sabato 14 giugno 2025

Wang Wen: La Cina Sta Costruendo un Nuovo Ordine Mondiale


Nel corso di una lunga intervista con Glenn Diesen, Wang Wen esplora i «mutamenti secolari storici» in atto a livello geopolitico, tecnologico e istituzionale, illustrando come la Cina intenda guidare una profonda transizione globale ordinata verso il nuovo equilibrio mondiale.

                                                                           

Il 2 giugno 2025, Wang Wen, direttore dell’Istituto di Ricerca Finanziaria Chongyang e dell’Accademia di Leadership Globale presso l’Università del Popolo della Cina, ha rilasciato un’intervista su YouTube a Glenn Diesen, professore di Relazioni Internazionali alla Southeast University of Norway e noto politologo. Nel corso del dialogo sono stati approfonditi temi quali la storica trasformazione dell’ordine mondiale, la ricostruzione del sistema internazionale e il significato globale del grande risveglio della nazione cinese. Dopo la sua pubblicazione online, l’intervista ha rapidamente catturato l’attenzione mondiale ed è stata tradotta in otto lingue diverse, tra cui spagnolo, russo, francese, tedesco, portoghese, italiano e giapponese. Ad oggi ha raccolto oltre 300 commenti internazionali. Utenti provenienti da background culturali differenti hanno intrapreso vivaci discussioni sul percorso di sviluppo cinese e sull’innovazione nella governance globale. Di seguito trovate raccolti e tradotti in italiano i contenuti originali dell’intervista e il video sia in inglese che in italiano.

Glenn Diesen: Ciao a tutti e benvenuti. Oggi sono insieme a Wang Wen, professore e direttore dell’Istituto di Studi Finanziari Chongyang presso l’Università del Popolo della Cina. Lei è anche vicedirettore della Silk Road School, oltre a ricoprire numerosi altri incarichi. Non so come faccia a gestire tutto così brillantemente, complimenti e, naturalmente, benvenuto al programma.

Wang Wen: Grazie, professor Diesen. È da tanto che non ci vediamo. Sono molto onorato di partecipare al suo programma.

venerdì 13 giugno 2025

Una lettura marxista della dottrina sociale della Chiesa nell’ultimo libro di Roberto Fineschi - Ascanio Bernardeschi

Da: https://futurasocieta.com - Ascanio Bernardeschi collabora con UniGramsci (Pisa), La Città futura e Futura Società [(APPROFONDIMENTI TEORICI (UNIGRAMSCI)]. 
Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!). 


L’intervista ad uno dei maggiori filosofi marxisti viventi sul suo recente lavoro Da Pio IX a Leone XIV. Prospettive marxiste sulla dottrina sociale della Chiesaper aprire una riflessione critica sull’evoluzione del pensiero e del “magistero” cattolico.

L’elezione del nuovo papa ha innescato la gara fra i commentatori per qualificare questo nuovo pontificato. Riteniamo che saranno i fatti a poter dare un giudizio informato, anche se le premesse non ci paiono promettenti a partire proprio dalla decisione di assumere del nome di Leone come richiamo all’autore della Rerum Novarum. Se, infatti, questa scelta viene da molti, forse dai più, vista come un’attenzione alla questione sociale che con quell’enciclica la Chiesa affrontava per la prima volta, non deve sfuggirci, invece, il carattere antisocialista di quel documento che vedeva come un elemento di natura la proprietà privata dei mezzi di produzione e, di conseguenza, contro natura le aspirazioni socialistiche e si poneva l’obiettivo di arginare il montante movimento delle classi lavoratrici proponendo palliativi alla terribile condizione dei lavoratori.

Vorremmo parlarne con Roberto Fineschi, fra i maggiori filosofi marxisti viventi, il quale recentemente ha pubblicato un libro che definisce come “rimaneggiamento di articoli recenti e passati” ma che, in realtà, affronta abbastanza sistematicamente il tema dell’evoluzione della dottrina cattolica attraverso i vari papi, da Pio IX in poi, con una intera parte opportunamente dedicata al solo papa Ratzinger. In un’altra, la prima, affronta il tema della dottrina sociale della Chiesa.

giovedì 12 giugno 2025

Il costo dell’energia, spiegato in termini non complicati - Massimo Zucchetti

Da: https://zucchett.wordpress.com - Massimo Zucchetti è professore ordinario dal 2000 presso il Politecnico di Torino, Dipartimento di Energia. Attualmente è docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari. - Massimo Zucchetti 

