domenica 23 dicembre 2018

Per una nuova tematizzazione della dialettica - Stefano Garroni

Da: Stefano Garroni, Dialettica riproposta, a cura di Alessandra Ciattini, la città del sole. Stefano_Garroni è stato un filosofo italiano.



    Indice:


Nota dell’editore 










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Convegno sulla dialettica, organizzato dall’Istituto di studi filosofici di La Habana 24-26 ottobre 2000. 

Suddivido questo intervento in due parti. Nella prima, mi soffermo a riflettere su alcuni temi, presenti – anche se con qualche contraddizione – in scritti di filosofi cubani, che mi paiono interessanti come aperture verso una tematizzazione nuova della dialettica. Nella seconda tento, nel limite ovviamente del mio punto di vista, di chiarire un lato di quella nuova tematizzazione, oggi possibile e necessaria.



Così scrive la studiosa cubana Lourdes Rensoli Laliga: «El método de critica a Mach y su escuela se apoya en la constante actualización de la historia. No se trata de conferir valor permanente a las soluciones concretas de los problemas filosóficos surgidos en épocas pasadas, a la luz de circustancias sociales y cognoscitivas por entero diferentes. El valor de las ideas filósoficas de estas épocas se extiende hacia la nuestra, no en virtud de una quimérica absolutización de sus resultados y estructuras, sino de su sentido, el qual debe buscarse tanto en la formulación original como en su proyección histórica»1.

Qui interessa sottolineare la distinzione tra «formulación original» e «proyección histórica», perché da essa deriva un utile strumento contro lo scolasticismo e la dogmatizzazione. Quella distinzione, infatti, sta a dire che il significato di una teoria non coincide con la sua formulación original, ma si estende invece a comprenderne le proyecciónes históricas. In altri termini, il significato di una teoria è quel permanente che, però, esiste solo dandosi, in circostanze storiche diverse, forme ed espressioni
altrettanto diverse; ciò, naturalmente, all’interno di un certo, circoscritto sostanzialmente, margine di variazioni, che definisce la portata o possibilità storica di quella teoria appunto.

E, allora, l‘interpretazione di una teoria non si ridurrà a mero filologismo, ma comporterà sempre un lavoro di ambientazione storica, di contestualizzazione (dunque, filologismo sì, ma rigoroso, non astrattamente erudito), allo scopo di accertare la capacità o meno di quella certa teoria di riformularsi in termini tali, da poter avere senso, importanza ed efficacia propulsiva, in ambiti storicamente mutati. 

sabato 22 dicembre 2018

Possiamo fare a meno di Twitter e Facebook? - Benjamin Y. Fong


Da: www.jacobinmag.com - https://jacobinitalia.it -          La traduzione è di Gaia Benzi - Benjamin Y. Fong insegna all’Arizona State University.
Forse dovremmo uscire dai social network. Rappresentano una minaccia politica: attraggono gioia e cooperazione sociale e le trasformano in depressione e individualismo narcisista


La visione fantasiosa dei social media come strumento magico di connessione sociale è in netto contrasto con la sua realtà di pozzo senza fondo per viscidi attacchi personali e sbotti di indignazione paranoica.
Attribuire questo ampio divario al capitalismo sfrenato è una tentazione allettante: Facebook e Twitter non hanno concorrenti virtuali e sono perfettamente a loro agio nel fare qualsiasi cosa, dal manipolare i dati degli utenti al fornire un palcoscenico agli hater fintanto che gonfiano i loro bilanci. Forse strappare i social media dalle mani delle società private potrebbe finalmente permetterci di realizzare la visione che li ha generati. 

giovedì 20 dicembre 2018

mercoledì 19 dicembre 2018

- Le origini filosofiche del marxismo: la filosofia di G.W.F. Hegel (7-8-9) - Renato Caputo

renatocaputo insegna storia e filosofia.-







(VII Incontro): https://www.youtube.com/watch?time_continue=3&v=AZfPiydj2Ac -
L’enciclopedia delle scienze filosofiche: filosofia della Natura e filosofia dello spirito soggettivo.


