La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
domenica 30 giugno 2024
La politica israeliana tra occupazione e massacro - Gideon Levy
venerdì 28 giugno 2024
7 ottobre, come è andata veramente - Rock Reynolds
Da: https://www.globalist.it -
Vedi anche: https://www.youtube.com/watch?v=TELMruxh1Ic
La notizia dell’operazione di Hamas a ridosso della Striscia di Gaza il 7 ottobre è stata data da quasi tutte le fonti di informazione allo stesso modo: «Un feroce attacco terrorista ha seminato morte e distruzione in un rave party e in alcuni kibbutz, scatenando una nuova guerra».
Nessuno che abbia utilizzato espressioni e termini diversi. Nessuno che si sia preso la briga di collocare quell’azione raccapricciante nel contesto di un conflitto annoso e di definire gli uomini che vi hanno preso parte attivamente non come biechi terroristi assetati di sangue bensì come miliziani di un’organizzazione paramilitare in guerra da molto tempo con lo stato d’Israele.
Insomma, la narrazione degli eventi è stata fatta in modo estremamente sbilanciato, facendo quasi un copia e incolla acritico dei dispacci rilasciati dall’ufficio relazione esterne dell’IDF, l’esercito con la stella di Davide.
Mai come in una situazione come quella ci sarebbe stato bisogno di una stampa meno asservita alle direttive americane, israeliane e occidentali. Un seppur tardivo rimedio lo si può sempre trovare. E, nella fattispecie, ha la forma di un libro eccellente, intitolato Il 7 ottobre tra verità e propaganda (Fazi Editore, pagg 154, euro 12), di Roberto Iannuzzi, analista di politica internazionale e ricercatore. Snello, accurato e chiaro su quanto accaduto il 7 ottobre e su quanto successo immediatamente dopo, il libro di Iannuzzi andrebbe letto (forse studiato) nelle scuole. I dubbi sul fatto che si trattasse dell’ennesimo “instant book” creato per approfittare della stretta attualità a scopi commerciali è durato lo spazio di poche righe.
Il 7 ottobre tra verità e propaganda scava con semplicità nella realtà delle cose, sfrondandole delle zone d’ombra costruite ad arte per nascondere l’orrore di una condizione di apartheid che, alla lunga, ha portato alla peggior disfatta militare di Israele e, soprattutto, a una delle reazioni più sproporzionate nella storia bellica internazionale.
mercoledì 26 giugno 2024
Il collasso del sionismo - Ilan Pappé
Da: contropiano.org - originale da New Left Review, 21 giugno 2024 - Ilan Pappé è docente presso l’Università di Exeter ed è stato senior lecturer di scienze politiche presso l’Università di Haifa. È l’autore de “La Pulizia etnica della Palestina” e “Dieci Miti su Israele”. Pappé è definito come uno dei “nuovi storici” che, dopo la pubblicazione di documenti britannici e israeliani a partire dai primi anni ‘80, hanno riscritto la storia della fondazione di Israele nel 1948.
Leggi anche: LE QUATTRO LEZIONI DELL'UCRAINA. I DOPPI STANDARD OCCIDENTALI - Ilan Pappé
L’assalto di Hamas del 7 ottobre può essere paragonato a un terremoto che colpisce un vecchio edificio. Le crepe cominciavano già a manifestarsi, ma ora sono visibili nelle sue stesse fondamenta.
A più di 120 anni dal suo inizio, il progetto sionista in Palestina – l’idea di imporre uno Stato ebraico in un Paese arabo, musulmano e mediorientale – potrebbe trovarsi di fronte alla prospettiva di un crollo?
Storicamente una pletora di fattori può causare il crollo di uno Stato. Può derivare da attacchi costanti da parte dei Paesi vicini o da una guerra civile cronica. Può seguire il crollo delle istituzioni pubbliche, che diventano incapaci di fornire servizi ai cittadini.
