalizzante lotta al Covid 19, il corso degli eventi in Ucraina si sia completamente sviluppato e avverato nelle modalità descritte da Dinucci. L'autore, in fondo, riportava qualcosa che era già di dominio pubblico:  il nuovo piano, Overextending and Unbalancing Russia , pubblicato dalla Rand  (https://www.rand.org/pubs/research_briefs/RB10014.html).  (il collettivo)


L’arte della guerra. Il piano elaborato dal più influente think tank Usa 

Costringere l’avversario a estendersi eccessivamente per sbilanciarlo e abbatterlo: non è una mossa di judo ma il piano contro la Russia elaborato dalla Rand Corporation, il più influente think tank Usa che, con uno staff di migliaia di esperti, si presenta come la più affidabile fonte mondiale di intelligence e analisi politica per i governanti degli Stati uniti e i loro alleati. La Rand Corp. si vanta di aver contribuito a elaborare la strategia a lungo termine che permise agli Stati uniti di uscire vincitori dalla guerra fredda, costringendo l’Unione Sovietica a consumare le proprie risorse economiche nel confronto strategico. A questo modello si ispira il nuovo piano, Overextending and Unbalancing Russia, pubblicato dalla Rand.

Secondo i suoi analisti, la Russia resta un potente competitore degli Stati uniti in alcuni campi fondamentali. Per questo gli Usa devono perseguire, insieme ai loro alleati, una strategia complessiva a lungo termine che sfrutti le sue vulnerabilità. Vengono quindi analizzati vari modi per costringere la Russia a sbilanciarsi, indicando per ciascuno le probabilità di successo, i benefici, i costi e rischi per gli Usa. Gli analisti della Rand ritengono che la maggiore vulnerabilità della Russia sia quella economica, dovuta alla sua forte dipendenza dall’export di petrolio e gas, i cui introiti possono essere ridotti appesantendo le sanzioni e accrescendo l’export energetico Usa. Si deve far sì che l’Europa diminuisca l’importazione di gas naturale russo, sostituendolo con gas naturale liquefatto trasportato via mare da altri paesi. Un altro modo per danneggiare nel tempo l’economia della Russia è quello di incoraggiare l’emigrazione di personale qualificato, in particolare giovani russi con un alto grado di istruzione. In campo ideologico e informativo, occorre incoraggiare le proteste interne e allo stesso tempo minare l’immagine della Russia all’esterno, espellendola da forum internazionali e boicottando gli eventi sportivi internazionali che essa organizza.

In campo geopolitico, armare l’Ucraina permette agli Usa di sfruttare il punto di maggiore vulnerabilità esterna della Russia, ma ciò deve essere calibrato per tenere la Russia sotto pressione senza arrivare a un grande conflitto in cui essa avrebbe la meglio.

In campo militare gli Usa possono avere alti benefici, con bassi costi e rischi, dall’accrescimento delle forze terrestri dei paesi europei della Nato in funzione anti-Russia. Gli Usa possono avere alte probabilità di successo e alti benefici, con rischi moderati, soprattutto investendo maggiormente in bombardieri strategici e missili da attacco a lungo raggio diretti contro la Russia. Uscire dal Trattato Inf e schierare in Europa nuovi missili nucleari a raggio intermedio puntati sulla Russia assicura loro alte probabilità di successo, ma comporta anche alti rischi.

Calibrando ogni opzione per ottenere l’effetto desiderato – concludono gli analisti della Rand – la Russia finirà col pagare il prezzo più alto nel confronto con gli Usa, ma anche questi dovranno investire grosse risorse sottraendole ad altri scopi. Preannunciano così un ulteriore forte aumento della spesa militare Usa/Nato a scapito delle spese sociali.