Vedi anche: I rischi inaccettabili di una guerra nucleare - Massimo Zucchetti
Figura 1 [3,4]

La valutazione del “costo” dell’energia – da sempre aspetto fondamentale – si è negli anni recenti arricchita di nuove tecniche, che tengono in conto il più possibile del “costo reale”, includendo l’intero ciclo di vita [1,2]. La figura 1 soprastante [3,4] ci fornisce il quadro in una sola occhiata: le energie rinnovabili, in questo secolo, ci hanno fatto la sorpresa di diventare la via più economica per produrre energia elettrica. Anche senza parlare di impatto ambientale, clima, rischi, eccetera. Badando soltanto al vil denaro. Questa breve analisi tratta dei costi di generazione di elettricità da diverse fonti [5-9], analizzando metriche come il costo livellato dell’elettricità e i fattori che influenzano i costi.

Costi di Generazione Elettrica

mercoledì 11 giugno 2025

Il Partito comunista - Antonio Gramsci

Da: https://futurasocieta.org - https://www.marxists.org/italiano/gramsci/20/partitocomunista.htm[Archivio Gramsci] - Tratto da «L'Ordine Nuovo», 9 ottobre 1920 - 

Leggi anche: "I partiti e la massa"* di Antonio Gramsci – a cura di Giorgio Gattei  

Antonio Gramsci. Ritratto di un rivoluzionario - Angelo D'Orsi 

Su Gramsci e la fondazione del Pci - PIERO GOBETTI 

Gramsci. Eretico e comunista - Rossana Rossanda 

(...) Il Partito comunista è lo strumento e la forma storica del processo di intima liberazione per cui l’operaio da esecutore diviene iniziatore, da massa diviene capo e guida, da braccio diviene cervello e volontà; nella formazione del Partito comunista è dato cogliere il germe della libertà che avrà il suo sviluppo e la sua piena espansione dopo che lo Stato operaio avrà organizzato le condizioni materiali necessarie.



Il Partito comunista, anche come mera organizzazione si è rivelato forma particolare della rivoluzione proletaria. 

Nessuna rivoluzione del passato ha conosciuto i partiti; essi sono nati dopo la rivoluzione borghese e si sono decomposti nel terreno della democrazia parlamentare. Anche in questo campo si è verificata l’idea marxista che il capitalismo crea forze che poi non riesce a dominare.

I partiti democratici servivano a indicare uomini politici di valore e a farli trionfare nella concorrenza politica; oggi gli uomini di governo sono imposti dalle banche, dai grandi giornali, dalle associazioni industriali; i partiti si sono decomposti in una molteplicità di cricche personali. 

Il Partito comunista, sorgendo dalle ceneri dei partiti socialisti, ripudia le sue origini democratiche e parlamentari e rivela i suoi caratteri essenziali che sono originali nella storia: la rivoluzione russa è la rivoluzione compiuta dagli uomini organizzati nel Partito comunista, che nel partito si sono plasmati una personalità nuova, hanno acquistato nuovi sentimenti, hanno realizzato una vita morale che tende a divenire coscienza universale e fine per tutti gli uomini.

I partiti politici sono il riflesso e la nomenclatura delle classi sociali. Essi sorgono, si sviluppano, si decompongono, si rinnovano, a seconda che i diversi strati delle classi sociali in lotta subiscono spostamenti di reale portata storica, vedono radicalmente mutate le loro condizioni di esistenza e di sviluppo, acquistano una maggiore e più chiara consapevolezza di sé e dei propri vitali interessi. 

martedì 10 giugno 2025

Nell’UE nulla ha più successo di un fallimento grossolano: il caso sorprendente di Ursula von der Leyen - Yanis Varoufakis

Da: https://www.yanisvaroufakis.eu - Yanis Varoufakis è un economista, accademico e politico greco naturalizzato australiano. - Jeffrey Sachs, professore universitario presso la Columbia University, è Direttore del Center for Sustainable Development presso la Columbia University e Presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite. Ha servito come consigliere di tre Segretari generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di avvocato SDG sotto il Segretario generale António Guterres.


Fallimento, corruzione e guerrafondaismo: Ursula von der Leyen riceve il Premio Internazionale Carlo Magno di Aquisgrana per il suo contributo all'Unione Europea, perché in Europa il fallimento totale non è solo tollerato, ma celebrato!


