mercoledì 20 settembre 2017

"Riflessioni" - Stefano Garroni


Da: mirko.bertasi Stefano_Garroni è stato un filosofo italiano. - https://www.facebook.com/groups 

Le “Riflessioni” di Stefano Garroni in forma di aforismi, dal suo imponente lavoro di una vita dedicata allo studio e alla militanza:

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"Ora, quando lo spirito pone l’obiettività per Hegel, il discorso è questo: la teoria che mi permette per esempio di elaborare certi strumenti raffinati, mi consente di cogliere, di riuscire a mettere di fronte agli occhi, aspetti della realtà altrimenti non raggiungibile. In questo senso, che lo spirito ponga l’oggettività, significa né più e né meno, riconoscere il ruolo dell’astratto nell’individuazione di caratteristiche del reale che altrimenti non sarebbero raggiungibili. Il che non mi pare che abbia molto a che fare con l’idealismo, senza dubbio però ha a che fare con un modo di concepire la filosofia in uno stretto rapporto con la scienza nel senso che ciò che succede nelle scienze è determinante per capire quali sono le procedure del pensare e il                                                                                                                                                                             rapporto tra pensare ed esperienza. 
E’ interessante che spesso il punto di vista così detto materialistico è il punto di vista del senso comune, che ovviamente viene offeso da questo fatto che il pensiero pone l’oggettività, però non è dubbio che il medico che descrive una certa malattia, la descrive sulla base di strumentazione tecnica raffinatissima, e arriva a conclusioni che sono molto diverse da quelle dell’esperienza comune della mamma contadina che ha avuto tanti bambini che hanno avuto la stessa malattia. 
Ed è interessante anche questo fatto, che se la teoria pone la realtà in questo senso che dicevo, allora arriviamo anche a capire una cosa che è curiosa perché è un tema diffusissimo nella coscienza comune, e cioè: pensare, elaborare, significa in fin dei conti rendere progressivamente sempre più chiara l’esperienza, fino al punto di renderla chiara ricorrendo a strumenti astratti. Ma si tratta di rendere chiara l’esperienza, il che vuol dire che in qualche modo nell’esperienza GIA' ERA CONTENUTO quello che io mano a mano vado chiarendo, e che quindi al punto di partenza NON C'E' IL PENSIERO DA UNA PARTE E IL MONDO DALL'ALTRO, ma c’è quest’esperienza dell’uomo nel mondo e lo sforzo progressivo di render chiaro, di mettere di fronte agli occhi quello di cui ho esperienza: cioè il punto di partenza è questa unione immediata, unione non chiara, unione confusa, e tutto il progresso del sapere è cercare di mettere in chiaro che cosa era contenuto in quell’esperienza. 
Appunto: il punto di partenza non è il pensiero da una parte e il mondo dall’altra...Ma in questo progressivo mettere in chiaro – questa è la sintesi, la mediazione – succede che quei livelli più elevati di astrazione da parte del pensiero, sono quelli che rimettono in evidenza gli aspetti più nascosti del reale, e quindi nel massimo dell’astrazione io ho il massimo di rapporto con la cosa: questa è la sintesi. 
Ed è per questo che allora nasce il problema: come è possibile isolarsi? Come è possibile l’esperienza dell’uomo singolo, dell’uomo separato, dell’uomo emarginato, dell’uomo che non domina il suo mondo? ed è chiaro che la risposta dialettica sarà sicuramente: questa situazione di lacerazione esprime paradossalmente il contrario di sé, cioè esprime il fatto che il mondo di quegli uomini è un mondo di lacerati. Cioè il problema non è che lui non ha rapporto con il mondo, ma è che il suo mondo è scisso, e quindi - ponendosi il problema dell’io isolato di fronte al mondo – non riuscirà mai a capirci nulla. Il problema è quello di andare ad AGGREDIRE L'ESPERIENZA, cioè già hai rapporto con il mondo, e capire come è costruita quell’esperienza e trovare in questa la ragione del suo isolamento, perché l’esperienza è frantumata. 
Allora si comprende anche come la mediazione non è solo un fatto teoretico, ma significa anche cogliere quella logica delle cose, dell’esperienza, del MONDO CUI SONO ISCRITTO E COLLOCATO che eventualmente produce la lacerazione, e come all’INTERNO di questo mondo sia possibile trovare gli strumenti del mondo per superare questo tipo di mondo, e allora la mediazione diventa anche un’operazione di liberazione dell’uomo." 

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