Questo è il futuro che ci prospetta la Rand Corporation, il più influente think tank dello Stato profondo, ossia del centro sotterraneo del potere reale detenuto dalle oligarchie economiche, finanziarie e militari, quello che determina le scelte strategiche non solo degli Usa ma dell’intero Occidente. Le «opzioni» previste dal piano sono in realtà solo varianti della stessa strategia di guerra, il cui prezzo in termini di sacrifici e rischi viene pagato da tutti noi.

domenica 13 marzo 2022

Ukraine On Fire - Documentario di Igor Lopatonok, Oliver Stone



"Uno strumento utile per comprendere la lunga connessione di eventi e motivazioni che hanno reso possibile il conflitto che oggi monopolizza l’informazione, non riducibile al singolo episodio dell’attacco russo del 24 Febbraio 2022. Anche qui, visto da una parte del mondo come aggressione arbitraria contro il diritto internazionale di un despota, dall’altra di un’azione militare conclusiva per una guerra iniziata 8 anni fa e che ha lasciato sul campo 15.000 morti di parte russofona dopo il rifiuto della mediazione occidentale." (https://ilgiornaledelriccio.com/)

                                                                              

giovedì 10 marzo 2022

Occidentali’s Karma - Giovanni Iozzoli

Da: Carmilla online - https://contropiano.org - Giovanni Iozzoli è stato tra i fondatori dell’esperienza di Officina 99 a Napoli. 

Vedi anche: https://www.facebook.com/mariam.sd.946/videos/1190520544813344 



E adesso parliamo un po' di sovrastruttura, che tra gas e swift non se ne puo più! (scherzo, eh: senza parlare di gas non si capisce niente dell’Ucraina; l’importante è non fermarsi a quello…)

In ogni teatro di guerra – mai definizione fu più pertinente, perchè ogni conflitto bellico è anche un grande allestimento scenico –, la costruzione retorica dei due campi avversi, quello glorioso e nobile dell’alleato e quello mostruoso e barbaro del nemico, è operazione bellica di primissimo piano. E questo fin dall’antichità – quando narratori, poeti, teologi e artisti venivano arruolati sui due fronti, come oggi lo sono gli operatori dell’informazione e della “cultura”. Le menzogne e le mitizzazioni diventano un elemento naturale del racconto e gli addetti ai lavori presidiano i rispettivi campi come trincee: è così che il TG2, in un eccesso di zelo, manda in onda la clip di un videogioco spacciandola per i cieli di Kiev; e se qualche eroico “partigiano” del battaglione Azov inalberasse uno stendardo con la svastica, il pudore giornalistico certo si rifiuterebbe di mostrarlo; così come le vittime russe o russofone del Donbass appartengono, dal 2014, ad una umanità minore, non degna di racconto, nè di tutela, automaticamente arruolata d’ufficio nel campo della nemicità.

In questi termini, l’odierna ondata di russofobia, malcelata dietro una semplice ostilità anti-Putin, ha qualcosa a che vedere con l’islamofobia vista all’opera negli ultimi vent’anni per giustificare le guerre americane in medio oriente: il nemico come altro assoluto, infido, dal sistema valoriale assurdo, arcaico, capovolto, sempre pronto a versare l’innocente sangue democratico. Il russo – pur se biondo e cristiano – si adatta oggi a rivestire i panni dell’antagonista perfetto, di cui l’occidente sente un disperato bisogno. Senza nemici il blocco “della civiltà e delle democrazie” deperisce, si sfianca, smarrisce le sue ragioni, travolto dalle proprie crisi materiali e di consenso. E’ nella perenne competizione con l'”altro” – il socialismo, il sovranismo, l’islamismo o qualsiasi altra rappresentazione simbolica del male – che l’occidente sembra recuperare un pò di vitalità.

mercoledì 9 marzo 2022

Il nuovo scenario Russia/Ucraina - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it -

Leggi anche: Tra l’Ucraina e il Kazakistan: ipotesi di una guerra nel cuore dell’Europa? - Alessandra Ciattini 

Le parole del signor Putin - Alessandra Ciattini 

La battaglia delle idee: come è stata costruita l’egemonia statunitense - Alessandra Ciattini