È uno dei piaceri proibiti della vita quando i propri cinici pregiudizi vengono confermati. Uno di quei momenti, in cui mi sono concesso una lunga, fragorosa risata, è arrivato quando è uscita la notizia che Ursula von der Leyen aveva ricevuto il Premio Internazionale Carlo Magno di Aquisgrana per "i suoi servizi all'unità degli Stati membri, nel contenimento della pandemia, per l'unità della determinazione dell'Unione a difendersi dalla Russia, e per l'impulso verso il Green Deal" (Transizione Ecologica). Ormai era ufficiale: a Bruxelles, nulla ha più successo di un fallimento grossolano e, peggio ancora, nulla viene ricompensato più generosamente della corruzione.

Permettetemi di iniziare con la motivazione del Premio di cui sopra: l'"impulso verso il Green Deal" della signora von der Leyen. Ma sono seri? Gli storici del futuro si concentreranno sul cosiddetto Green Deal come esempio di ciò che non va nell'Unione Europea: fumo e specchi mascherati da maestose iniziative politiche. In effetti, quando fu annunciato, e dopo averlo studiato attentamente, mi affrettai a pubblicare un articolo sul Guardian per mettere in guardia dal Green Deal per due motivi: in primo luogo, i fondi che prometteva di investire nella Transizione Ecologica semplicemente non c'erano e, in secondo luogo, l'accordo annunciato era piuttosto sfacciato, in quanto mirava a un ecologismo di facciata ben più che a un'Europa più verde. Quattro anni dopo, il Green Deal fu dichiarato un fallimento totale e fu abbandonato senza tante cerimonie a favore del successivo elefante bianco di Ursula von der Leyen: la follia di costruire un complesso militare-industriale europeo con i nomi in codice Re-Arm Europe o SAFE.

lunedì 9 giugno 2025

Sul carattere utopico di «Stato e rivoluzione» - Marco Riformetti

Da: https://www.antiper.org - Marco Riformetti (https://www.antiper.org/archive/interventi/riformetti-lenin-tesi.pdf

Da Marco Riformetti, Lenin e la filosofia politica di Stato e rivoluzione, Tesi di laurea in filosofia, Pisa, 2017 


Stato e rivoluzione è stato accusato di fare “l’elogio della dittatura” e al tempo stesso di essere un testo anarchico e utopistico. Per esempio, è stato accusato di aver mutuato le sue concezioni fondamentali dal socialismo utopistico pre-marxista (Fourier, Saint Simon) per tramite delle riflessioni engelsiane della maturità (L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato e l’Anti-Duhring)

“erano quattro gli elementi del pensiero politico di Fourier che lo avevano influenzato in modo permanente. Questi elementi erano: (1) il pieno sviluppo delle capacità umane; (2) la fine della divisione sociale del lavoro; (3) la fine dell’esistenza di classi sociali basate sulla proprietà privata; (4) la fine dello Stato” [1]

Levine pone il problema del (presunto) carattere positivistico del pensiero di Engels (e di quello di Lenin) che risiederebbe nella sua fiducia nel ruolo della scienza

“Saint-Simon era un positivista sociale, le cui radici risalgono a Cordorcet e proseguono verso Comte. Egli credeva in una società sotto il controllo di una aristocrazia scientifica. Era un “platonico” tecnologico e sentiva che solo una elite scientifica avrebbe potuto produrre abbondanza economica e di conseguenza abolire la povertà […] Le influenze fourieriste e saintsimoniane furono espresse nel modo più chiaro nell’Anti-Dühring di Engels, punto di passaggio nel loro viaggio verso Lenin e specialmente verso il suo Stato e rivoluzione .”[2]

In effetti, si può affermare che il marxismo ripone grande fiducia nello sviluppo scientifico e tecnologico e potremmo addirittura dire che il marxismo considera il comunismo possibile solo grazie all’apporto fondamentale del livello più avanzato di sviluppo scientifico e tecnologico, in una concezione diametralmente opposta a quella di un certo neo-primitivismo anarchico [3]). Ma avere fiducia nel ruolo della scienza e considerare la scienza fondamentale nella vita degli uomini non è affatto sintomo di “positivismo” perché nel marxismo questa fiducia è sempre strettamente condizionata al controllo umano sulla scienza. Positivistica sarebbe invece l’idea che il bene dell’umanità possa realizzarsi per effetto del “laissez-faire tecnocratico” in quanto lo sviluppo scientifico e tecnologico avrebbe “in sé” la capacità di produrre “progresso”.

Cosa afferma Lenin a questo proposito?

