giovedì 18 ottobre 2018

Riflessioni 16... - Stefano Garroni


Da: Mirko Bertasi  Stefano_Garroni è stato un filosofo italiano. - https://www.facebook.com/groups



Alienazione/Estraneazione 

"Voi sapete che Marx, - e anche Hegel - , usa due termini in modo abbastanza rigorosamente distinto, che in italiano vengono resi, volta a volta senza molto rigore, o con alienazione o con estraneazione. 

Molte volte in italiano estraneazione o alienazione vengono detti nello stesso senso. Entausserung un termine, entfremdung l’altro. 
I due termini hanno significati profondamente diversi.

Riprendiamo l’esempio che fa Marx: una persona costruisce con la fantasia qualche cosa e qui abbiamo l’entfremdung, l’estraneazione, quando la mente ha prodotto qualche cosa, ma questo qualche cosa assume l’aspetto di una realtà autonoma, indipendente, vincolante la persona che pure la produce.

Quindi la persona non si riconosce più come produttore di quella cosa, ma vede quella cosa come un potere esterno che lo domina. Questa è l’ entfremdung, diciamo l’estraneazione

Se con la mia fantasia produco qualcosa, e quindi se la mia fantasia si esterna in una rappresentazione, e facciamo conto addirittura questa rappresentazione io l’appunto sulla carta, sulla tela o costruisco un oggetto, qui non c’è estraneazione, perché questa produzione della mente, la mente ancora la conserva come propria produzione, cioè si riconosce come produttrice di quella cosa. 
Qui c’è semplicemente il fatto che la capacità soggettiva si è alienata nel mondo delle cose, ha prodotto una cosa, ma conserva la consapevolezza che quella cosa è un suo prodotto. È semplicemente Entausserung, alienazione totale, ma non estraneazione.

Qui il problema si fa estremamente importante. Perché questa distinzione significa: non è vero che l’uomo perde di libertà quando la sua vita si oggettiva, quando i prodotti della sua attività divengono cose, entrano nel mondo degli oggetti. L’uomo perde di libertà quando questo mondo degli oggetti gli si erge contro come un potere estraneo. E questo passaggio dalla produzione nella cosa alla produzione di potenze dominanti, questo passaggio è mediato dai rapporti sociali.

Il meccanismo della proiezione dell’uomo nel mondo delle cose, non è questo la fonte della perdita di libertà, fonte della perdita di libertà è quando il rapporto sociale è fatto in maniera tale per cui questo prodotto ti si rovescia contro come potere estraneo. 

Brutalmente, non è la scienza, non è la tecnica, non è l’esser cosa in un mondo di cose, il male. Il male è quando il mondo delle cose diventa qualcosa in cui non mi riconosco più, diventa un potere che mi domina.
Quando la tecnica, la scienza, diventa qualche cosa che vincola la mia libertà-volontà che mi si impone e che diventa un potere dominante.

È chiaro che se Marx ed Hegel partono dal punto di vista dell’insieme, della totalità, è ovvio che non possono avere un atteggiamento negativo verso l’obbiettività. Perché è chiaro che in questo momento voi siete oggetto del mio sguardo ma io sono oggetto del vostro. 

Nel rapporto sociale tutti sono contemporaneamente soggetti-oggetti, nella misura in cui c’è relazione c’è sempre questo scambio continuo dalla posizione del soggetto a quella dell’oggetto. 

Quindi non può essere questo oggettivarsi il male, il male è quando il meccanismo sociale è tale per cui l’oggettivo diventa il potere che domina. E quindi non polemica contro la scienza, contro la tecnica, contro la legge, contro l’obbiettività, ma contro quel tipo di rapporto sociale che rovescia tutto ciò in potere dominante." 

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