Il mondo nell’abisso del caos sistemico - Alessandra Ciattini

Ritornare al punto di vista di classe - Alessandra Ciattini 

Guerra in Ucraina, intervista a Emiliano Brancaccio - Daniele Nalbone 

Intervista a Sergio Romano: “L’Ucraina sia neutrale come la Svizzera” - Umberto De Giovannangeli 

Crisi russo-ucraina: facciamo un po' di chiarezza - Fabrizio Marchi - + Appendice Pablo Iglesias (Podemos)

Vedi anche: La costruzione dell’egemonia culturale statunitense in Europa dalla fine della Seconda Guerra mondiale (Tutte le lezioni)- Alessandra Ciattini


Vadim Papura, giovane comunista vittima del massacro fascista di Odessa (2014).



La strategia della Nato e degli Stati uniti contro la Russia.

Riassumo in uno slogan quale è la mia posizione che poi argomenterò: stare tatticamente con la Russia, strategicamente no. Questa è anche la posizione del Partito comunista della Federazione russa che dal 2014 chiede il riconoscimento delle repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk, resesi indipendenti in seguito al colpo di Stato fascista appoggiato dagli Stati Uniti e dalla Nato. Allo stesso tempo, attraverso il suo stesso leader, Gennady Zyuganov, dichiara di “non accettare la politica socio-economica del governo Putin e di proporre ai lavoratori un programma di trasformazione e un percorso verso la rinascita socialista”.

Sappiamo che il riconoscimento è avvenuto dopo una lunga riunione del Consiglio di sicurezza russo che ha anche deciso il dispiegamento di truppe di pace nel Donbass. Decisioni che sono state accolte con gioia dalla popolazione, la quale nonostante lo Stato d’assedio e nonostante l’evacuazione in corso di anziani, donne e bambini ha festeggiato l’evento nelle strade durante la notte.

Il sanguinoso colpo di Stato del 2014 è avvenuto all’interno della strategia della Nato e degli Stati uniti di accerchiare la Russia con armamenti e basi militari, proseguendo nella strategia di disgregare gli Stati, come è avvenuto in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq per favorire un cambio di regime installandone uno a loro favorevole, per appropriarsi delle loro risorse e quindi trasformandoli in area di saccheggio con lo scopo di mantenere in piedi il vacillante imperialismo statunitense.

Nell’ambito del colpo di Stato avvenne la dimenticata strage di Odessa, verificatasi il 2 maggio 2014 presso la Casa dei Sindacati, a opera di estremisti di destra e neonazisti ucraini ai danni dei manifestanti che si opponevano al nuovo governo instauratosi nel paese in seguito alle rivolte di piazza dell’Indipendenza ribattezzata Euromaidan. In questo massacro furono uccisi, bruciati vivi e linciati, impiegati della Casa dei Sindacati, manifestanti contrari al nuovo governo, favorevoli alla separazione delle regioni filorusse dall’Ucraina e membri dei partiti di sinistra. I colpevoli della strage sono ignoti e non sono stati puniti.

martedì 8 marzo 2022

La fabbrica del falso Strategie della menzogna nella politica contemporanea - Vladimiro Giacché

Da: https://www.facebook.com/vladimiro.giacche -  Vladimiro Giacché, è un filosofo e saggista italiano Si è occupato e si occupa principalmente di economia finanziaria e politica, storia dell'economia e della filosofia, con particolare riferimento all'idealismo tedesco e alla tradizione del marxismo. È Responsabile Studi e Marketing Strategico presso la Banca del Fucino (Gruppo Bancario Igea Banca) 


"Ho deciso di mettere online La fabbrica del falso. I motivi sono più d'uno. Il primo: il libro, di cui ho riacquistato i diritti un paio d'anni fa, è esaurito da tempo ed essendo già arrivato alla terza edizione non ho intenzione di farne una quarta. Perché i libri hanno una loro vita e perché - come mi si fa notare - oggi dovrei scrivere un tomo di 10.000 pagine vista la valanga di menzogne che si è rovesciata su di noi in questi ultimi anni - e in questi giorni. 