Spesso inizia come un lento processo di disintegrazione che prende slancio e poi, in breve tempo, fa crollare strutture che un tempo sembravano stabili e consolidate.
La difficoltà sta nell’individuare i primi indicatori. In questa sede sosterrò che questi sono più chiari che mai nel caso di Israele. Stiamo assistendo a un processo storico – o, più precisamente, al suo inizio – che probabilmente culminerà nella caduta del sionismo.
E, se la mia diagnosi è corretta, stiamo anche entrando in una congiuntura particolarmente pericolosa. Infatti, quando Israele si renderà conto della portata della crisi, scatenerà una forza feroce e disinibita per cercare di contenerla, come fece il regime sudafricano dell’apartheid durante i suoi ultimi giorni.
1. Un primo indicatore è la frattura della società ebraica israeliana. Attualmente è composta da due campi rivali che non riescono a trovare un terreno comune.
sabato 22 giugno 2024
La parte del deserto: Deleuze e la questione palestinese - Christian Frigerio
Da: https://www.indiscreto.org - CHRISTIAN FRIGERIO È DOTTORANDO IN FILOSOFIA PRESSO LA STATALE DI MILANO. I SUOI INTERESSI DI RICERCA VERTONO INTORNO ALLA FILOSOFIA SPECULATIVA CONTEMPORANEA E AI RAPPORTI TRA FILOSOFIA ED ECOLOGIA
“Il debito infinito che l’Europa aveva nei confronti degli ebrei non ha nemmeno iniziato a pagarlo, in compenso l’ha fatto pagare a un popolo innocente, i palestinesi”. Così Gilles Deleuze si esprimeva nel 1984 sulla questione palestinese, il tema d’attualità cui si dedicò con maggior ardore. L’impegno del filosofo francese è rappresentato principalmente da quattro brevi interventi, tutti raccolti in Due regimi di folli (Einaudi 2010; quando non specificato, le note faranno riferimento a questo volume): I seccatori (1978), l’intervista Gli indiani di Palestina (1982), Grandezza di Yasser Arafat (1983), Le pietre (1984). Deleuze morì il 4 novembre 1995 (curiosamente, lo stesso giorno dell’assassinio di Yitzhak Rabin da parte di fanatici sionisti), appena dopo gli accordi di Oslo, prima della seconda Intifada, prima dello sgretolarsi dell’Olp, dell’involuzione terroristica di Hamas, dei fatti del 2007 e, ovviamente, di quella che viene presentata come la reazione israeliana al 7 ottobre ma che in realtà non è che la logica conclusione del colonialismo sionista. La sua posizione offre però tutt’oggi l’esempio di un pensiero equilibrato ma netto su quello che, da oltre settantacinque anni a questa parte, costituisce il maggior esempio della cattiva coscienza occidentale nei confronti del resto del mondo.
giovedì 20 giugno 2024
"Dalla storia alla teoria? Vivere nel latifondo tra tardoantico e alto medioevo" - Paolo Tedesco
martedì 18 giugno 2024
sabato 15 giugno 2024
Toccherà agli europei fare la guerra alla Russia mentre la Nato rimarrà a guardare? - Alessandra Ciattini
Da: https://futurasocieta.com - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it).
Autorevoli esperti statunitensi scrivono che gli Usa scaricheranno il peso della guerra in Ucraina all’Europa. Allora cosa succederà? Eseguiranno gli ordini, avviandoci sempre più all’autodistruzione?
Il dottor Ezequiel Bistoletti, specialista in geopolitica e attivo analista politico, direttore dell’interessantissimo canale «Demoliendo mitos de la politica» (https://www.youtube.com/watch?v=bJFaVGQ9fhM&ab_channel=Demoliendomitosdelapolitica), ha reso noto e documentato un’importante notizia che intendiamo contribuire a diffondere.
