giovedì 18 settembre 2025

National Defense Strategy: il mondo è troppo grande per gli Stati Uniti - Francesco Dall'Aglio

Da: https://www.ilcontesto.net - Il Contesto | Analisi economica e geopolitica Francesco Dall'Aglio, Medievista, saggista, ricercatore presso l’Istituto di Studi Storici al Dipartimento di Storia Medievale dell’Accademia delle Scienze di Sofia e gestore del canale Telegram «War Room». È coautore del volume, scritto assieme a Carlo Ziviello, Oppenheimer, Putin e altre storie sulla bomba (Ad Est dell’Equatore, 2023).
Vedi anche: National Defense Strategy: gli Stati Uniti si guardano allo specchio - Roberto Buffagni 

Lo scorso 5 settembre, «Politico» ha scritto che la bozza della National Defense Strategy per il 2025 attribuisce la priorità alla tutela degli interessi statunitensi nell’emisfero occidentale rispetto alla gestione della “minaccia cinese”. Lo avrebbero confidato alla nota rivista ben tre funzionari dotati di accesso al documento, giunto sulla scrivania del segretario alla Difesa Pete Hegseth alla fine di agosto. Qualora trovassero conferma, le indiscrezioni riportate da «Politico» delineerebbero un radicale cambiamento di rotta rispetto alle traiettorie strategiche seguite dagli Stati Uniti nell’ultimo quindicennio, sotto governi sia democratici che repubblicani. Compreso quello guidato dallo stesso Trump tra il 2017 e il 2021, la cui National Defense Strategy collocava la deterrenza contro la Cina in cima alla scala delle priorità del Pentagono. La realizzazione del mutamento d’approccio previsto dal documento menzionato da «Politico» susciterebbe allo stesso tempo reazioni scomposte in seno alle compagini neocon e sinofobiche incistate in entrambi i partiti. Anche i rapporti con gli alleati/sottoposti ne risulterebbero profondamente alterati. «I tradizionali impegni assunti dagli Stati Uniti vengono ora messi in discussione», avrebbe riferito una delle tre fonti interpellate da «Politico». Le dichiarazioni pubbliche e le misure prese concretamente dall’amministrazione Trump risultano coerenti con il riorientamento strategico descritto all’interno del documento, a partire dalle rivendicazioni su Groenlandia e Panama; dalle ambizioni annessioniste nei confronti del Canada; dalla mobilitazione della Guardia Nazionale a sostegno delle forze dell’ordine a Washington e Los Angeles; dalla militarizzazione del confine con il Messico; dallo schieramento di navi da guerra e caccia F-35 nei Caraibi e al largo delle coste venezuelane con lo scopo ufficiale di combattere il narcotraffico; dal taglio dei fondi previsti dal programma di sostegno militare ai Paesi baltici. Elbridge Colby, coautore della National Defense Strategy per il 2018 e principale artefice della bozza descritta da «Politico», sembra aver abbandonato il suo tradizionale approccio anti-cinese per approdare alle posizioni sposate dal vicepresidente Jd Vance, che intende svincolare gli Stati Uniti dagli impegni esteri. (Giacomo Gabellini) 


                                                                           
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mercoledì 17 settembre 2025

Dalla egemonia del dollaro al mondo multipolare - Frasi di MARX (7)