E vengo al secondo e più importante motivo. Sono francamente nauseato da quanto sta accadendo intorno a noi in questi giorni. E' vero che la prima vittima della guerra è la verità (e questo vale ovviamente per entrambe le parti in conflitto). Ma qui, almeno per quanto riguarda quello che succede da queste parti, stiamo esagerando anche per gli standard ormai piuttosto bassi vigenti in quelle che furono le democrazie liberali per eccellenza. 


Ho deciso di mettere online questo libro dopo aver ascoltato un giornalista del TG2 giustificare la messa in onda DI UN VIDEOGIOCO spacciandolo per riprese della guerra durante un TG con la "disinformazione russa", e dopo aver letto che uno speculatore di borsa che qualcuno si ostina a considerare un filantropo ha paragonato gli ucraini di oggi con gli eroici combattenti che resistettero ai russi a Budapest nel 1944 (cioè le SS naziste e qualche seguace locale che aveva attivamente cooperato a sterminare la folta comunità ebraica ungherese - ed è sicuramente un paragone che inorgoglirebbe il battaglione Azov, se in questo momento non avesse cose più importanti di cui occuparsi). 

Si comincia a intravedere anche qualche bastonatura (per ora solo mediatica) di dissenzienti, ovviamente accusati di "intelligenza con il nemico". Nonché la censura delle agenzie di informazione del "nemico". 

Mi sembra che si stia davvero oltrepassando una linea rossa, e forse più d'una. 

Cosa può fare un libro del genere contro tutto questo? Ben poco ovviamente. E' solo un libro, in fondo.
Per di più, un libro che NON si occupa della guerra in atto. Ma credo sia comunque utile. Perché ha fotografato il momento (dopo l'11/9) in cui - continuo a credere - è iniziato un salto di qualità nella modalità di somministrazione della menzogna nei nostri paesi. E perché descrive METODI di manipolazione e mistificazione dei fatti. 
Per ciascuno di questi metodi il libro reca molti esempi, ma gli esempi (su cui in qualche caso il lettore dissentirà, come pure su qualche tesi enunciata in modo troppo tranchant) non sono importanti quanto i pattern, i modelli che si descrivono. Decisivo, in questi giorni, quello della "verità mutilata". 

La prima parte del libro (Guerra alla verità, capp. 1-7) tratta di questi modelli, come pure dell'uso mistificatorio di alcune parole chiave (Democrazia, Sicurezza, Mercato, Totalitarismo, Terrorismo). 
La seconda parte (La verità del falso, capp. 8-10) è la parte in cui indago le radici di questo ricorso alla menzogna nella realtà sociale del nostro tempo e in alcuni meccanismi di esperienza mediata tipici del contemporaneo. 
La terza parte (Strategie di resistenza, capp. 11-15) cerca di individuare alcune modalità di smascheramento della menzogna. 

E' un libro composito, che contiene molte cose. Credo che oggi possa essere in qualche modo utile come manuale di autodifesa." 

Qui il testo: 

lunedì 7 marzo 2022

LE QUATTRO LEZIONI DELL'UCRAINA. I DOPPI STANDARD OCCIDENTALI - Ilan Pappé

Da: Il Manifesto, 6 Marzo 2022, art. originale https://www.palestinechronicle.com, traduzione a cura di Romana Rubeo -

Ilan_Pappé è docente presso l’Università di Exeter ed è stato senior lecturer di scienze politiche presso l’Università di Haifa. È l’autore de “La Pulizia etnica della Palestina” e “Dieci Miti su Israele”. Pappé è definito come uno dei “nuovi storici” che, dopo la pubblicazione di documenti britannici e israeliani a partire dai primi anni ‘80, hanno riscritto la storia della fondazione di Israele nel 1948.