(VIII incontro) - I lineamenti di filosofia del diritto: diritto, moralità, eticità, famiglia, società civile,                                    Stato:
                                             

(IX incontro): https://www.youtube.com/watch?v=tgP2uqgcgGE - 
La filosofia della storia e lo Spirito assoluto: arte, religione e (storia della) filosofia.-

martedì 18 dicembre 2018

Compendio del Capitale - Carlo Cafiero

   

Prefazione
I - MERCE, MONETA, RICCHEZZA E CAPITALE
II - COME NASCE IL CAPITALE
III - LA GIORNATA DI LAVORO
IV - IL PLUSVALORE RELATIVO
V - COOPERAZIONE
VI - DIVISIONE DEL LAVORO E MANIFATTURA
VII - MACCHINE E GRANDE INDUSTRIA
VIII - IL SALARIO
IX - ACCUMULAZIONE DEL CAPITALE
X - L'ACCUMULAZIONE PRIMITIVA 
CONCLUSIONE
APPENDICE:CORRISPONDENZA CAFIERO-MARX



Prefazione di Carlo Cafiero


Italia, marzo 1878

Un profondo sentimento di tristezza mi ha colto, studiando Il Capitale, quando ho pensato che questo libro era, e chi sa quanto rimarrebbe ancora, affatto sconosciuto in Italia.
Ma se ciò è, ho poi detto fra me, vuol dire che il mio dovere è appunto di adoperarmi a tutt’uomo, onde ciò più non sia. E che fare? Una traduzione? Ohibò. Ciò non servirebbe a nulla. Coloro che sono in grado di comprendere l’opera di Marx, tale quale egli l’ha scritta, conoscono certamente il francese, e possono avvalersi della bella traduzione di J. Roy, interamente riveduta dall’autore, il quale la dice meritevole di essere consultata anche da coloro che conoscono l’idioma tedesco. È ben altra la gente per la quale io devo lavorare. Essa si divide in tre categorie: la prima si compone di lavoratori dotati d’intelligenza e di una certa istruzione; la seconda, di giovani che sono usciti dalla borghesia, e hanno sposata la causa del lavoro, ma che non hanno peranco né un corredo di studi né uno sviluppo intellettuale sufficiente per comprendere Il Capitale nel suo testo originale; la terza, finalmente, di quella prima gioventù delle scuole, dal cuore ancora vergine, che può paragonarsi a un bel vivaio di piante ancora tenere, ma che daranno i più buoni frutti, se trapiantate in terreno propizio. Il mio lavoro deve essere dunque un facile e breve compendio del libro di Marx.
Questo libro rappresenta il nuovo vero, che demolisce, stritola e disperde ai venti tutto un secolare edificio di errori e di menzogne. Esso è tutta una guerra. Una guerra gloriosa, e per la potenza del nemico, e per la potenza, ancora più grande, del capitano, che l’intraprendeva con sì grande quantità di nuovissime armi, di istrumenti e macchine di ogni sorta, che il suo genio aveva saputo ritrarre da tutte le scienze moderne.
Di gran lunga più ristretto e modesto è il compito mio. Io devo solamente guidare una turba di volenterosi seguaci per la strada più facile e breve al tempio del capitale; e là demolire quel dio, onde tutti possano vedere con i propri occhi e toccare con le proprie mani gli elementi dei quali esso si compone; e strappare le vesti ai sacerdoti, affinché tutti possano vedere le nascoste macchie di sangue umano, e le crudelissime armi, con le quali essi vanno, ogni giorno, immolando un sempre crescente numero di vittime.
E in questi propositi che mi accingo all’opera. Possa frattanto Marx adempire la sua promessa, dandoci il secondo volume del Capitale, che tratterà della Circolazione del Capitale (libro II), e delle forme diverse che riveste nel corso del suo sviluppo (libro III), e il quarto e ultimo volume che esporrà la Storia della teoria.
Questo primo libro del Capitale, scritto originalmente in tedesco e poscia tradotto in russo e in francese, è ora brevemente compendiato in italiano nell’interesse della causa del lavoro. Lo leggano i lavoratori e lo meditino attentamente perché in esso si contiene non solamente la storia dello Sviluppo della produzione capitalista, ma eziandio il Martirologio del lavoratore.
E finalmente, farò anche appello a una classe altamente interessata nel fatto della accumulazione capitalista, alla classe cioè dei piccoli proprietari. Come va che questa classe, un giorno tanto numerosa in Italia, oggi si va sempre più restringendo? La ragione è molto semplice. Perché dal 1860 l’Italia si è messa a percorrere con più alacrità il cammino, che devono necessariamente percorrere tutte le nazioni moderne; il cammino che mena all’accumulazione capitalistica, la quale ha in Inghilterra raggiunta quella forma classica, che cerca di raggiungere in Italia come in ogni altro paese moderno. Meditino i piccoli proprietari sulle pagine della storia d’Inghilterra riportate in questo libro, meditino sull’accumulazione capitalista, accresciuta in Italia dalle usurpazioni dei grandi proprietari e dalla liquidazione dei beni ecclesiastici e dei beni demaniali, scuotano il torpore che opprime loro la mente e il cuore, e si persuadano una buona volta che la loro causa è la causa dei lavoratori, perché essi saranno inevitabilmente ridotti tutti, dalla moderna accumulazione capitalista, alla trista condizione: o vendersi al governo per la pagnotta, o scomparire per sempre fra le dense file del proletariato.
C. C. 