Da: l'AntiDiplomatico - https://www.lantidiplomatico.it -


Marx analizza la crisi imperiale: dall’egemonia del dollaro al Mondo multipolare Sapete perché Trump si sta volgendo verso il fascismo proprio mentre la Cina sta sfidando l'egemonia statunitense sotto gli occhi del Mondo intero? Perché il 90% delle transazioni tra i paesi BRICS avviene senza più impiegare dollari? Cosa significa veramente l'emergere di un "mondo tripolare" (Cina, Russia, India con il Sud globale)? Marx aveva gli strumenti teorici per comprendere questa crisi storica, strumenti utilizzati anche dai suoi discepoli, citati nel video, come Richard Wolff e Samir Amin. In questa puntata Marx analizza in prima persona come le contraddizioni interne del capitalismo, da lui identificate ed esaminate più di un secolo fa, non modificatesi nella sostanza, si stiano materializzando su scala planetaria, e come non possano essere risolte all’interno dell’attuale sistema economico-politico ormai traballante. Questa gravissima crisi, da taluni definita policrisi, spiega perché l'imperialismo oggi in declino si sta volgendo verso il fascismo e perché stiamo assistendo al crollo dell'ordine unipolare, creato e dominato finora dagli Usa. Se, da un lato, paesi come la Cina sfruttano a loro vantaggio le contraddizioni del capitalismo globale, avvalendosi delle sue debolezze per crescere e rafforzarsi, dall’altro, pur di imporre la loro volontà, le grandi potenze in decadenza si fanno più repressive all’interno e progettano guerre di conquista all’esterno. 
Alessandra Ciattini
                                                                           

FONTI PRINCIPALI: Marx, K. "Il Capitale
Engels F. e Marx, K. "Il Manifesto del Partito Comunista
Marx, K. "Il Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte
Marx, K. "Grundrisse
Amin, Samir, "Il fascismo come risposta politica specifica
Wolff, R. "Un'analisi economica della reindustrializzazione americana"

martedì 16 settembre 2025

Cina, India e il Sud globale. - Alberto Bradanini

Da: Spunti di riflessione - Alberto Bradanini laureato in Scienze Politiche all'Università La Sapienza di Roma, entra in carriera diplomatica nel 1975. Dopo aver ricoperto diversi incarichi, dal 2008 al gennaio 2013 è Ambasciatore d'Italia in Iran, e da allora al maggio 2015 Ambasciatore d'Italia in Cina. 

                                                                           

lunedì 15 settembre 2025

Il Nepal in rivolta tra disagio sociale, spinte reazionarie e rivalità Cina-India - Marco Santopadre

Da: https://pagineesteri.it - Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. 



A inizio settimana il Nepal ha vissuto due giorni di furore popolare, costati la vita a 51 persone, per lo più manifestanti uccisi dalle forze di sicurezza che hanno sparato contro la folla mentre alcuni gruppi assaltavano e incendiavano sedi istituzionali e politiche (Parlamento compreso), hotel di lusso, residenze di ministri ed ex ministri, sedi di grandi imprese e vari media. Tra le vittime anche tre agenti di polizia e nove detenuti uccisi durante vari tentativi di evasione dalle prigioni.

La protesta è scattata lunedì, con una grande manifestazione – “pacifica e apartitica” – convocata a Kathmandu da una ong contro la corruzione e il nepotismo imperanti nella giovane e instabile repubblica asiatica. Al corteo hanno partecipato migliaia di studenti delle superiori e delle facoltà che, indossando le loro divise, sono scesi in piazza contro il blocco dei social media, considerato da molti un atto di censura. Nei giorni precedenti il governo, formato dal Partito comunista marxista-leninista unificato (Cpn-Uml) e dal Partito del Congresso – entrambe formazioni di centrosinistra – aveva oscurato Facebook, Instagram, Whatsapp e altre piattaforme in nome dell’obbligo a registrarsi nel paese e della necessità di contrastare fake news e truffe online.

La situazione è presto degenerata, trasformando la capitale in un campo di battaglia. Neanche il ritiro del blocco dei social, le dimissioni del ministro degli Interni e poi del premier KP Sharma Oli sono servite a riportare la calma. Lo scenario sembrava simile a quello già visto in Sri Lanka (2022) e poi in Bangladesh (2024) con il rovesciamento dei rispettivi governi da parte di moti popolari.

domenica 14 settembre 2025

L'ATTACCO DI DOHA DIMOSTRA CHE NON SI PUÒ RAGGIUNGERE LA PACE RICONOSCENDO ISRAELE - DAVID HEARST

Da: La Zona Grigia - Articolo originale: https://www.middleeasteye.net - David Hearst Editor in Chief of @MiddleEastEye, an independent news website. 