Gli aerei da guerra israeliani hanno attaccato centinaia di torri e "bersagli" civili nella Striscia di Gaza. (Foto: Mahmoud Ajjour, The Palestine Chronicle)



Secondo Usa Today, la foto diventata virale di un grattacielo ucraino colpito dai bombardamenti russi ritraeva, in realtà, un grattacielo nella Striscia di Gaza, demolito dall’aviazione israeliana nel maggio del 2021. 

Qualche giorno prima, il ministro degli Esteri ucraino si era lamentato con l’ambasciatore israeliano a Kiev: «Ci state trattando come Gaza», aveva detto, furioso, sostenendo che Israele non aveva condannato l’invasione russa ed era interessato solo a far uscire dal Paese i cittadini israeliani (Haaretz, 17 febbraio 2022). 

Faceva riferimento all’evacuazione forzata dalla Striscia di Gaza delle donne ucraine sposate con uomini palestinesi, nel maggio 2021, ma intendeva anche ricordare a Israele il pieno sostegno dimostrato dal presidente ucraino in occasione dell’aggressione israeliana ai danni della Striscia, sostegno su cui tornerò in seguito. 

In effetti, le aggressioni contro Gaza dovrebbero essere tenute in debita considerazione nel valutare l’attuale crisi in Ucraina. Il fatto che le immagini vengano confuse non è una pura casualità: in Ucraina non sono stati colpiti molti grattacieli, mentre a Gaza è accaduto di frequente. 

Tuttavia, quando si analizza la crisi ucraina in un contesto più ampio, a emergere non è solo l’ipocrisia occidentale sulla Palestina; l’intero sistema di double standards in uso in Occidente andrebbe messo sotto accusa, senza restare indifferenti, neanche per un istante, alle notizie e alle immagini che ci arrivano dalle zone del conflitto in Ucraina: bambini traumatizzati, lunghe file di profughi, edifici danneggiati dai bombardamenti, e la minaccia concreta che questo sia solo l’inizio di una catastrofe umanitaria nel cuore dell’Europa. 

Al contempo, però, chi come noi vive, analizza e denuncia le tragedie che si verificano in Palestina non può fare a meno di notare l’ipocrisia dell’Occidente, né smettere di denunciarla, pur mantenendo salde la solidarietà umana e l’empatia con le vittime di ogni guerra. 

domenica 6 marzo 2022

Crisi russo-ucraina: facciamo un po' di chiarezza - Fabrizio Marchi - + Appendice Pablo Iglesias (Podemos)

 Da: http://www.linterferenza.info - Fabrizio Marchi insegna Filosofia, è direttore della rivista "l'interferenza". 

vedi anche: Guerra in Ucraina, intervista a Emiliano Brancaccio - Daniele Nalbone

Per noi quello che Marchi dice, e non lui solo, corrisponde alla realtà dei fatti. Credo che tutti ne siamo consapevoli. Questo però significa, ce ne rendiamo conto, in qualche modo giustificare il comportamento di Putin e noi facciamo fatica ad avallare una guerra che non sia di liberazione o rivoluzionaria. 
Alla fine sarà questo il risultato? Non crediamo, tuttalpiù sarà il risultato di una operazione aggressiva in chiave difensiva e quindi aperta ad ulteriori e imprevedibili sviluppi nel tempo.
Per questo vi proponiamo in appendice il ragionamento di Pablo Iglesias (Podemos). Al di là di chi abbia più o meno ragione, sono quelli da lui esposti i termini della discussione. Su questa base saranno fatte, credo, le prossime scelte sul campo e fuori. Per quello che ci riguarda siamo per il negoziato su tutto. (il collettivo) 
----------------------

Qualsiasi persona seria minimamente informata e dotata di onestà intellettuale sa perfettamente che la guerra in Ucraina non è iniziata nove giorni fa con l’attacco russo ma otto anni fa, quando un colpo di stato promosso e finanziato dagli USA e dalla NATO con il supporto di forze politiche e milizie locali dichiaratamente naziste rovesciò il governo filorusso di Janucovich.