domenica 16 dicembre 2018

Le illusioni del postmodernismo (4) - Alessandra Ciattini

Le illusioni del postmodernismo a cura di Alessandra Ciattini
Gli incontri saranno dedicati a un noto pamphlet del filosofo britannico Terry Eagleton intitolato appunto “Le illusioni del postmodernismo”, in cui si mette in evidenza come i principi cui si richiama questa corrente sono diventati una sorta di senso comune, con cui amano civettare intellettuali, giornalisti di varia estrazione.
Inoltre, Eagleton sottolinea anche come sia difficile parlare di postmodernismo come di una visione sistematica e coerente, limitandosi a puntare il dito su alcuni temi agitati per mettere all’indice alcune nozioni classiche cui è giunto il pensiero classico (quali verità, obiettività, ragione etc,). E tutto ciò per rimarcare che siamo al trapasso da un’epoca all’altra, quest’ultima apportatrice di nuove libertà.

I° incontro: Caratteri della società cosiddetta postmoderna. Siamo fuori o dentro il capitalismo? Le profezie di Brezinski (1968) e di E. Cefis (1972). (
https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/11/le-illusioni-del-postmodernismo-1.html)

II° Incontro: Postmodernismo costituisce una temperie trasversale rispetto alle varie discipline, tocca l’architettura, la letteratura, la storia, le scienze sociali, la filosofia. È anche uno stile di vita. Passaggio ad una nuova forma sociale necessita di un cambiamento di paradigma. Nel 1979 J. F. Lyotard pubblica “La condizione postmoderna”, con cui si batte contro le “metanarrazioni”, il progressismo, la razionalità moderna che rispecchia l’organizzazione culturale occidentale. Contraddizione: una filosofia della storia contro altre filosofie della storia. (
https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/12/le-illusioni-del-postmodernismo-2.html)  

III° Incontro: Con il poststrutturalismo (post sta sempre ad indicare un cambiamento epocale) si afferma il decostruzionismo (Derrida, Guattari), presente nella filosofia europea almeno dall’empirismo, ma appare ai più una scoperta. Smantellamento della metafisica occidentale. L’Essere non è comprensibile con il Logos, è una entità irraggiungibile e non rappresentabile. Misticismo. Ansia dell’assoluto. (https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/12/le-illusioni-del-postmodernismo-3.html

IV° Incontro: Crisi del concetto di verità e di quello di corrispondenza enunciato / fatto. Falsificazione. Criterio pragmatico della verità. Impossibilità di distinguere tra oggetto e soggetto. Ogni esistenza ha la sua verità. Varie sfumature di relativismo. Ruolo costitutivo del linguaggio e della cultura: 

                                                                              

V° Incontro: I problemi posti dal postmodernismo hanno un senso? Come dobbiamo rispondergli? Riproponendo lo scientismo e il dogmatismo positivista? Sicuramente esprimono una grave crisi della nostra civiltà, cui dobbiamo trovare il modo di uscire, evitando passi indietro ed avventurosi passi avanti.

Bibliografia

Ciattini A., 
Il radicamento del pensiero antropologico postmoderno nella società contemporanea (http://www.marxismo-oggi.it/%E2%80%A6/197-il-radicamento-del-pensie%E2%80%A6).

Eagleton T., 
Le illusioni del postmodernismo, Editori Riuniti, Roma 1998.


sabato 15 dicembre 2018

Stefano Garroni: Dialettica riproposta - Presentazione di Paolo Vinci

Da: Stefano Garroni, Dialettica riproposta, a cura di Alessandra Ciattini, la città del sole. Stefano_Garroni è stato un filosofo italiano.
Paolo Vinci è docente di Filosofia pratica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma. http://www.rivistapolemos.it 




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Nota dell’editore 












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Nota dell’editore


Stefano aveva voluto affidarmi questo testo, pur se, trattandosi di una prima stesura, ancora bisognosa di cure. 