Leggi anche: QUANDO SI TRATTA DI PACE, ISRAELE NON PERDE MAI L'OCCASIONE DI PERDERE UN'OCCASIONE - Muhammad Shehada 

Un uomo osserva il fumo che si alza da un edificio dopo che un attacco israeliano ha preso di mira i negoziatori di Hamas nella capitale del Qatar, Doha, il 9 settembre 2025 (Jacqueline Penney/AFPTV/AFP) 


Questo momento è un campanello d'allarme per la regione, che rivela agli stati del Golfo che l'ombrello di sicurezza degli Stati Uniti è inutile e che gli Accordi di Abramo sono un mito. 

Ogni volta che il Primo Ministro Benjamin Netanyahu cerca di uccidere il leader di Hamas Khaled Meshaal , ciò finisce per umiliare Israele .

La prima volta risale al 1997. Agenti del Mossad, su ordine del primo ministro israeliano, entrarono in Giordania , fingendosi turisti canadesi. Due di loro attesero all'ingresso dell'ufficio di Meshaal ad Amman e, quando il loro obiettivo entrò, uno di loro gli tenne all'orecchio sinistro un dispositivo che trasmetteva un veleno ad azione rapida.

Le guardie del corpo di Meshaal inseguirono i due agenti, mentre altri membri della squadra fuggirono nella nuova ambasciata israeliana per trovare rifugio. Inizialmente, si pensò che l'attacco fosse fallito. Meshaal descrisse l'attacco come un " forte rumore nell'orecchio " e una "scossa elettrica". Ma quando il veleno cominciò a fare effetto, le sue condizioni peggiorarono.

Meshaal era all'epoca cittadino giordano e re Hussein, infuriato, chiese a Israele di consegnare l'antidoto e minacciò entrambi di processare gli agenti del Mossad e di ritirarsi dallo storico accordo di pace che aveva firmato tre anni prima a Wadi Araba, riconoscendo Israele.

L'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton costrinse Netanyahu a obbedire. Con umiliazione, Danny Yatom, allora capo del Mossad, volò ad Amman con l'antidoto. Meshaal, che era ormai in coma, sopravvisse.

sabato 13 settembre 2025

"Comunicazione; pensiero critico; complessità; Adorno e la complessità; ..." - Remo Bodei

Da: diaforiaVIDEO - Remo Bodei (Cagliari, 3 agosto 1938 – Pisa, 7 novembre 2019) è stato un filosofo e accademico italiano.

Colloquiale n°18, curato da Daniele Poletti, rientra nelle attività di [dia•foria (rivista di arti e letteratura: www.diaforia.org) e in particolare nel progetto dedicato alla filosofia: inDasein, a cura di Romina Bicicchi (http://www.diaforia.org/indasein/)
Questa intervista si è tenuta a Pisa il 5 aprile 2018 presso il cortile della facoltà di Filosofia.

                                                                           

venerdì 12 settembre 2025

National Defense Strategy: gli Stati Uniti si guardano allo specchio - Roberto Buffagni

Da: Il Contesto | Analisi economica e geopolitica - Roberto Buffagni Ha insegnato Storia dell'Arte presso l'Università di Parma, studioso di questioni geostrategiche e collaboratore del sito «L’Italia e il Mondo» (italiaeilmondo.com). Ha pubblicato saggi sul teatro, sul cinema (vincendo anche il Premio Adelio Ferrero per la critica cinematografica) e sulla letteratura. L'ultimo libro è: La supercazzola. Istruzioni per l'Ugo. (Mondadori). 