“Fino a quando vivremo in un paese di piccoli contadini, esisterà in Russia, per il capitalismo, una base economica più solida che per il comunismo. [Il nemico] si appoggia sulla piccola azienda, e per poterlo scalzare c’è un solo mezzo: dare all’economia del paese, agricoltura compresa, una nuova base tecnica, la base tecnica della grande produzione moderna. Solo l’elettricità fornisce tale base. Il comunismo è il potere sovietico più l’elettrificazione di tutto il paese. […] Solo quando il paese sarà elettrificato, quando avremo dato all’industria, all’agricoltura e ai trasporti la base tecnica della grande industria moderna, solo allora vinceremo definitivamente.” [4]

Interessante, a questo proposito la riflessione di Slavoj Žižek

“La lezione ultima del monopolio Microsoft appare in fondo molto simile a quella suggerita da Lenin: anziché combatterne la dimensione monopolistica attraverso gli apparati dello Stato (pensate alla sentenza che impone a Microsoft di dividersi), non sarebbe più logico limitarsi a socializzarla, a renderla più aperta e accessibile? Oggi la tentazione è di riformulare il famosissimo motto di Lenin “Socialismo = elettricità + il potere ai Soviet” in “Socialismo = libero accesso a Internet + il potere ai Soviet” – e il secondo elemento della relazione diventa cruciale, perché indica l’unica forma di organizzazione sociale al cui interno Internet può davvero sviluppare il proprio potenziale liberatorio, e senza la quale sarebbe inevitabile una regressione a una versione aggiornata del più crudo determinismo tecnologico” [5]

La fiducia marxista nella possibilità di un uso “umanistico” di certe macchine, ovvero di un loro uso a favore dell’uomo – e non del capitale – è stata talvolta guardata con sospetto da alcuni filosofi che hanno inteso mettere in guardia dagli effetti nefasti di ciò che viene presentato come “progresso scientifico” e che spesso “progressivo” [6] non è per nulla (un “sospetto” ben più che legittimo in un mondo che ha usato la razionalità tecnico-scientifica per produrre Auschwitz o Hiroshima [7] o per produrre quegli effetti nefasti sull’ecosistema che sono al centro degli studi sull’Antropocene [8]).

Note

[1] Levine [1985], trad. mia: “there were four elements of Fourier’s political thinking which permanently influenced him. These elements were: (1) the full development of human talents; (2) the end of the social division of labor; (3) the end of social classes based upon the ownership of private property; (4) the end of the state”.

[2] Levine, Ibidem, trad. mia:“Saint-Simon was a social positivist, whose roots return to Cordorcet and continue on to Comte. He believed in a society under the control of scientific aristocracy. He was a technological Platonist who felt that only a scientific elite could produce economic abundance and therefore abolish poverty […] The Fourierist and Saint-Simonian traditions were most clearly expressed in Engels’ Anti-Dühring as their transit point on their journey into Lenin, specifically his State and Revolution.”.

[3] Cfr. Zerzan [2004], Kaczynski [1997], Thoreau [1988].

[4] Cfr. Lenin [26].

[5] Žižek [2003], pag. 115.

[6] Cfr., a titolo di esempio, Adorno-Horkheimer [2010].

[7] Cfr. Anders [2007] e Anders [2016].

[8] Cfr. Moore [2017], Haraway [2016], Angus [2016].

domenica 8 giugno 2025

Kiev irresponsabile ci mette a rischio - Fabio Mini

Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - Fabio Mini è un militare e saggista italiano, già comandante NATO della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003. (Fabio Mini


L’Ucraina ha dimostrato agli eversori che colpire in alto si può, impunemente e “low cost”. Gli alleati europei e americani si sono ficcati in una situazione scomoda, dalla quale converrebbe si sfilassero