Ne parlammo più volte, ma volle ugualmente che io lo custodissi. Non so – e non ha senso parlarne – se in questa inusitata e ostinata decisione di affidarmi queste sue più recenti riflessioni ci fosse un qualche sentore o presagio del peggio. Sta di fatto che la sua scomparsa ha fatto di questo affidamento una sorta di legato testamentario al compagno ed amico editore per la pubblicazione.

Grazie all’impegno sollecito e discreto della sua compagna e moglie, Alessandra Ciattini, che ha curato il testo, oggi questo ultimo lavoro di Stefano va in stampa. Esso conclude un sodalizio e una collaborazione – non soltanto editoriali – di molti anni nel comune percorso.

Affidiamo questo libro agli estimatori di Stefano e a tutti i lettori ancora o nuovamente interessati agli arricchimenti del pensiero critico materialistico e dialettico, soprattutto ai più giovani alla cui formazione Stefano fu sempre attento.

Non soltanto, dunque, un affettuoso ricordo del compagno e amico, ma un “testimone” che induca altri a proseguire quello stesso percorso, con altrettanto coerente impegno scientifico e politico.

Ciao, Stefano.
Grazie

Sergio Manes

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 Ho conosciuto Stefano Garroni in una domenica di novembre del 1969: ero andato, quasi per caso, ad assistere a un seminario sul Capitale di Marx, tenuto da un giovane assistente di filosofia teoretica a una ristretta cerchia di “allievi”, nella sede della Lega per i diritti dell’uomo. Si trattava di un’iniziativa extra-accademica, carica di intenzioni non solo teoriche, ma anche e soprattutto politiche, secondo un inconfondibile stile che Stefano perseguirà per tutta la vita. 

 Riconosco che si trattò per me di un’esperienza molto significativa, che mi segnò profondamente non solo dal punto di vista culturale, ma anche umano. Quel che mi è rimasto è, infatti, una indicazione metodologica di grande rilievo, basata sull’idea che leggere Marx richieda innanzitutto una immersione analitica nelle pieghe del testo, in una rigorosa aderenza alla “pagina”. Una lezione che mi accompagna ancor oggi e che cerco di mettere in pratica nel mio insegnamento. 

venerdì 14 dicembre 2018

IL CARATTERE DELLA GUERRA NEL XXI SECOLO: RUSSIA E CINA SONO UN BERSAGLIO O UNA PARTE DELLA GUERRA? - Levent Dölek

Da: https://prospettivaoperaia.wordpress.com - versione leggermente abbreviata dello stesso articolo in turco, pubblicato su Devrimci Marksizm, numero 35, estate 2018. -
Levent Dölek è vicepresidente del DIP (Partito dei lavoratori rivoluzionari) ed ex docente alla Facoltà di Economia dell’Università di Istanbul prima di essere espulso con uno dei primi decreti legge sullo stato di emergenza in Turchia nel 2016 a causa della sua lotta politica. È uno scrittore di Devrimci Marksizm (Marxismo Rivoluzionario) e la sua edizione annuale in inglese Revolutionary Marxism, e il giornale Gerçek (Verità).


La promessa di uno sviluppo capitalistico pacifico dietro la maschera della “globalizzazione”, che è stata la componente più significativa dell’attacco ideologico del capitalismo, è svanita [1]. Il mondo intero si rende conto che siamo sull’orlo di una nuova guerra. È ormai ampiamente accettato che gli Stati Uniti costituiranno una parte delle forze combattenti, mentre la Russia e la Cina, in una forma o nell’altra, si porranno contro gli Stati Uniti. Il nuovo attacco ideologico in queste circostanze si concentra sulla diffusione della convinzione che la Russia e la Cina, in quanto potenze mondiali in ascesa, rappresentino una minaccia per la pace nel mondo. Per circa due decenni, i media imperialisti, come Newsweek Time o The Economist, hanno costantemente predicato che il XXI secolo sarà il secolo della Cina. Putin, come “il nuovo zar russo in ascesa”, è recentemente sulle copertine degli stessi media. Non c’è motivo di credere che questi media abbiano buone intenzioni dietro la loro “propaganda” riguardo la Russia e la Cina. Lo scopo di questa propaganda è quello di oscurare l’aggressione imperialista degli Stati Uniti, presentando la Russia e la Cina come più forti e più aggressivi di quanto non siano realmente.