Vedi anche: Perché abbiamo perso la guerra /1- Caracciolo a Mappa Mundi https://www.youtube.com/watch?v=uN8yfhs8pUA 
Leggi anche: Paolo Gerbaudo 4 h ·


Lo scorso 5 settembre, «Politico» ha scritto che la bozza della National Defense Strategy per il 2025 attribuisce la priorità alla tutela degli interessi statunitensi nell’emisfero occidentale rispetto alla gestione della “minaccia cinese”. Lo avrebbero confidato alla nota rivista ben tre funzionari dotati di accesso al documento, giunto sulla scrivania del segretario alla Difesa Pete Hegseth alla fine di agosto. Qualora trovassero conferma, le indiscrezioni riportate da «Politico» delineerebbero un radicale cambiamento di rotta rispetto alle traiettorie strategiche seguite dagli Stati Uniti nell’ultimo quindicennio, sotto governi sia democratici che repubblicani. Compreso quello guidato dallo stesso Trump tra il 2017 e il 2021, la cui National Defense Strategy collocava la deterrenza contro la Cina in cima alla scala delle priorità del Pentagono. La realizzazione del mutamento d’approccio previsto dal documento menzionato da «Politico» susciterebbe allo stesso tempo reazioni scomposte in seno alle compagini neocon e sinofobiche incistate in entrambi i partiti. Anche i rapporti con gli alleati/sottoposti ne risulterebbero profondamente alterati. «I tradizionali impegni assunti dagli Stati Uniti vengono ora messi in discussione», avrebbe riferito una delle tre fonti interpellate da «Politico». Le dichiarazioni pubbliche e le misure prese concretamente dall’amministrazione Trump risultano coerenti con il riorientamento strategico descritto all’interno del documento. Ne parliamo assieme a Roberto Buffagni, scrittore, autore di testi teatrali, studioso di questioni geostrategiche e collaboratore del sito «L’Italia e il Mondo». (Giacomo Gabellini)

                                                                           

giovedì 11 settembre 2025

Solidarietà “terrorista” - Carla Filosa

Da: https://www.marxismo-oggi.it - Il video è di dodonewlife 
Carla Filosa insegna dialettica hegeliana e marxismo. Collabora con l’Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it - https://www.facebook.com/unigramsci - https://rivistacontraddizione.wordpress.com). - 

                                                                         

In attesa di sapere se la Global Sumud Flotilla sarà intercettata dall’esercito israeliano perché definita “terrorista” dal sionismo oscurantista, proponiamo la ripubblicazione di un articolo del 1988 scritto per la rivista “La Contraddizione”, intitolato Palestina/Imperialismo, in cui si curò una cronologia dell’imperialismo, e non solo. Per chi ancora si trastulla sull’uso o meno giuridico del termine genocidio per definire l’intento israeliano sull’attuale sterminio palestinese, può essere utile “rammentare” i precedenti passi di una storia che non comincia il “7 ottobre”.

Il presente sotto gli occhi di tutti viene monitorato in tanti punti informativi, in cui può rimanere difficile distinguere verità da propaganda, realtà oggettive da menzogne politiche. Il passato storico, accompagnato dall’analisi del tempo, non può più veicolare interessi, invece, di cui non si capiscono obiettivi e collusioni perché oggi ancora in via di sviluppo.

mercoledì 10 settembre 2025

Il Vertice della SCO e la vittoria nella Guerra mondiale antifascista - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews - https://giuliochinappi.com - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it

Leggi anche: Cina, Russia e India serrano i ranghi contro il bullismo globale di Washington - Marco Santopadre 

Vedi anche: Orso, elefante e dragone rimodellano l’ordine mondiale | Fabio Mini



Al vertice di Tianjin la SCO rilancia la visione multipolare di Xi, contrapposta all’egemonia statunitense. La parata dell’80° anniversario e gli accordi bilaterali mostrano l’ascesa di un blocco euroasiatico in crescita, mentre l’India pratica un difficile equilibrismo tra potenze. 