Da allora è cominciata una guerra contro le popolazioni russe e russofone del Donbass e della Crimea che hanno proclamato la loro indipendenza. Una guerra feroce, come tutte le guerre civili e fratricide dove le milizie naziste ucraine si sono contraddistinte per la loro brutalità. Fra le altre, il criminale rogo di Odessa, dove la casa dei sindacati fu data alle fiamme, decine di persone che erano all’interno morirono arse vive e dall’esterno i miliziani ucraini sparavano a chi tentava di fuggire.

Ma, se dobbiamo dirla tutta, la guerra, anche se non guerreggiata, è iniziata ancor prima, quando la NATO – che a rigor di logica e coerenza in seguito al crollo del blocco sovietico avrebbe dovuto se non sciogliersi o ridimensionarsi, quanto meno restare così come era – ha cominciato ad espandersi ulteriormente, naturalmente verso est, assimilando tanti paesi appartenenti all’ex Patto di Varsavia e repubbliche ex sovietiche, di fatto accerchiando la Russia.

Potremmo dire che il crollo dell’URSS e la fine della cosiddetta “guerra fredda” hanno, paradossalmente, accentuato ulteriormente la tradizionale e storica aggressività occidentale nei confronti della Russia che si era accentuata, ovviamente, con la nascita dell’Unione Sovietica. E questo ci dice molto sulla reale natura dell’Alleanza Atlantica, un’organizzazione militare spacciata per difensiva ma in realtà fondamentalmente offensiva e imperialista.

sabato 5 marzo 2022

Cina: Wang Yi elabora posizione sull'Ucraina Le parole del ministro degli Esteri e consigliere di Stato -

Da: https://www.facebook.com/stefano.azzara - https://www.ansa.it 


Tutto è sotto il medesimo cielo. La linea di condotta.  

Tanto più in questo momento tragico, avere una visione globale dei problemi e muovere da un approccio cooperativo e non a somma zero - consapevoli del fatto che viviamo tutti sotto il medesimo cielo - ci aiuta a orientarci e a trovare la via corretta, oltre che a sfuggire alla propaganda di guerra di entrambi i fronti. 

Vedo che molti si arrovellano e contorcono e azzuffano senza trovare via d'uscita. 

Non stupisce che persino in questa circostanza la sinistra italiana ed europea e gli stessi comunisti non siano stati in grado di elaborare una posizione minimamente autonoma e stiano per lo più alla coda delle parole d'ordine altrui, impegnandosi in ciò che ormai è l'unica cosa che riesce loro: la parodia del tifo calcistico trasposta in politica, che porta molti a identificarsi con le jene liberali e liberalesse di La7 e a praticare la reductio ad Hitlerum e porta altrettanti a mescolarsi alla peggiore feccia di destra appena uscita dalle fogne. 

Agli innumerevoli nipotini di Biden che infestano l'industria della manipolazione delle coscienze, e cioè all'universalismo immediato e aggressivo della liberaldemocrazia statunitense, che con il consenso spontaneo o estorto delle proprie colonie porta i missili Nato davanti alle porte della Russia, non va contrapposta però la grottesca apologia di Putin, ovvero il particolarismo nostalgico della grande potenza (oltretutto decaduta e miserabile) - che tanto eccita i lumpen e i fanatici delle caserme con bisogni di compensazione - ma la saggezza dialettica di un universalismo concreto che tiene fermo il diritto internazionale. 

Questo non è terzaforzismo, come quando c'erano solo USA e URSS. Questo non è vago umanitarismo da anime belle brioscine. Non è purismo trotzkista, né è la spiegazione un po' meccanicistica di chi parla di "imperialismo russo" o di "scontro tra imperialismi" per poi tirarsene fuori. 

È invece la forma più efficace di antimperialismo oggi possibile. 

Il nuovo mondo cresce. L'auspicio è che il nuovo mondo, nel costruire una nuova modernità, aiuti quello vecchio a passare la mano e a collaborare senza distruggere prima il pianeta. (S. G. Azzarà) 


(ANSA-XINHUA) - PECHINO, 26 FEB - Il consigliere di Stato cinese e ministro degli Esteri Wang Yi ha elaborato ieri la posizione di base della Cina sulla questione ucraina 

... Wang ha sottolineato i seguenti cinque punti. 