Il riflesso di questa propaganda imperialista nella sinistra, consapevolmente o meno, è quello di descrivere la Russia e la Cina come potenze imperialiste. Tradotto dalla sfera teorica alla pratica politica, questo si traduce in gravi errori, compresa la posizione estremamente reazionaria di difendere le organizzazioni settarie in Siria in nome di un appello a combattere contro “l’imperialismo russo”, e in errori relativamente riparabili, come nel caso di adottare un atteggiamento indeciso nei confronti dell’imperialismo statunitense. Crediamo che potremmo avviare un dibattito significativo e progressivo con coloro che adottino una posizione inconciliabile nei confronti dell’imperialismo statunitense e dei suoi alleati, adottando al contempo un atteggiamento prudente sulla possibilità che la Russia e la Cina diventino potenze imperialiste. 

Pertanto, è di grande importanza analizzare la struttura socio-economica della Russia e della Cina per discutere il carattere dell’imperialismo e della guerra nel XXI secolo. Questo articolo esamina i principi generali dell’approccio marxista alla questione della guerra, come questi principi sono stati formulati durante le varie fasi dello sviluppo capitalista, e quale dovrebbe essere la posizione dei marxisti nelle attuali circostanze. Abbiamo già presentato un’analisi completa dell’approccio marxista alla questione della guerra in un dossier in Devrimci Marksizm, numero 25 [la rivista teorica del DIP, Partito Operaio Rivoluzionario di Turchia, n.d.t.]. In questo articolo, ci limitiamo a una spiegazione generale di quale dovrebbe essere la posizione dei marxisti di fronte alla guerra che si avvicina rapidamente. Non entreremo in un dibattito esaustivo sulla questione della strategia e della tattica. Certamente assumiamo che gli Stati Uniti siano parte della guerra insieme all’Unione Europea, alla Gran Bretagna e al Giappone, che sono in una posizione subordinata nei confronti degli Stati Uniti, ma che hanno un carattere imperialista. Nell’analizzare il carattere di Russia e Cina, ci concentriamo in particolare sulle caratteristiche distintive dell’imperialismo che esistono in questi paesi, piuttosto che offrire una spiegazione esaustiva della loro struttura socio-economica. Tra i due, siamo interessati soprattutto alla Cina. Questo perché il nostro punto di partenza essenziale, che è la teoria leninista dell’imperialismo, pone l’economia al centro della sua analisi. Egli concepisce la lotta imperialista per dividere il mondo come uno dei risultati della fase imperialista del capitalismo. La Cina è molto più avanti della Russia in termini di sviluppo economico, tanto che non è nemmeno paragonabile a quest’ultima. Pertanto, se la Cina non può essere caratterizzata come potenza imperialista, sarà possibile dire lo stesso anche per la Russia. Poiché la potenza e la capacità militare della Cina e della Russia, così come il loro posizionamento in Medio Oriente e nel Pacifico, meritano di essere esaminati da soli, non saranno al centro del nostro dibattito in questo articolo. Presenteremo la nostra posizione su questi temi sotto il sottotitolo del carattere della guerra, dove faremo riferimento alle decisioni prese dal IV Congresso del Partito dei Lavoratori Rivoluzionari (DIP).

La posizione marxista sulle guerre in generale

giovedì 13 dicembre 2018

Esistono ancora destra e sinistra? - Stefano G. Azzarà

DA: MATERIALISMOSTORICO - Stefano G. Azzarà  insegna Storia della filosofia politica presso il Dipartimento di studi umanistici dell'Università di Urbino ed è direttore della rivista "Materialismo Storico".-  

Esistono ancora destra e sinistra? 
Il confronto tra Domenico Losurdo e Costanzo Preve:
                                                                                 

Intervento al convegno su Domenico Losurdo organizzato dal PCI a Roma, 1 dicembre 2018. L'intervento è solo una piccola parte di un più ampio saggio che verrà pubblicato negli atti del convegno.

martedì 11 dicembre 2018

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina - Alessandra Ciattini



Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza, 
Leggi anche: La trappola di Tucidide - Andrea Muratore



 Mentre la classe dirigente italiana si diletta in giochetti politici insulsi e pericolosi che ci prospetta il futuro?