Si è ormai concluso il vertice di due giorni dei leader dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) tenuto nella città cinese di Tianjin, in un momento di forti tensioni economiche e geopolitiche e di conflitti di non facile soluzione. In quella occasione il presidente Xi Jinping, ha illustrato la sua visione di un mondo multipolare, contrapponendola all’egemonismo e alla politica di potenza, con evidente riferimento agli Stati Uniti. Inoltre, il 3 settembre si è svolta un’impressionante parata militare per commemorare l’80° anniversario della vittoria nella Guerra di Resistenza Popolare Cinese contro l’aggressione giapponese nella Guerra Mondiale Antifascista. Contro il revisionismo storico del blocco euroatlantico, con questa parata e il discorso del leader cinese (https://www.youtube.com/watch?v=cXe0_GGMu80) si è affermata una lettura completamente diversa della guerra del Pacifico, cui gli Usa dettero rispetto alla Cina un contributo limitato nel continente asiatico.

martedì 9 settembre 2025

Calunnie e guerra non in nostro nome - Franco Cardini

Da: ilfattoquotidiano.it - Franco Cardini, è professore emerito di Storia medievale presso l'Istituto di Scienze Umane e Sociali (Firenze, oggi aggregato alla Scuola Normale Superiore di Pisa), saggista e blogger italiano (https://www.francocardini.it). 

Vedi anche: STORIA EUROPEA - Luciano Canfora, Franco Cardini 


Le falsità per preparare un conflitto contro l’“orco” Putin e la disparità di trattamento degli eccidi compiuti dagli israeliani nella Striscia di Gaza. Bancarotta morale delle democrazie occidentali.


La storia non sarà Maestra di Vita, ma qualcosa ogni tanto la insegna sul serio. Per esempio attraverso certi illustri aforismi di lontana origine ellenico-romana o biblica, trasformati magari in “verità da Bar dello Sport”.

Come quello, di antichissimo sapore ma difficile da rintracciare alla lettera nonostante Wikipedia – parte forse da Sun-Tzu, forse dal Machiavelli – secondo il quale, quando un qualche potere statale si sente arrivato in fondo alla sua parabola e ormai in trappola e in via di liquidazione fallimentare, ha a disposizione solo due vie d’uscita: o dichiara bancarotta o scatena una guerra.

La dichiarazione di bancarotta è più agevole e diretta: certo però implica il riconoscimento di una sconfitta che si può anche attribuire alla malasorte o al destino cinico e baro, ma che insomma comporta esplicitamente o no l’assunzione della responsabilità dei propri errori. Più decorosa e meno certa negli esiti (in fondo, sul campo di battaglia si può anche vincere…) è la dichiarazione di una guerra. Ma per essa occorrono due elementi: una “buona causa” (sic) e un nemico opportunamente scelto.

lunedì 8 settembre 2025

"l'informazione è totalmente pilotata" - Marc Innaro

Da: Visione TV - Marc Innaro è stato corrispondente della «Rai» a Mosca dapprima tra il 1994 e il 2000, e successivamente tra il 2014 e il 2022. Il 5 luglio 2022 viene annunciato il suo trasferimento al Cairo in qualità di caporedattore dell'ufficio di corrispondenza Rai per l’Egitto, i Paesi del Maghreb e l’Africa Nera.

Marc Innaro, ex corrispondente RAI a Mosca, racconta le nefandezze del giornalismo gestito dal potere. "Mi hanno impedito di intervistare il ministro degli esteri Lavrov..."

                                                                         

domenica 7 settembre 2025

Cina, Russia e India serrano i ranghi contro il bullismo globale di Washington - Marco Santopadre

Da: https://pagineesteri.it - Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale.
Vedi anche: Orso, elefante e dragone rimodellano l’ordine mondiale | Fabio Mini

Mentre con un’aggressività mai vista negli ultimi decenni, gli Stati Uniti tentano di imporre ad alleati e avversari i propri interessi a suon di sanzioni e minacce militari, l’ultimo vertice della “Shanghai Cooperation Organization” (SCO) ha evidenziato la capacità da parte della Cina di fare blocco contro quello che viene definito sempre più spesso il “bullismo globale” di Donald Trump.

La venticinquesima edizione dell’assemblea dell’organizzazione sovranazionale – forse la più importante dall’istituzione dell’organismo – è stata l’ennesima occasione per rivendicare il diritto delle potenze emergenti (definite la “maggioranza globale” dal leader russo) a difendere i propri interessi e ad esercitare la propria egemonia a livello globale contro i colpi di coda della grande potenza americana che si vuole “di nuovo grande” e non accetta un nuovo ordine mondiale che ridimensioni il proprio dominio.