Il presidente Trump ha rotto l’assordante silenzio sull’attacco ucraino alle basi russe dicendo di aver parlato con Putin di una eventuale risposta e divagando sull’Iran.
Intanto il potente Yermak, capo dell’ufficio di Zelensky, si è recato negli Usa per sollecitare nuove sanzioni e fornire spiegazioni sull’utilizzazione delle immagini satellitari e tecnologie statunitensi. Anche questa visita è probabilmente un gioco delle parti. In effetti, gli Usa con Biden hanno ceduto e condiviso immagini, dati e tecnologie anche più sofisticate, ma con l’impegno di non dirlo alle tv di tutto il mondo. Trump sta continuando sulla stessa linea, ma la bravata ucraina lo ha messo in difficoltà portando lo scontro al livello dei rapporti strategici diretti fra Russia-Usa. Nel colloquio fra i due leader è stata pronunciata una parola che è riverberata sia nel discorso di Putin ai governanti della federazione sia in quello di Trump sulle restrizioni agli ingressi negli Stati Uniti: terrorismo. Così il presidente russo ha definito i sabotaggi ai ponti e alle ferrovie e così ha definito gli attacchi alle basi aeree strategiche.
L’operazione militare speciale che stava per trasformarsi in guerra tra Russia e Ucraina si annuncia invece come guerra al terrorismo da qualsiasi parte provenga. In effetti l’attacco alle basi con i droni è stato un attacco di guerra diretto dai servizi segreti (Sbu) e condotto non dalle forze armate ma da operativi sostenuti da una rete di connivenza interna alla Russia, baldanzosamente ringraziata dallo stesso Zelensky. Un attacco non isolato che segue la catena di attacchi terroristici, assassinii mirati, sabotaggi, attacchi a strutture civili subiti dalla Russia sul proprio territorio a opera dello Sbu ucraino.

sabato 7 giugno 2025

Gaza muore di fame: la Ghf chiude i cancelli dopo le stragi - Eliana Riva

Da: https://pagineesteri.itEliana Riva Storica, giornalista, editrice, caporedattrice Pagine Esteri. (https://www.facebook.com/eliana.riva1)
Leggi anche: Edward Said ha letto nella Storia il futuro della Palestina - Eliana Riva


Si ferma anche la distribuzione dei miseri aiuti umanitari gestiti dalla fondazione israelo-statunitense chiamata Gaza Humanitarian Foundation (Ghf). Ventidue camion appena sono stati scaricati martedì. Prima della guerra ne entravano 600 al giorno. E non c’era la necessità, come oggi, di recuperare tre mesi di blocco totale di cibo, medicine, carburante, macchinari.

La creatura nata dalle menti e dagli interessi (economici, politici e militari) di Washington e Tel Aviv, ha manifestato tutta la sua incompetenza e una inadeguatezza che era stato facile prevedere. Lo avevano detto le Nazioni Unite. Non si può improvvisare il lavoro umanitario costruendo in pochi mesi una società nata per volere del governo il cui presidente è ricercato internazionalmente per crimini di guerra. Non lo si può fare neanche se posizioni ai vertici membri dell’esercito statunitense e imprenditori dai guadagni milionari. A quanto pare, una delle maggiori certezze del presidente Usa Donald Trump è stata smentita dai fatti: non bastano i soldi per sostituire esperienze e professionalità.

venerdì 6 giugno 2025

Il Testamento di Lenin: Stalin, Trockij ed il socialismo in un solo paese. - LUCIANO CANFORA

Da: Tracce Di Classe - Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast

Insime a Luciano Canfora, facciamo una conversazione che smonta la narrazione ufficiale sulla storia sovietica e restituisce complessità a un processo troppo spesso ridotto a caricatura. Dalla figura di Stalin al testamento di Lenin, passando per il XX Congresso del PCUS, la Grande Guerra Patriottica del 1941, le vere cause della dissoluzione dell’URSS e il concetto di sicurezza nazionale. Un viaggio nella memoria storica per leggere con occhi nuovi un secolo di storia manipolata. 

                                                                            


giovedì 5 giugno 2025

I cavalieri dell’Apocalisse vogliono la guerra - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.org - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it

Macron, Merz, Starmer e Tusk ci spingono in maniera folle e tragicomica verso una guerra, senza avere né una strategia né obiettivi realistici.

Non si può nascondere che il raggiungimento della pace in Ucraina costituisca un’ardua impresa, giacché è ormai del tutto evidente che la Russia vuole una soluzione delle ragioni profonde del conflitto (no all’espansione della Nato, eliminazione del governo fascista di Zelensky, protezione della popolazione russa), mentre gli Usa si acconterebbero per ora di una tregua alla coreana e l’Ue continua a starnazzare sull’avanzamento di torme di cosacchi verso le grandi città europee. Qualcuno ha giustamente definito Macron, Merz, Starmer e Tusk i quattro cavalieri dell’Apocalisse per il loro bellicismo privo di ogni giustificazione. Addirittura, giorni fa, sul Corriere della sera, Federico Fubini dichiarava che la Russia non sta avanzando e che, quindi, è opportuno continuare a sostenere l’Ucraina, prefigurando ulteriori scenari di guerra del tutto inconsistenti, ma ugualmente preoccupanti.