Il 22 aprile la prestigiosa rivista statunitense «Foreigner Affairs», fondata nel 1922, che rivela e allo stesso tempo condiziona la politica estera della grande potenza, ha pubblicato un rilevantissimo articolo firmato da ben tre autori, i quali sono tutti statunitensi, accademici, esperti in questioni militari, legati a corporazioni e istituzioni potentissime (A. Crouther, J. Matisek e P. P. O’ Brian). Insomma, non sono gli ultimi arrivati. Il titolo dell’articolo è assai preoccupante per tutti noi, che ci ritroviamo a vivere della vecchia ed esausta Europa: “L’Europa, non la Nato, dovrebbe mandare le sue truppe in Ucraina”. Analizziamo brevemente le argomentazioni su cui poggia questa autorevole opinione.
giovedì 13 giugno 2024
Astensione di massa e vincolo esterno - Geminello Preterossi
Da: https://www.lafionda.org - Geminello Preterossi è un filosofo italiano del diritto e della politica. Studioso di Hobbes, Hegel, Carl Schmitt e altri classici della filosofia politica e giuridica dell'età moderna, è stato il curatore del Festival del diritto di Piacenza ed è il direttore scientifico dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
Vedi anche: Diritto e lavoro - Alisa Del Re, Geminello Preterossimartedì 11 giugno 2024
I rischi inaccettabili di una guerra nucleare - Massimo Zucchetti
sabato 8 giugno 2024
Il razzismo quale fondamento dell'imperialismo - Paolo Crocchiolo
Leggi anche: LA TEORIA MODERNA DELLA COLONIZZAZIONE - Karl Marx
IL PAESE DELLE LIBERTÀ: stermini, repressione e lager nella storia degli Usa. - Maurizio Brignoli
“RAZZISMO E CULTURA” - Frantz Fanon
Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi
Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare - R. Fineschi
Persona, Razzismo, Neo-schiavismo: tendenze del capitalismo crepuscolare. - Roberto Fineschi
Colonialismo, neocolonialismo e balcanizzazione: tre epoche di una dominazione* - Saïd Bouamama
mercoledì 5 giugno 2024
La Crisi della Politica. Alessandro Di Battista dialoga con Luciano Canfora
domenica 2 giugno 2024
"La società dell'emergenza" di Francesco Fantuzzi - Recensione di Paolo Massucci
Da: https://www.sinistrainrete.info - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.
Il saggio, edito nel 2024 da Sensibili alle foglie, fornisce una ricca analisi della crisi in corso della democrazia. Le soluzioni proposte stimolano riflessioni utili alla comprensione della nostra condizione storica e alla speranza di un cambiamento.Segnalo il saggio di Francesco Fantuzzi "La società dell'emergenza. Pandemia, guerra, insicurezza, caos: quale futuro ci attende?" edito nel 2024 da Sensibili alle foglie.
Il libro offre una chiara, dettagliata e spietata descrizione dello spirito del nostro tempo e della grave crisi politica, economica, sociale, culturale ed ecologica in corso, di cui non riusciamo più a intravedere alcuna soluzione. L'annunciata epoca della globalizzazione, della pace mondiale, del progresso e della libertà, una volta crollata l'URSS si è presto conclusa in conseguenza dei sussulti per la contesa sul nuovo ordine mondiale.
Viene esposta la grave situazione politica, ovvero il progressivo arretramento della democrazia per cui è stato anche coniato il termine “postdemocrazia”: le istituzioni nazionali e sovranazionali che detengono il potere rispondono sempre più alle richieste delle lobby industriali e finanziarie, anziché ai popoli. Mentre i governi, a prescindere dai partiti che li sostengono, non si discostano più dalle politiche economiche neoliberiste e di austerità, sfavorevoli ai lavoratori e alle fasce deboli e impiegano modelli di gestione costantemente emergenziali e metodi autoritari.