Al vertice di Tianjin, Xi Jinping ha dimostrato la sua forza di attrazione – almeno quando si tratta di contrastare la strategia di Washington – all’insegna della bandiera del multilateralismo e della globalizzazione economica, riunendo venti paesi, tra i quali India, Russia, Bielorussia, Iran, Pakistan, Kazakhistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan.

In nome del contrasto nei confronti di Washington e della difesa delle proprie prerogative, si sono seduti l’uno accanto all’altro i leader di paesi spesso concorrenti se non nemici, come nel caso di India e Pakistan.

venerdì 5 settembre 2025

Orso, elefante e dragone rimodellano l’ordine mondiale | Fabio Mini

Fabio Mini è un militare e saggista italiano, già comandante NATO della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003 (Fabio Mini).

Le forze armate russe hanno intensificato gli attacchi missilistici e proseguono l’avanzata in Ucraina, dove, stando a un sondaggio realizzato da Rating Group, il 59% dei cittadini anela a una cessazione delle ostilità e l’82% è favorevole a negoziati per porre fine alla guerra. 
L’amministrazione Trump rimane orientata verso un graduale disimpegno, a differenza dell’Unione Europea che consolida il proprio sostegno alla linea “massimalista” sposata dal presidente Zelensky e adotta toni sempre più bellicosi nei confronti della Russia. 
Elina Valtonen, ministro degli Esteri finlandese, ha dichiarato che: «quando si parla di Russia, il mondo che ama la libertà dovrebbe concentrarsi oggi su come curare il cancro anziché limitarsi a eliminare il dolore. Per raggiungere la pace in Ucraina, dobbiamo aumentare la pressione su Putin». 
Parallelamente, presso la megalopoli cinese di Tianjin, è andato in scena il vertice annuale della Shanghai Cooperation Organisation, che segna un vero e proprio cambiamento d’epoca. In particolare per quanto concerne il riavvicinamento tra Cina e India. Lo ha sottolineato il presidente Xi Jinping, secondo cui «il mondo si sta muovendo verso la trasformazione. Cina e India sono i due Paesi più popolosi al mondo e costituiscono parte integrante del Sud del mondo [...]. Il Dragone e l’Elefante devono unirsi. Dobbiamo anche adempiere ai nostri obblighi storici di sostenere il multilateralismo, un mondo multipolare e una maggiore democrazia nelle istituzioni internazionali e lavorare insieme per la pace e la prosperità in Asia e nel mondo». 
Oltre ai presidenti Xi Jinping, Vladimir Putin e Narendra Modi, all’evento hanno partecipato i vertici istituzionali di Bielorussia, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Pakistan, Tagikistan e Uzbekistan, assieme ai leader dei Paesi osservatori e partner come la Turchia. 
Ne parliamo assieme a Fabio Mini, generale di corpo d’armata, saggista e collaboratore de «Il Fatto Quotidiano». Ha comandato tutti i livelli di unità da combattimento e prestato lunghi periodi di servizio negli Stati Uniti, in Cina, nei Balcani e nella Nato. È stato Capo di Stato Maggiore del Comando Alleato del Sud Europa e comandante della forza internazionale di sicurezza in Kosovo. (Giacomo Gabellini)

                                                                           


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giovedì 4 settembre 2025

Il narco-Venezuela: la grande bufala - Pino Arlacchi

Da: Pino Arlacchi - Il Fatto Quotidiano | 30 agosto 2025 - Pino Arlacchi è un sociologo, politico e funzionario italiano (Pino Arlacchi). 

Leggi anche: IL GRANDE IMBROGLIO SUL VENEZUELA - Pino Arlacchi


Durante il mio mandato alla guida dell’UNODC, l’agenzia antidroga e anticrimine dell’Onu, sono stato di casa in Colombia, Bolivia, Perù e Brasile ma non sono mai stato in Venezuela. Semplicemente, non ce n’era bisogno. 