In primo luogo, il Paese asiatico sostiene fermamente il rispetto e la salvaguardia della sovranità e dell'integrità territoriale di tutti gli Stati, attenendosi con serietà agli scopi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite. La posizione della Cina è coerente, chiara e si applica anche alla questione dell'Ucraina. 

In secondo luogo, la Cina sostiene il concetto di sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile, ha precisato il Ministro. 
La Cina ritiene che la sicurezza di un Paese non possa venire a scapito di quella degli altri e che la sicurezza regionale non possa essere garantita rafforzando e persino espandendo i blocchi militari. Inoltre, le ragionevoli preoccupazioni di sicurezza di tutti gli Stati dovrebbero essere rispettate.
Dopo le cinque occasioni consecutive di espansione verso est dell'Organizzazione del Trattato Nord Atlantico, le richieste legittime della Russia in merito alla sicurezza dovrebbero essere considerate seriamente e risolte in modo adeguato, ha aggiunto Wang. 

In terzo luogo, la Cina ha seguito l'evoluzione della questione ucraina e la situazione attuale è qualcosa che il Paese asiatico non vuole vedere.
È assolutamente indispensabile che tutte le parti esercitino la necessaria moderazione per evitare che la situazione in Ucraina possa peggiorare o addirittura finire fuori controllo.
La sicurezza delle vite e delle proprietà della gente comune dovrebbe essere efficacemente salvaguardata, e in particolare, devono essere evitate crisi umanitarie su larga scala. 

In quarto luogo, la parte cinese sostiene e incoraggia tutti gli sforzi diplomatici che portano alla soluzione pacifica della crisi ucraina e il Paese asiatico accoglie con favore i colloqui diretti e i negoziati tra la Russia e l'Ucraina, da svolgersi il più presto possibile.
La questione ucraina si è evoluta in un complesso contesto storico. L'Ucraina dovrebbe essere un ponte di comunicazione tra l'Est e l'Ovest, invece di essere il fronte di scontro tra grandi Paesi. 
La Cina sostiene anche l'Europa e la Russia nei propri sforzi per tenere un dialogo su un piano di parità sulla questione della sicurezza europea e alla fine formare un meccanismo di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile. 

In quinto luogo, la Cina ritiene che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe svolgere un ruolo costruttivo nella risoluzione della questione ucraina e che la pace e la stabilità regionali, così come la sicurezza di tutti i Paesi, dovrebbero essere messe al primo posto. 
Le azioni intraprese dal Consiglio di Sicurezza dovrebbero ridurre la tensione piuttosto che gettare benzina sul fuoco e dovrebbero aiutare a far avanzare la soluzione della questione attraverso mezzi diplomatici, piuttosto che aggravare ulteriormente la questione. 
La Cina è sempre contraria a citare intenzionalmente il Capitolo VII nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza per autorizzare l'uso della forza e delle sanzioni. 

Wang ha dichiarato che la Cina, come membro permanente del Consiglio di Sicurezza e come grande Paese responsabile, ha sempre adempiuto fedelmente ai propri obblighi internazionali e ha svolto un ruolo costruttivo nella salvaguardia della pace e della stabilità mondiale. 

Quando si parla di questioni di pace e sicurezza, la Cina è un grande Paese con i migliori trascorsi, ha precisato il Ministro, aggiungendo che la nazione asiatica non ha mai invaso altri Stati, non ha avviato guerre per procura, non ha cercato sfere di influenza né si è impegnata in qualsiasi confronto militare tra blocchi. 

La Cina aderisce alla via della pace, dello sviluppo ed è impegnata a costruire una comunità con un futuro condiviso per l'umanità, ha affermato Wang. 