I telegiornali della Rai del 20 novembre hanno dato come prima notizia lo sgombero delle ville abusive del cosiddetto clan dei Casamonica, gruppo di origine sinti portato spesso alla ribalta per varie attività criminali e per il famoso funerale di uno dei loro capi; notizia il cui scopo evidente è convincere i telespettatori che il “governo del cambiamento”, autore della “manovra del popolo”, sotto la vigile guida della sindaca Raggi, alzatasi all’alba, colpisce spietatamente i criminali, i corrotti, i non rispettosi dell’ordine. Non contenti di tale protagonismo, poco dopo i 5 Stelle mandano sulla scena dell’evento il presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Marra; successivamente si presenta Salvini che addirittura promette di guidare lui la ruspa per abbattere gli edifici, seguito da Giuseppe Conte, che si fa riprendere mentre visita le abitazioni e osserva meravigliato “Quanto sfarzo, quanto lusso”. In verità, dalle immagini che ho potuto vedere, mi sembra si tratti soprattutto di paccottiglia e oggetti kitsch, e credo che il vero lusso si trovi nelle abitazioni di quei miliardari che governano il mondo. I giornali rimarcano che tale spettacolo fa emergere solo il conflitto tra Lega e 5 stelle, desiderosi entrambi di apparire come gli strenui difensori del popolo.
Allo stesso tempo, quello stesso giorno, i telegiornali non hanno fatto menzione del vero problema destinato ad avere una serie di gravissime ripercussioni sulla nostra vita, cui si sono fatti alcuni accenni nei giorni precedenti, ma che meriterebbe di essere approfondito. Ovviamente mi sto riferendo a quanto contenuto nel titolo dell’articolo. 
Mi si perdonerà il lungo giro che ho fatto per giungere in medias res, ma mi sembrava importante rilevare che questa mancanza di interesse per eventi cruciali mostra l’inesistenza economica, politica, culturale dell’Italia nello scenario internazionale

lunedì 10 dicembre 2018

GRAMSCI E LA DIALETTICA - Stefano Garroni

Da: mirkobe79 Collettivo di Formazione Marxista "Stefano Garroni" Stefano_Garroni è stato un filosofo italiano. 

                                                                             

98 - GRAMSCI E LA DIALETTICA 28-03-2002

Le radici hegeliane di Marx. Contro Della Volpe.

PREAMBOLO: I titoli degli incontri seminariali non sono mai rigorosamente indicativi dell’argomento trattato, poiché il tono colloquiale delle lezioni di Stefano Garroni e la stessa natura degli incontri (una serie di seminari collettivamente autogestiti miranti alla formazione marxista di quadri comunisti) fanno sì che la sua esposizione, fatta a braccio e sovente improvvisata, non sia mai sistematica (come sarebbe stata in un intervento scritto), né circoscritta all’argomento richiamato dal titolo, ma sempre aperta ad allargarsi verso ulteriori tematiche, inizialmente non previste; spesso suggerite dagli interventi degli altri compagni che lo seguivano nei seminari.

NOTA: fra parentesi quadre il Redattore fa delle aggiunte per rendere più semplice la comprensione degli interventi e la stessa esposizione. 

1/10
DOMANDA[…] La critica che viene fatta a Karl Marx da Max Weber [parte dalla tesi weberiana della presunta avalutatività che deve caratterizzare le scienze, lo statuto di scientificità di ogni scienza particolare, e si può riassumere in questi termini], cioè: tu [Marx] hai preso una posizione [la critica economica, nonché morale e politica, del capitalismo], ed è giusta fintanto che tu espliciti il tuo riferimento. Cioè tu hai concettualizzato un sistema che non ha nessuna pretesa di essere lo specchio del reale. Però ecco: come si concilia questa cosa con l’idea della totalità?

Stefano Garroni: Certamente. Quello che dici è interessante perché poi è uno dei temi fondamentali. Intanto dico, en passant, [vediamo]che cosa significa idea per Hegel: dire che la filosofia è idealismo non è una proposizione idealistica, perché [significa dire] esattamente che la filosofia produce il modello, ma il modello è sia il modello e sia la cosa. Affermare che “La filosofia è idealismo” non è idealismo. Perché? Perché il presupposto è sempre l’Uomo: il pensiero sta dentro il mondo, quindi il movimento del mondo e del pensiero sono lo stesso movimento, perché [sono il risultato] dell’esperienza stessa che si svolge. D’accordo?