La collaborazione del governo venezuelano nella lotta al narcotraffico era tra le migliori dell’America latina. Il paese era pieno di problemi, ma era del tutto estraneo al circuito della produzione, del traffico e perfino del consumo di droghe pesanti. Dati di fatto assodati che oggi, nella delirante narrativa trumpiana del “Venezuela narco-Stato”, sostanziano una calunnia geopoliticamente motivata. Le analisi che emergono dal Rapporto mondiale sulle droghe 2025 dell’organismo che ho avuto l’onore di dirigere, raccontano una storia opposta a quella spacciata dall’amministrazione Trump, che smonta la montatura costruita attorno al Cartel de los soles venezuelano, una supermafia madurista tanto leggendaria quanto il mostro di Loch Ness, ma adatta a giustificare sanzioni, embarghi e minacce d’intervento militare contro un paese che, guarda caso, siede su una delle più grandi riserve petrolifere del pianeta. 

Il rapporto Onu 2025, appena pubblicato, è di una chiarezza cristallina, che dovrebbe imbarazzare chi ha costruito la demonizzazione del Venezuela. Il documento menziona appena il Venezuela, affermando che una frazione marginale della produzione di droga colombiana passa attraverso il paese nel suo cammino verso Usa ed Europa. Il Venezuela, secondo l’Onu, ha consolidato la sua posizione storica di territorio libero dalla coltivazione di foglia di coca, marijuana e simili, nonché dalla presenza di cartelli criminali internazionali. Il documento non fa altro che confermare i 30 rapporti annuali precedenti, che non parlano del narcotraffico venezuelano perché questo non esiste. Solo il 5% della droga colombiana transita attraverso il Venezuela. Ben 2.370 tonnellate – dieci volte di più – vengono prodotte o commerciate dalla Colombia stessa, e 1.400 tonnellate passano dal Guatemala. Sì, avete letto bene: il Guatemala è un corridoio di droga sette volte più importante di quello che dovrebbe essere il temibile “narco-Stato” bolivariano. Ma nessuno ne parla perché il Guatemala è a secco dell’unica droga non naturale che interessa Trump: il petrolio. Il paese ne produce lo 0,01% del totale globale. 

mercoledì 3 settembre 2025

Cisgiordania, l’IDF: “Punizioni collettive per interi villaggi” - Claudia Carpinella

Da: https://it.insideover.com - Claudia Carpinella Nata a Roma, classe 1991, appassionata di storia e di storie. Dal 2016 collabora con diverse testate giornalistiche italiane e appena può prende un aereo per posti lontani, per conoscere meglio il mondo e raccontarlo a parole sue. 


L’esercito israeliano ha sradicato oltre tremila ulivi come punizione collettiva contro un intero villaggio palestinese. Già, in Cisgiordania funziona così: l’IDF e i coloni spadroneggiano su quella terra per terrorizzare gli abitanti, in ogni modo possibile. Violenze e soprusi che fanno parte di una politica di lunga data, e che ora — con il genocidio di Gaza in corso — vengono persino rivendicati dagli stessi generali che li ordinano.

Ha fatto notizia l’ennesimo incidente di percorso, che ha visto un colono lievemente ferito da un palestinese mentre guidava un quad su dei terreni rubati. Per ritorsione, il capo del Comando Centrale dell’IDF, Avi Bluth, ha fatto sradicare 3.100 ulivi — poco prima della raccolta delle olive — punendo così non il singolo aggressore che aveva sparato, bensì l’intero villaggio da cui proveniva. 

Lo ha rivendicato lo stesso Bluth: “I palestinesi devono sapere che, se commettono un attacco terroristico, pagheranno un prezzo elevato”. Nulla importava, infatti, che, mentre l’esercito era all’opera per devastare gli ulivi di al-Mughayyir, l’aggressore fosse stato già stato identificato e arrestato. 

