LA
"MARCIA DEI 40000": uno dei momenti di caduta
![](https://1.bp.blogspot.com/-eEz6dwn_FvQ/W_5zYA0h3II/AAAAAAAAHMc/8rRERLjE1UEnDYYLN-UYpLGew2-8JDHLACLcBGAs/s400/PARTITO-COMUNISTA-ITALIANO-PCI-PCI-Tessera.jpg)
![](https://1.bp.blogspot.com/-eEz6dwn_FvQ/W_5zYA0h3II/AAAAAAAAHMc/8rRERLjE1UEnDYYLN-UYpLGew2-8JDHLACLcBGAs/s400/PARTITO-COMUNISTA-ITALIANO-PCI-PCI-Tessera.jpg)
Una cosa è certa... In questo paese (e non solo) nei momenti di crisi economica i sacrifici (austerità o rigore comunque li si voglia chiamare) vengono sempre prima chiesti ai lavoratori. E in genere, si può ben dire sempre, la storia ce lo insegna, a loro rimangono confinati. Oggi come allora a richiederli sono i loro rappresentanti più (o meno) importanti. Questo è il guaio della "sinistra"...
Sono passati 31 anni da questo discorso di Berlinguer, ed oggi la società, gli stessi lavoratori sono ancora più polarizzati, tra pochi con redditi elevatissimi che costituiscono un insulto verso la massa dei lavoratori con bassi salari e una parte che addirittura non ha di che vivere pur lavorando. E poi i disoccupati: che cosa possono dire se si chiede loro austerità?
Noi ricordiamo quel tempo: se l'intenzione di Berlinguer era quella di opporsi al neo-capitalismo (peraltro già al declino in quegli anni) sarebbe arrivata tardi, come in effetti è stato. Il cosiddetto "consumismo", vale a dire la sussunzione reale al modo di produzione capitalistico della produzione di massa di beni di consumo, collegata alla piena occupazione e agli alti salari (in occidente) era già da un pezzo nella sua fase di riflusso. Iniziava la fase di recupero, da parte del capitale, del potere nelle fabbriche e nella società nel suo complesso. L'obiettivo di ridurre il salario si stava già affermando attraverso la perdita di centralità dei contratti collettivi a favore della contrattazione decentrata, che introduceva elementi di frammentazione all'interno dei diversi comparti della classe operaia con la inevitabile perdita di vitalità e capacità egemonica delle lotte.
Ricordiamoci della "svolta dell'EUR"(https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/04/1978-la-svolta-delleur.html). Il salario stava ricadendo sotto la categoria di "variabile dipendente" in sintonia con l'affermarsi dell'ideologia interclassista del "patto dei produttori", vale a dire dell'aggancio dei salari alla produttività in accordo con i sindacati e, segnatamente, con la stessa CGIL.
E' chiaro che il PCI tentava ancora, in una direzione tattica e strategica che può farsi risalire alla politica togliattiana che ispirò la "svolta di Salerno", di candidarsi come l'unica forza politica in grado di guidare il paese in un momento in cui cominciava a profilarsi la crisi del trentennio d'oro del capitalismo in Europa occidentale e che, per il grande capitale imperialista e finanziario internazionale, coincideva con l'inizio di una rivincita, di pieno carattere strategico, i cui effetti, nel loro crescente svilupparsi e inverarsi, misuriamo oggi nella precarizzazione del lavoro, nelle delocalizzazioni, nella assoluta libertà di movimento dei capitali su scala globale e così via.
La lotta interna al PCI fra le sue diverse tendenze trova espressione nella onesta retorica berlingueriana che, per quanto animata da buone intenzioni, non fu in grado di impedirne lo sviluppo fino agli esiti che tutti conosciamo. Il capitale si stava liberando (ricordiamoci il discorso di Cefis - https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/05/la-multinazionale-ecumenica-eugenio.html) dal bisogno stesso di avere partiti che gli garantissero le condizioni del proprio sviluppo.
Un'intera fase storica in cui le classi operaie avevano giocato un ruolo importante era al tramonto. E il tentativo bernsteiniano di Berliguer e della parte autenticamente "riformista" del PCI ne ha pagato, e fino in fondo, tutte le conseguenze.
Ovviamente c'è nel discorso di Berlinguer anche un concetto alto: quello secondo cui, da una parte, appena accennata, lo spreco e il consumismo producono ingiustizia e devastazioni ambientali, dall'altra sono il risultato e rinnovano a loro volta una cultura del piacere a breve termine (lontano da una visione del futuro pianificato), un individualismo competitivo opposto alla solidarietà umana alla base di una cooperazione essenziale per qualsiasi costruzione di un mondo socialista.
Ovviamente c'è nel discorso di Berlinguer anche un concetto alto: quello secondo cui, da una parte, appena accennata, lo spreco e il consumismo producono ingiustizia e devastazioni ambientali, dall'altra sono il risultato e rinnovano a loro volta una cultura del piacere a breve termine (lontano da una visione del futuro pianificato), un individualismo competitivo opposto alla solidarietà umana alla base di una cooperazione essenziale per qualsiasi costruzione di un mondo socialista.
(collettivo di formazione marxista Stefano Garroni)
“Convegno degli intellettuali sulla politica di austerità e rigore”
Roma, gennaio 1977.