Il Paese asiatico continuerà a respingere fermamente tutte le egemonie e i poteri forti, a salvaguardare fermamente i diritti, gli interessi legittimi e legali degli Stati in via di sviluppo, specialmente di quelli di piccole e medie dimensioni, ha concluso il Ministro. 

venerdì 4 marzo 2022

TRA PROFESSIONE E VOCAZIONE: MODI DI FARE STORIA - Sergio Bologna

Da: Casa della Cultura Via Borgogna 3 Milano - Sergio Bologna ha insegnato in varie Università, in Italia e in Germania. Si è occupato di storia del movimento operaio, ha partecipato alla fondazione di riviste quali Classe operaia e Primo Maggio. 

Vedi anche: I marxismi in Italia - Roberto Finelli 


                                               Prima lezione:

                                                                             



mercoledì 2 marzo 2022

Guerra in Ucraina, intervista a Emiliano Brancaccio - Daniele Nalbone

Da: https://www.micromega.net - Daniele Nalbone Giornalista di Micromega. Autore di Slow Journalism, chi ha ucciso il giornalismo? (ed. Fandango Libri) - 

Emiliano Brancaccio è docente di Politica economica all’Università degli Studi del Sannio di Benevento. Tra le sue pubblicazioni, L'austerità è di destra (2012); Il discorso del potere (2019); il manuale Anti-Blanchard Macroeconomics (2020); Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione, Meltemi edizioni; Democrazia sotto assedio. La politica economica del nuovo capitalismo oligarchico, PIEMME edizioni; www.emilianobrancaccio.it - https://www.facebook.com/emiliano.brancaccio.3 

Leggi anche: Intervista a Sergio Romano: “L’Ucraina sia neutrale come la Svizzera” - Umberto De Giovannangeli

Stavolta l’atlantismo è nudo. Come il re - Alberto Negri 

Vedi anche: Sara Reginella - Come i media hanno occultato per 8 anni i massacri in Donbass e la nazificazione dell'Ucraina - https://www.youtube.com/watch?v=u81GzZsBT2Y&t=1s


Un nuovo ‘whatever it takes’ per salvare la pace in Europa è possibile. Sancire la fine dell’espansionismo NATO e UE a est. Ma vedo troppi elmetti in testa e cervelli già spenti, tra putiniani senza ritegno e atlantisti senza memoria”.


Micromega è tra le primissime testate ad aver fornito una cronaca diretta dell’attacco delle truppe russe all’Ucraina, con Valerio Nicolosi nostro inviato a Kiev [qui tutti i podcast dall’assedio di Kiev]. Ma oltre alla cronaca serve l’analisi. Per questo intervistiamo Emiliano Brancaccio, economista e oggi intellettuale di riferimento del pensiero critico in Italia, che di guerra – economica e non solo – ha ampiamente trattato nel suo ultimo libro: Democrazia sotto assedio [Qui una recensione]. Brancaccio propone una linea alternativa di gestione della crisi internazionale.


Professor Brancaccio, le forze politiche italiane sono schierate contro la Russia. Non mancano però i filo-russi che elogiano l’attacco di Putin come segno di spregiudicata realpolitik. Lei cosa pensa?

La Russia si è macchiata di un’infamia di cui noi occidentali siamo stati cattivi maestri per anni, dalla Jugoslavia all’Iraq: ossia, aggredire altri paesi per distruggere e controllare. Putin è anche ricorso alle tipiche ipocrisie che abbiamo usato noi nel recente passato per giustificare le peggiori nefandezze, quando ha definito l’assalto all’Ucraina una mera “operazione di polizia”. Elogiare l’invasore russo che imita il peggio del militarismo occidentale sarebbe dunque un atto inverecondo. Per le stesse ragioni, però, non si può dar credito a quei politici nostrani che in queste ore non riescono a far meglio che proporci linee d’azione più ispirate a Rambo che alla diplomazia. In un momento così cupo, il ceto politico italiano dovrebbe piuttosto interrogarsi sulle proprie responsabilità storiche.

Di quali responsabilità parla?