Il generale maggiore Bluth ha rincarato la dose, precisando che tale distruzione “è volta a scoraggiare tutti, non solo questo villaggio [al-Mughayyir, ndr], ma chiunque cerchi di alzare una mano contro i residenti [ovvero i coloni degli insediamenti e degli avamposti illegali, ndr]”. Ha poi chiarito ulteriormente il senso della “giustizia” applicata dall’esercito israeliano nella Cisgiordania occupata: “Se un palestinese compie un attacco, non c’è problema. Accenderemo i riflettori sul suo villaggio con operazioni di ‘ristrutturazione’”.

martedì 2 settembre 2025

Il generale Roatta. Il passato rimosso del fascismo - Renato Caputo intervista Davide Conti

Da: la Città Futura - Davide Conti, storico, è consulente dell'Archivio Storico del Senato della Repubblica, della Procura di Bologna (inchiesta sulla strage del 2 agosto 1980) e della Procura di Brescia (inchiesta sulla strage del 28 maggio 1974). È inoltre autore della ricerca sulla Guerra di Liberazione a Roma 1943-1944 che ha determinato il conferimento della Medaglia d'oro al Valor Militare alla città di Roma da parte del Presidente della Repubblica.

Con lo storico, consulente della procura di Brescia e di Bologna per le stragi del 1974 e del 1980, collaboratore di Rai Radio 3 e ""Il Manifesto", presentiamo la sua ultima opera pubblicata da Salerno editrice. Si tratta di uno studio molto significativo sulla continuità della politica reazionaria della classe dominante dallo Stato liberale al fascismo alla strategia della tenzione. Intervista a cura di Renato Caputo.
Nel sito sono disponibili altre due videointerviste molto significative a Davide Conti sui due suoi precedenti libri: Fascisti contro la borghesia e Roma in armi. (www.lacittafutura.it)
                                                                        

lunedì 1 settembre 2025

La verità sul nucleare iraniano e sui crimini di Israele - Massimo Zucchetti

Da: Tatiana Santi -  Massimo Zucchetti è professore ordinario dal 2000 presso il Politecnico di Torino, Dipartimento di Energia. Attualmente è docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari. - Massimo Zucchetti - https://zucchett.wordpress.com


Tatiana Santi intervista Massimo Zucchetti, uno dei massimi esperti in Italia di nucleare, tecnologia nucleare, professore di Protezione dalle radiazioni. 
In questa lunga chiacchierata il professore Zucchetti ha messo i puntini sulle "i" parlando del nucleare iraniano, sfatando miti e propaganda. Abbiamo parlato dei crimini di Israele contro l'Iran e Gaza, genocidio quasi dimenticato perché Trump e Netanyahu hanno spostato l'attenzione sull'Iran a suon di bombe e post sui social. 
Che Israele abbia bombardato i siti nucleari iraniani è indubbio. C'è chi parla di flop, chi di danni reali alle infrastrutture. Il professore Zucchetti ha spiegato con tanto di dettagli la situazione sul nucleare iraniano e sulla bomba nucleare che non c'è. Così come non c'è stato alcun pretesto solido per aggredire l'Iran, il nucleare è uno spauracchio utile a commettere i crimini di guerra nell'assordante silenzio delle organizzazioni internazionali. 
Trump si crede il re del mondo e decide quando e come far terminare le guerre dirigendo il tutto via social, ma il mondo è cambiato e quello di oggi è un mondo multipolare. Una realtà dura da accettare da chi si è sempre sentito in diritto di comandare il mondo, ma pur sempre una realtà. 
Prevedere gli scenari futuri è un arduo compito, soprattutto data l'imprevedibilità di Trump che appoggia i crimini di guerra israeliani. Una cosa però è certa: con l'aggressione all'Iran le maschere sono cadute e ad oggi possiamo dire con certezza che la diplomazia è morta e sepolta, le organizzazioni internazionali come l'AIEA, l'Onu e il suo consiglio di sicurezza non hanno alcuna credibilità. La propaganda divide il mondo ancora una volta in buoni e cattivi, l'Occidente agisce utilizzando sempre i suoi doppi standard. 
A morire però sono i civili, i bambini di gaza, i ricercatori e i fisici iraniani. E la verità, la verità è la prima grande vittima.