L'Autore, la cui visione etica appare a mio avviso influenzata dal filone del pensiero occidentale della Scuola di Francoforte, intravede il rischio di una deriva "dis-umanistica", caratterizzata dallo sgretolarsi dei rapporti tra persone e dalla spettacolarizzazione dell'esistenza (viene citato il saggio del 1967 di Guy Debord), in un ambiente relazionale segnato dal solipsismo narcisistico, in cui tutti si mostrano, nessuno ascolta e gli istinti inconsci non sublimati dominano sulla ragione. Tutto ciò, secondo l'Autore, e a ragione, sarebbe favorito anche dalla diffusione degli strumenti della tecnologia informatica, finalizzati, in ultima analisi, esclusivamente alla massimizzazione del profitto privato, anziché a progetti lungimiranti, razionali, etici e responsabili verso la collettività. Viene quindi richiamato il pericolo del "postumanesimo", una progetto a oggi ancora elitario che auspica l'impiego della tecnica per estendere le possibilità del corpo e della mente umana: una pericolosa riproposizione -quella del postumanesimo-, secondo la tesi di Paolo Ercolani nel saggio "Nietzsche l'iperboreo", di cui pure consiglio la lettura, della inquietante teoria del superuomo.
Nella parte finale l’Autore -che afferma che il capitalismo è il problema e pertanto esso non può offrire soluzioni- presenta alcune proposte per invertire la rotta, collocabili, a mio avviso, nell'ambito della cultura postmoderna, quali la teoria della “decrescita felice” di Serge Latouche: una prospettiva lodevole e razionale, nonostante alcuni limiti, indispensabile per poter superare la crisi ecologica e il super-individualismo odierno. Chiaramente occorre anche considerare le possibili contromisure che il capitalismo prenderebbe, come le guerre, per far fronte a un ipotetico calo dei consumi, prima di implodere, se mai dovesse avvenire. D’altra parte, considerate le attuali disparità del livello di consumo nel mondo, si può ipotizzare che la rinuncia a un dato stile di vita consumistico, il cosiddetto benessere, possa coinvolgere per lo più solo quella parte più consapevole e sensibile della classe media più acculturata, mentre il mondo nel complesso continuerebbe presumibilmente a funzionare senza particolari inceppi o trasformazioni.
D’altra parte ci si può chiedere -ma siamo forse nel campo della teoria politica- se l'attuale crisi, con particolare riferimento al restringimento degli spazi di democrazia e al neoliberismo, caratterizzata dall'arretramento dei diritti sociali conquistati nella seconda metà del secolo scorso, cui deriva la vertiginosa polarizzazione di redditi e patrimoni, non sia altro che la naturale conseguenza dell’incontrastato processo capitalistico, una volta privato degli ostacoli dati dalla presenza dell'Unione Sovietica e dei partiti comunisti di massa.
E’ comunque certo, e su questo il saggio fornisce un pregevole contributo di riflessione, che un eventuale movimento anticapitalista internazionale, ancorché non certamente all’ordine del giorno, abbia l’indispensabile compito, oltre all’abbattimento del capitalismo e dello sfruttamento di classe, di mostrare la possibilità e persino il guadagno in termini di civiltà e di relazioni intersoggettive di uno stile di vita più sobrio, meno consumistico, meno competitivo e in definitiva più umano. Anzi, si può affermare, ciò costituirebbe un immenso vantaggio per la nostra esistenza materiale e spirituale: non sarebbe un tornare al passato, bensì un percorso di rinnovamento dei rapporti umani e sociali anche a livello etico: come affermava Che Guevara, la rivoluzione necessita anche della costruzione di un homo novus. Naturalmente, a nostro avviso, qualsiasi cambiamento non può prescindere da una profonda trasformazione della struttura sociale, dei rapporti tra classi, del modo di produzione, altrimenti si collocherebbe su un mero piano idealista, moralista, dei “buoni propositi”.
Non vi è dubbio, in definitiva, che questo libro possa offrire stimoli utili a una riflessione critica sul mondo attuale e spunti per un dibattito per la ricerca di possibili percorsi concreti che possano impedire quella che, a oggi, appare ai più una catastrofe inevitabile di tutto il genere umano.