Proprio il 27 maggio, il Ministero della difesa russo ha comunicato che l’esercito ha liberato la località di Zeliónoye Pole nella repubblica popolare di Donetsk e Konstantínovka nella regione di Sumi, determinando l’uccisione di 1.145 soldati ucraini. Inoltre, ha attaccato e distrutto aerodromi militari, depositi di munizioni, rifugi di mercenari e ucraini in 144 luoghi diversi. E in questi giorni l’avanzamento continua.

mercoledì 4 giugno 2025

Lo Stato minimo: l’ipocrisia del neoliberismo - Frasi di Marx (4)


In questo quarto video della serie Frasi di Marx il grande pensatore risponde a una domanda di grande importanza, la cui risposta che sarebbe evidente è meticolosamente occultata. Giustamente Marx sosteneva che l’esistenza dello Stato minimo è solo un mito, uno dei tanti con i quali ci oscurano le menti, il cui scopo è far passare per positivo ciò che invece è estremamente negativo per i lavoratori. La cosa sorprendente è che quello che egli scriveva non solo non è superato, ma addirittura è ancora più valido per la società contemporanea, nella quale a partire dagli anni ’70 si è affermato il neoliberismo, una vera e propria controrivoluzione secondo David Harvey. 

In quel periodo si registrava una caduta del tasso di profitto ed occorreva ridimensionare il benessere lavorativo raggiunto in alcuni paesi del mondo dai lavoratori, trovando un discorso attraente con il quale indurli docilmente ai sacrifici. E questo discorso è stato individuato ponendo l’enfasi sulla libertà individuale, che era invece libertà di impresa, demonizzando tutte quelle istituzioni pubbliche (sanità, scuola, sicurezza sociale) create per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori. Da un lato, si è avviata la politica dei tagli dei costi sociali, quella della flessibilità lavorativa con lo scopo più che evidente di ridurre il costo del lavoro complessivo. Dall’altro, il taglio dei costi sociali ha reso sempre più inefficienti i servizi (come sperimentiamo ogni giorno) in Argentina come in Italia, e ciò ha permesso ai neoliberisti di affermare che le istituzioni pubbliche non funzionano e che era meglio privatizzarle, ossia trasferirle nelle loro mani per un tozzo di pane. “Abbiamo bisogno dello Stato minimo” hanno gridato. Meno costi, meno tasse, meno invasione nella vita privata.

Ma questo costituisce solo un lato della medaglia. L’altro lato sta nel fatto che lo Stato ha sostenuto e sostiene sempre le grandi imprese, le corporazioni, le banche per farle uscire dalle crisi che esse stesse hanno creato, fornendo sovvenzioni, sussidi, finanziando le loro stesse attività come nel caso della ricerca sui farmaci. E ciò non basta. Lo Stato si espande anche nelle sue forme repressive e coercitive quando si tratta di colpire i lavoratori che scioperano e le loro organizzazioni, o di far fuori i dissidenti e gli oppositori. In conclusione lo Stato si minimizza dinanzi ai bisogni dei lavoratori, si massimizza per salvaguardare gli interessi dell’élite economica.
Alessamdra Ciattini 

                                                                             

Bibliografia 
Karl Marx, Il Capitale, 1867.
David Harvey, Breve storia del neoliberalismo, 2007.
Naomi Klein, Shock Economy, 2007.
Oxfam International, Relazione sull’evasione fiscale corporativa (2020-2024).
The Lancet, Dati sui prezzi dei farmaci vs costi di produzione (2023).

martedì 3 giugno 2025

Gaza è stata danneggiata? E Quanto? - Massimo Zucchetti

Da: https://zucchett.wordpress.com - Massimo Zucchetti è professore ordinario dal 2000 presso il Politecnico di Torino, Dipartimento di Energia. Attualmente è docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari. - Massimo Zucchetti 

Lo studio è stato completato con un cenno alle vittime (le cifre attendibili sono attorno a 100.000 morti ed altrettanti feriti), con la documentazione fotografica geolocalizzata e verificata, e i dati confermati sul 70% di costruzioni distrutte e l’80% di coltivazioni devastate. 

Le conclusioni sono lapidarie: Gaza 2023-2025 è il più grave disastro provocato da una guerra, se rapportato all’esiguità della zona colpita e alla,concentrazione della popolazione: la sua entità e gravità sono senza precedenti. 

