domenica 6 febbraio 2011

Hegel e Feuerbach. - Stefano Garoni-


Nelle parti fin qui svolte della nostra ricerca, ci siamo imbattuti in alcune difficoltà, in qualche punto, che abbisognano di maggior chiarezza. Ad es., abbiamo visto accostare la critica, che Marx muove allo  Hegel a quella, che lo stesso muove a Feuerbach, in relazione al tema (religione e) feticismo. Il risultato di ciò è che rischia di falsarsi il senso di quelle pagine giovanili, in cui Marx fa i conti sia con la Fenomenoogia hegeliana, che col pensiero di Feuerbach appunto. Entriamo nel merito. 

L’impegno con i contenuti del vecchio mondo ci distrae dal porci la domanda –solo apparentemente formale, ma in realtà essenziale: <che rapporto stabiliamo con la dialettica hegeliana?>
Feuerbach –nelle sue Tesi e nella Filosofia dell’avvenire- ha rovesciato dalla radice la vecchia dialettica e la vecchia filosofia (Marx, 1702: 108).[1]  Feuerbach è l’unico, che abbia un serio rapporto critico con la dialettica hegeliana e che, in questo ambito, abbia fatto autentiche scoperte: Feuerbach è l’autentico trionfatore sulla vecchia filosofia. (Marx, 1702: 109). In proposito, è interessante richiamare una pagina di Gramsci.[2] “Nelle Lezioni di filosofia della storia, Hegel spiega che il principio della volontà formale, della libertà astratta, secondo cui <la semplice unità dell’autocoscienza, l’Io, è la libertà assolutamente indipendente e la fonte di tutte le determinazioni  universali>, <rimane presso i Tedeschi una tranquilla teoria, ma i Francesi vollero eseguirlo praticamente>. Il passo di Hegel pare assai … importante come ‘fonte’ del pensiero espresso nelle tesi su Feuerbach che “i filosofi hanno spiegato il mondo e si tratta ora di mutarlo”.

Come si vede, anche Gramsci è ben convinto che, nelle Tesi, il nucleo teorico fondamentale (se si vuole, il messaggio filosofico da accogliere) è quel nesso filosofia-praxis[3]


[1] - E’ “talmente privo di coscienza il rapporto del nuovo movimento critico con la dialettica e filosofia di Hegel, che critici suoi, come Strauss e B. Bauer, in realtà restano del tutto prigionieri della logica hegeliana.” Kritik der Hegelschen dialektik und Philosophie überhaupt, in  K. Marx, „Texte zu Methode und Praxis II. Pariser Manuskripte 1844, Rororo 1966: 107. La si noti bene questa osservazione, perché in reatà gran parte della critica di Marx sarà rivolta, appunto, contro l’hegelisno’ –in particolare ‚di sinistra’ -, più  che contro Hegel propriamente. D’ora in avanti citerò questo testo con la sigla Marx, 1702 più la pagina, che interessa.
[2] - A. Gramsci, Il materialismo storico e la flosofia di Benedetto Croce, Torino 1952: 66.
[3] - Nel senso non di un generico <fare>, ma di un agire capace di modificare il rapporto dell’ uomo con la società e la natura. Uno dei presupposti essenziali della hegeliana <realizzazione della filosofia> è che esteriorizzarsi è essenziale alla realtà - … “Lo spirito/Geist è attività nel senso, in cui gli Scolastici dicevano di dio che è assoluta attuosità. Ma poiché lo spirito è attivo, allora si esteriorizza. Non bisogna, dunque, esaminare lo spirito come un ente senza processo, come avveniva nella metafisica antica, la quale divideva l’interiorità di dio aprocessuale dalla sua processualità. Lo spirito/Geist va esaminato essenzialmente nella sua concreta realtà, nella sua energia e le sue esteriorizzazioni vanno riconosciute come determinate dalla sua interiorità.” (Hegel,Enzyklopödie der philosophischen Wissenschaften.1: 101). L’attività (Tätigkeit), scrive Hegel in Vorlesungen über die Geschichte der Philosophie.2 Suhrkamp 1971), è anche cambiamento, ma cambiamento che resta identico a sé; è cambiamento, ma posto all’interno dell’universale, come il cambiamento che è uguale a sé; è, insomma, un determinare che è un determinar se stesso.”; “nel semplice cambiamento non è contenuto il fatto di mantenersi  nel movimento. L’universale è attivo, si determina; e lo scopo è l’autodeterminarsi e, così, realizzarsi. Questa è la determinazione fondamentale, che l’universale si vede riconosciuta con Aristotele.” (op.cit..2). A questo proposito torna utile anche richiamare un altro testo: “Marx non è stato mai rigorosamente feuerbachiano –leggiamo in L. Goldmann: l’evoluzione del suo pensiero si è compiuta tuttavia all'interno di una corrente intellettuale precisa ed abbastanza ben definita: i radicali tedeschi, per la maggior parte neo-hegeliani, movimento per la cui evoluzione l'apporto feuerbachiano ha costituito una delle svolte più importanti. Questo contributo potrebbe essere schematizzato in due idee fondamentali: I. La critica del pensiero religioso e della speculazione filosofica, e l'esigenza di ricondurre queste due forme di coscienza e di rappresentazione del mondo alla loro essenza reale e terrena: la sensibilità, il bisogno e le aspirazioni dell'uomo concreto. 2. La definizione di quest'uomo concreto come avente bisogno dell'Altro e non esistente che nella relazione tra 1'I0 e il Tu, relazione che Feuerbach concepiva fondamentalmente sul modello familiare, basata sull'amore nella sua autenticità.” (Goldmann, L'Ideologia tedesca e le Tesi su Feuerbach. 1969: 16).

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