Come nell’analisi di un grande disastro industriale, come un grande incendio, le cause dell’innesco diventano, a disastro in corso, di relativa rilevanza: siano esse da valutare a partire dal 1940-45, dal 1948, dal 1967, fino al 7 ottobre 2023 – non costituiscono, innanzi a questi numeri, rilevanza alcuna ai fini della minimizzazione dell’ulteriore danno potenziale: per quanto questa limitazione appaia residuale sotto certi punti di vista, a fronte dell’entità di quanto già verificatosi, questo non esime da una richiesta netta. 

Questo disastro va immediatamente fermato, con ogni mezzo atto ad estinguerlo, al più presto possibile e senza esitazioni. Ogni giorno che passa, aggiunge ulteriori danni non ulteriormente ammissibili. 

La valutazione di quali e quanti crimini di guerra siano stati perpetrati durante questa guerra, sarà essenziale, ma non pertiene a questo lavoro.
(
Massimo Zucchetti

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Gaza è stata effettivamente danneggiata? E quanto? Vediamo di valutarlo partendo da dati oggettivi, ovvero le immagini satellitari messe a disposizione dalle Nazioni Unite.

lunedì 2 giugno 2025

Il falso mito della Cina capitalista e gli occhi strabici dell’Occidente - Pino Arlacchi

Da: Il Fatto Quotidiano | 30/05/2025 (https://www.ilfattoquotidiano.it) - Pino Arlacchi è un sociologo, politico e funzionario italiano (https://www.facebook.com/PinoArlacchi). 

Leggi anche: Perché guardiamo passivi lo scempio - Pino Arlacchi  

L’economia reale è sulla Via della seta - Pino Arlacchi 

IL GRANDE IMBROGLIO SUL VENEZUELA - Pino Arlacchi 

Ed eccomi qui, di nuovo in Cina per l’ennesima volta. Vengo in questo paese quasi ogni anno da trent’anni. Ho potuto perciò vedere con i miei occhi la stupefacente rinascita di questo Stato-civiltà che ammalia chiunque lo incontri, da amico o da nemico, da alleato a invasore, prima e dopo Marco Polo. Ma è giunto il tempo di fare un inventario dei miei pensieri e dei miei sentimenti verso la Cina, e nelle scorse settimane ho avuto l’occasione di metterli alla prova in una serie di dibattiti ad alta intensità in alcune delle maggiori università del paese. 

Offro ai lettori un resoconto molto parziale dei temi sui quali mi sono misurato con studenti, professori, dirigenti di partito, giornalisti. Grandi temi, certo, perché tutto è grande nella Cina di questi tempi. E occorrono chiavi di lettura adeguate se non si vuole cadere in balia dei luoghi comuni, delle mezze verità e degli stereotipi. 

Non c’è un flusso di notizie affidabile su ciò che succede davvero in Cina, su come essa si comporti nella scena internazionale. Credo che la nozione più dura da afferrare per media e governi occidentali è che la potenza cinese attuale poggi su solide basi non-capitalistiche. 

Il più diffuso luogo comune è quello che pretende di spiegare il miracolo economico della Cina con la scelta di volare sulle ali del capitalismo occidentale per fuggire dall’inferno della povertà estrema in cui essa era piombata dopo la caduta del Celeste Impero. 

Mao Tse Tung e la rivoluzione comunista del 1949 non sarebbero stati altro che un costoso, eccentrico biglietto di ingresso nella modernità occidentale, perseguita poi fino in fondo secondo una formula autoritaria e nazionalista. 

La Cina di Xi Jinping, secondo le vittime del suddetto pregiudizio, è una replica tardiva e pericolosa della modernizzazione tedesca, giapponese e italiana del secolo passato destinata a terminare come sappiamo. Salvo una sua conversione dell’ultimo minuto alla democrazia liberale e allo Stato di diritto. 

Conversione di giorno in giorno più improbabile data la saldezza crescente di un dominio comunista diventato, con le nuove tecnologie, compiutamente orwelliano. La forza di questo stereotipo non è intrinseca, ma è dovuta all’assenza di una concezione antagonista munita degli adeguati strumenti di contrasto. 

domenica 1 giugno 2025

Gaza: chi fermerà Netanyahu?


La Striscia di Gaza continua ad essere colpita da pesanti bombardamenti, con numerose vittime tra i civili e una crisi umanitaria senza precedenti dovuta al blocco degli aiuti. Intanto, Israele ha annunciato il progetto di occupare quasi interamente la Striscia di Gaza. Qual è il disegno di Netanyahu? Chi sta facendo cosa per frenare l'offensiva di Israele?

                                                                           

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Naim: Hamas sta valutando responsabilmente la sua risposta alla proposta dell'inviato statunitense. https://palinfo.com/news/2025/05/29/954917/

Il leader di Hamas Bassem Naim ha affermato che la leadership del movimento sta valutando responsabilmente la propria risposta alla proposta dell'inviato statunitense. 

In dichiarazioni rilasciate ai media giovedì, Naim ha affermato che Hamas ha ricevuto la risposta israeliana alla proposta concordata la settimana scorsa con l'inviato statunitense Steve Witkoff. 

Ha spiegato che la risposta israeliana, in sostanza, significa perpetuare l'occupazione e continuare con le uccisioni e la carestia (anche durante la tregua temporanea) e non risponde a nessuna delle richieste del popolo palestinese, prima fra tutte la fine della guerra e della carestia. 

Naim ha sottolineato che la leadership del movimento sta valutando responsabilmente la propria risposta alla proposta, dato il genocidio che il popolo palestinese sta affrontando. 

Testo della proposta americana 

sabato 31 maggio 2025

UN SUICIDIO ASSISTITO - Marco Travaglio

Da: Il Fatto Quotidiano | https://www.facebook.com/marcotravaglio - Marco Travaglio è un giornalista, saggista e opinionista italiano, dal 3 febbraio 2015 direttore della versione cartacea de il Fatto Quotidiano

Quanti fiumi di parole inutili, anzi dannose, sulla pace in Ucraina pur di non arrivare mai al nocciolo della questione: e cioè che Nato, Ue e Kiev hanno perso la guerra, la Russia l’ha vinta, il tempo gioca a favore di Mosca e spetta agli sconfitti convincere i vincitori a smetterla con un’offerta che non possano rifiutare. Sennò i vincitori continueranno ad avanzare e gli sconfitti a perdere territori e vite umane. Il 18.12.2024 Zelensky, che cambia idea a seconda dell’ultimo con cui parla, ammise di non poter recuperare le cinque regioni occupate e annesse dai russi: da allora non riesce più a spiegare ai suoi soldati per cosa combattono e muoiono. Ora invece garantisce che non rinuncerà neppure alla Crimea, che il negoziato gliele ridarà come per miracolo e che “avremo una pace giusta solo dopo Putin”. Devono di nuovo avergli fatto credere che: 1) Putin ha i giorni contati, come tre anni fa, quando Zelensky giurò che era morto e quello che vedevamo era un sosia; 2) chi lo sostituirà sarà un sincero democratico, pacifista e amico di Kiev, che si ritirerà dai territori occupati con tante scuse e li restituirà dopo averli ricostruiti a proprie spese; 3) Zelensky potrà finalmente indire le elezioni rinviate un anno fa, rivincerle in carrozza, entrare nella Nato e nell’Ue, riarmarsi fino ai denti con tutta l’Europa e piazzare missili nucleari sotto le finestre del Cremlino fra gli applausi del nuovo inquilino. Come se nulla fosse accaduto.
A furia di drogarlo con promesse false e aspettative utopistiche, l’Ue dei finti amici sta spingendo l’Ucraina nella fossa: un lungo suicidio assistito, come lo definì tre anni fa Fabio Mini sul Fatto. L’unico vero amico di Kiev è quello che passa per suo nemico al soldo di Putin: Trump, che con i suoi modi buzzurri fu il primo alleato a dirgli la verità. Cioè che la guerra è persa, Kiev senza le armi Usa non regge due settimane e al negoziato non ha carte da giocare. Ora Zelensky accusa Putin di non voler negoziare perché non gli anticipa il suo “memorandum” prima del nuovo round del 2 giugno a Istanbul. Come se non conoscesse a memoria la posizione russa, sempre la stessa da oltre dieci anni: neutralità e smilitarizzazione di Kiev, stop all’allargamento della Nato a Est, “denazificazione” (che, al netto della propaganda, significa basta persecuzioni russofobe contro i russofoni), rinuncia ai territori occupati (che non sono tutti quelli annessi), fine delle sanzioni, assetti futuri di sicurezza per tutti. Su questo, cioè sulla sicurezza, l’Ucraina avrà ragione di pretendere garanzie serie contro futuri attacchi. Su tutto il resto c’è poco da trattare: solo da prendere atto della triste realtà. Non si può perdere ciò che si è già irrimediabilmente perduto: si può solo perdere ciò che si ha ancora.